“Pillole" su Sicurezza e Prevenzione: il "Microclima"
TERMOLI. Tredicesimo contributo della nuova stagione per la rubrica che tratta di temi inerenti alla sicurezza, nata lo scorso anno, apprezzata dai lettori, per la competenza di chi l'ha promossa, l'ex capo distaccamento dei Vigili del Fuoco di Termoli, Aldo Ciccone.
“Pillole” su Sicurezza e Prevenzione ha ora una cadenza quindicinale.
Tratteremo, con la massima sintesi e semplicità possibile, argomenti e curiosità, legati alla nostra ed altrui sicurezza, alla prevenzione, alla conoscenza tecnica e delle normative. Al termine dell’articolo troverete i link delle puntate precedenti.
In questa “pillola” parleremo di “microclima”
Con il termine microclima ci riferiamo al complesso dei parametri ambientali come temperatura, umidità relativa e velocità dell’aria, che condizionano lo scambio termico tra individuo e ambiente.
Il microclima influisce in maniera significativa, insieme all’inquinamento dell’aria al chiuso, sulla qualità degli ambienti in cui si vive e si lavora e quindi sul benessere delle persone. Il conseguimento del benessere termico, cioè lo stato di piena soddisfazione nei confronti dell’ambiente stesso, costituisce una condizione indispensabile e prioritaria per il conseguimento del benessere totale.
L'uomo ha valori di temperatura interna del corpo umano che devono essere mantenuti entro un campo estremamente ristretto, compreso tra 35,8°C e 37,2°C, per garantire le condizioni di salute e benessere dell’individuo.
Come detto anche per lavorare meglio è importante il microclima tanto da poter diventare anche un rischio se inappropriato.
Il D.lgs 81/08, che ormai sappiamo essere il riferimento principale sulla sicurezza negli ambienti di lavoro, stabilisce che il datore di lavoro debba individuare, analizzare e valutare tutti i rischi presenti, appunto, sul luogo di lavoro per salvaguardare la salute e la sicurezza dei lavoratori. Sebbene ci siano dei rischi che è più facile riconoscere come tali, ve ne sono altri che potrebbero essere più difficili da individuare, uno di essi è il rischio costituito dal microclima.
Il Microclima rientra tra i rischi fisici trattati nel Titolo VIII del D.lgs. 81/08 e come tale va valutato e gestito. Negli ambienti moderati (generalmente uffici) basterà mantenere i parametri ambientali in uno stato ottimale, ma negli ambienti severi (soggetto esposto ad ipertermia o disidratazione in ambienti caldi, ipotermia negli ambienti freddi) la condizione microclimatica potrebbe arrivare a pregiudicare la salute del lavoratore occorre applicare delle specifiche prassi per eliminare o limitare tali rischi.
Vediamo allora quali possono essere i disagi che un microclima sfavorevole può generare sui lavoratori. In realtà i disagi derivanti possono avere un impatto anche significativo sia sulla salute fisica che sul benessere psicologico dei lavoratori, con ricadute importanti sull’economia aziendale che poi si riflettono in giorni di assenza o di malattia.
Oltre a questo, non è da sottovalutare la componente soggettiva del rischio legato al microclima, soprattutto negli uffici frequentati da più persone in cui si innescano spesso tensioni e malumori legati alla differente percezione che ognuno di noi ha della condizione ambientale, dissapori che possono degenerare, nonostante questi non siano direttamente collegati al microclima, ma ne sono una evidente e significativa conseguenza. Ma quali sono allora i veri rischi diretti a cui sono esposti i lavoratori? Di seguito proviamo a sintetizzarli:
malesseri fisici a carico dell’apparato respiratorio;
disturbi muscolo scheletrici;
disturbi gastro-intestinali;
colpi di calore o di freddo.
E’ stato inoltre stabilito che, per evitare “discomfort microclimatico”, che genera il decadimento delle prestazioni mentali, fisiche e danni da freddo, bisogna fare particolare attenzione all’eventuale raffreddamento di tre parti del corpo: mani, piedi e testa.
Per quanto riguarda il come valutare il rischio microclima nei luoghi di lavoro esistono diverse norme tecniche da rispettare, a seconda che si tratti di ambienti caldi o ambienti freddi, ma il principio comune a tutte è che bisogna effettuare delle misurazioni per rilevare l'esatto valore dei parametri microclimatici, ricorrendo ad appositi strumenti di misurazione.
Un importante supporto in grado di fornire le indicazioni necessarie su come condurre la valutazione del rischio da microclima è la guida pubblicata dall'INAIL intitolata "La Valutazione del Microclima" scaricabile al seguente link.
Per contatti, richieste per trattare specifici argomenti nei prossimi appuntamenti, curiosità e domande, utilizzate la seguente email sicurezza.prevenzione360@gmail.com.
Aldo Ciccone (Anvvf Associazione Nazionale Vigili del Fuoco del Corpo Nazionale).
Le pubblicazioni precedenti:
Le campagne di sensibilizzazione;
Sicurezza e prevenzione - parte 1;
Sicurezza e prevenzione - parte 2;
Piani di emergenza ed evacuazione;
Le novità 2022 sui luoghi di lavoro;
Capodanno e botti in sicurezza;