«Il fatto non sussiste», Gianbattista Amoruso prosciolto dopo un lungo calvario giudiziario

Fuori dal tunnel mer 27 settembre 2023
Attualità di Emanuele Bracone
5min
Un calvario giudiziario di quasi 9 anni: Gianbattista Amoruso prosciolto: il fatto non sussiste

TERMOLI. Odissea giudiziaria o calvario, scegliete voi, ma stare quasi 9 anni sulla graticola è una esperienza che mina ogni aspetto della vita di una persona. Specie se questa persona è un libero professionista, peraltro molto conosciuto in città.

A distanza di quasi 9 anni da vicende giudiziarie che ebbero inizio nella primavera del 2015 e che l’hanno tormentato a lungo, il commercialista Gianbattista Amoruso, a conclusione di tutte le pendenze, dalle quali è stato assolto, ha deciso di uscire allo scoperto e dire tutto quello che è successo.

«Qualche giorno fa, dopo oltre otto anni di tribolazioni, si è conclusa una vicenda giudiziaria che mi ha segnato profondamente.

Tutto ha avuto inizio nel maggio 2015 quando venivo raggiunto da un provvedimento giudiziario del Tribunale di Larino con il quale si imponeva la limitazione della mia libertà personale attraverso gli arresti domiciliari per aver commesso reati di sottrazione beni o documenti contabili in associazione con un imprenditore cliente del mio studio professionale.

Nel periodo delle indagini sono stato sottoposto a perquisizioni, ad intercettazione telefoniche su telefoni di studio e casa e sul cellulare, persino ad intercettazioni ambientali con cimici introdotte all’interno del mio studio professionale, insomma una vera e propria persecuzione neanche fossi un pericoloso mafioso.

Al termine delle indagini della procura, il rinvio a giudizio è stato portato all’esame di un magistrato (leggi Gup) che dopo aver letto e visionato tutto il contenuto del voluminoso fascicolo, che conteneva le numerose ipotetiche prove dei reati da me commessi, ha emesso la sentenza n° 61/2021 nella quale si legge “non doversi procedere…. perché il fatto non sussiste”.

Nello stesso periodo di maggio 2015, e sempre su impulso della Guardia di Finanza, la Procura di Larino ha aperto un nuovo procedimento penale a mio carico assieme ad altre 35 imprenditori indagati, titolari di aziende in parte clienti del mio studio, dove venivo definito “il promotore, ricoprendo un indubbio ruolo di primo piano nell’organizzazione, che predisponeva documentazione fiscale fittizia o comunque emetteva fatture false a favore di altri soggetti... organizzatore o capo ed anche principale promotore dell’organismo criminoso”.

Tutto ha avuto inizio con un operazione eclatante gestita dai militari della Guardia di Finanza di Campobasso-Termoli che per sequestrare la documentazione contabile presso le aziende interessate al provvedimento hanno deciso di chiedere rinforzi ai Comandi delle province di Chieti e Foggia utilizzando oltre 40 gruppi di intervento, un operazione in grande stile e con enorme dispendio di soldi pubblici, non per sgominare una cellula mafiosa o terroristica, bensì per acquisire documentazione fiscale da aziende del territorio.

Dopo otto anni di indagini e ricostruzioni su truffe e condotte criminose da parte del sottoscritto e delle imprese indagate, un primo magistrato del Tribunale di Larino (tale dott. Federico Scioli) ha visionato attentamente tutto il fascicolo del procedimento penale osservando: “L’analisi delle indagini svolte dalla polizia giudiziaria (leggi Guardia di Finanza) non consente di ravvisare elementi indiziari che giustificano le condotte criminose... gli atti investigativi si fondano esclusivamente su intercettazioni telefoniche che riportano colloqui privi di rilevanza probatoria, a causa del contenuto generico delle conversazioni”.

Quanto riportato, a mio avviso, si traduce nel definire le indagini condotte dalla Guardia di Finanza lacunose, contradditorie e senza alcuna prova che giustifichi le ipotesi di reato.

Lo scorso 20 marzo 2023 il Gup del Tribunale di Larino, Rosaria Vecchi, ha emesso la sentenza n° 25/2023 nella quale si legge “Considerato che dal complesso delle informative in atti non si ravvisano elementi concreti da cui desumere il carattere di promotore attribuito ad Amoruso… dovendo pertanto escludere il predetto ruolo” e non dimostrando la Guardia di Finanza la predisposizione delle fatture false da parte del commercialista Amoruso, conclude con il proscioglimento del sottoscritto da qualsiasi tipo di reato e chiudendo definitivamente l’inizio di una causa penale.

Attendevo con ansia la chiusura di queste procedure con motivazione “il fatto non sussiste e proscioglimento”, perché conoscevo la carenza delle motivazioni su cui si basava la ricostruzione della Procura e soprattutto dei militari della Guardia di Finanza che le hanno condotte, e visto il volume del fascicolo devo ringraziare sicuramente la dottoressa Rosaria Vecchi per il suo lavoro diligente, meticoloso e scrupoloso che le ha permesso di avere una visione precisa su quanto ricostruito.

Purtroppo, questi otto anni non sono stati facili, ma sono stati pieni di notti insonni e agitate, con periodi di cali psicologici, con forti sensi di colpa per quanto vivevano e subivano le persone care che mi erano vicine.

Ma ora bisogna cambiar pagina e tornare ad una vita più tranquilla, ringraziando tutte le persone che hanno partecipato con me questo periodo, in primis il mio avvocato di fiducia avv. Domenico Bruno che, quando altri asserivano che ero indifendibile, ha sempre creduto in me, e mettendo in campo tutta la sua professionalità e preparazione è riuscito a trasmettere al magistrato giudicante le contraddizioni presenti nelle indagini condotte dalla polizia giudiziaria (leggi Guardia di Finanza) che non consentivano di ravvisare elementi a sostegno della mia condotta criminosa.  

Poi mia moglie e le mie due figlie che hanno condiviso questo triste periodo sostenendomi nei momenti più bui ed infine tutti i veri amici e i clienti dello studio che non si sono fatti scalfire, da un’indagine risultata lacunosa e carente, la mia immagine morale e professionale.

Nei giorni scorsi, dopo aver atteso il tempo tecnico stabilito dalla legge per il diritto di opposizione della Procura di Larino alla decisione del Gup, opposizione che non vi è stata, accettando quindi la decisione del Gup, è stata inoltrata alla Corte di Appello di Campobasso la richiesta di risarcimento economico per ingiusta detenzione oltre ai danni biologici e morali subiti.

In conclusione questa vicenda ha visto additare molti imprenditori seri e onesti come delinquenti, molte aziende hanno perso la loro credibilità sul mercato di riferimento subendo contrazioni di fatturato e di commesse, altre hanno addirittura chiuso l’attività poiché considerate non affidabili, è stato assegnato alla Procura di Larino un enorme lavoro, considerando che i faldoni delle due procedure sono formate da circa 6.000 pagine ognuna, distogliendola da lavori forse più importanti nel territorio, vi è stato uno sperpero di denaro pubblico indirizzato soprattutto verso operazioni di verifica e ascolto intercettazioni, magari in orari di straordinario; un dottore commercialista è stato infangato, minando la sua onestà e onorabilità acquisita in decenni di lavoro professionale, il tutto, come dicono le due sentenze riportate, senza elementi indiziari certi a sostegno delle condotte criminose».

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