“Il Molise di Mezzo” s’incontra sul tema dei ritorni e della cultura locale
Montemitro ha accolto tra i suoi vicoli stretti a San Silvestro “Rocciamorgia 2023”
MONTEMITRO. Meraviglia la luce nel silenzio del borgo che abita tra le cime dei profili preappenninici. Brilla felicemente tra le macchie boschive mentre si sale tra l’Abruzzo e il Molise. Ai suoi piedi appare tranquilla la valle sottostante, dove a tratti, tra le anse, riluccica, adagiata nel letto del fiume, l’acqua del Trigno. Si sale in alto per gustare il paesaggio tra le pietre, la macchia fitta dei boschi e il muschio degli alberi tutti in fila.
Sulla roccia un pugno di case compatte annuncia Montemitro. Un piccolo paese di origine slavo croata, tra Tufillo, Mantefalcone nel Sannio e San Felice del Molise. L’abitato è tutto raccolto intorno alla chiesa di Santalucia.
Qui convergono felicemente le arcate di pietra e la strada maestra tra i vicoletti stretti. Da questa posizione il paese si è sempre difeso da solo. Ad alta quota, mentre si sale, il respiro è felice come non mai. Senza limiti. Va oltre la valle. Assapora la Maiella poco distante. Come una madre. Colpisce la montagna abruzzese perché dà l’idea di poterla toccare. La bellezza è qui. Tra le cose più semplici e i sussurri di una vita. Presente con i suoi sospiri di ieri anche nelle case vuote. Abbandonate da tempo. Dove le finestre raccontano anche se chiuse. Oppure socchiuse. Aperte a nuovi eventi. L’essenziale di una vita che palpita è invisibile. Ma ti sta dentro. Si percepisce. Felice. Ti fa sentire insomma la vita che vive. Dentro e fuori.
Tra la terra e il cielo. Nell’aria il sole a tutto campo sorride. Appare pertanto soddisfatto il gruppo che segue Rocciamorgia 2023, il “Molise di Mezzo”, che ha raggiunto Montemitro nel giorno dell’anno appena finito. A guidarlo, con l’orgoglio di chi porta ovunque nel cuore Montemitro e le sue radici croate, è Gabriele Blascetta, vicepresidente della Fondazione “Agostina Piccoli”. Mentre si sale per le vie del borgo ci spiega la storia, la cultura e le metamorfosi di una realtà dove ognuno forse vuole tornare. Gabriele Blascetta risiede in Austria. Ma spesso fa la spola tra Montemitro e la terra austriaca. La sua vita è divisa. Come del resto tutti gli emigranti. Che non smettono mai di dar voce alla terra natìa. E a quel sentimento di nostalgia che non va mai via. Ha con sé tutta la famiglia. È orgoglioso del suo nipotino che si muove tra le pietre antiche.
Qui si sente senz’altro più libero. Il racconto è piacevole. Viaggia lontano per indicare l’amore per le proprie radici.
Inaspettatamente il suono a distesa delle campane rende felici il gruppo dei visitatori provenienti da Roma, Termoli, Monteroduni e Torre del Greco. Città vesuviana legata tra l’altro a Colletorto. Perché proprio qui, alle falde del Vesuvio, il marchese Bartolomeo Rota di Colletorto era proprietario, nella prima metà del ‘700, di una villa che oggi fa parte delle 121 Ville del Miglio. Racconti. Ricordi di una storia antica. Momenti di gloria lungo il percorso. Colpisce il portale gotico della chiesa di Santa Lucia. Vivace con le foglie d’acanto. Il suo portone di legno costringe i fedeli ad abbassare la testa in segno di rispetto verso la Santa che brilla dentro.
All’interno suscitano curiosità le reliquie di San Timoteo e San Basso. Sul corso principale, ben difeso dalle case laterali, invece, un grazioso museo del presepe dà spazio alla creatività popolare. In bella mostra gli strumenti di ieri e il presepe di chi ci guida. Fa bella mostra di sé il presepe di Cleofino Casolino. Le vie del paese sono indicate in doppia lingua.
Ogni strada stimola l’attenzione perché dà voce alla poesia con versi in lingua croata: “Mi guardo intorno quando sono solo che sia notte o sia giorno”. Il canto del cuore si esalta. Abbraccia. Si, perché Montemitro, come dice Lorenzo Blascetta, è il borgo della poesia animato dalla musica e dalla dolce voce di Calliope. Dulcis in fundo visita al Caffè Letterario dove è possibile documentarsi sulla cultura e le tradizioni croate. In questo lembo di terra molisana sono state recuperate. «Il tema di quest’anno di Rocciamorgia 2023, Il Molise di Mezzo, precisa Antonio Seibusi, è “Ritorni”, per parlare dell’importanza dei ritorni ai paesi. Il ritorno è inteso come azione consapevole del venire di nuovo in al luogo dal quale si era partiti.
È chi ritorna che può cambiare al meglio i paesi con una ventata di novità. Perché conosce altri luoghi e altre culture. I ritorni sono delle seconde possibilità. Tornare può essere rinascere. Come il girone di ritorno nel calcio. Nel ritornare si può chiudere la partita per pareggiare i conti con i propri luoghi di origine che si sono lasciati. Dare ad essi la possibilità di rivincita oppure di un riscatto. Così i ritorni sono anche incontri proficui con le comunità. I piccoli paesi hanno bisogno di questo».
Luigi Pizzuto