Hospice col 50% di posti letto in più, si andrebbe verso una sede più adeguata
LARINO-COLLETORTO. Crescerà il numero dei posti letto dell’Hospice. Secondo la bozza del Pos pubblicato da giorni sul sito della Regione Molise, l’unità di degenza per cure palliative passerebbe da 16 a 24 posti letto, oltre i due di day hospice. Il dubbio risiede dove poter ampliare questa offerta sanitaria e c’è chi prenderebbe in considerazione una struttura pronta, ma vuota, ossia la Rsa di Colletorto.
Nel Pos si ribadisce che «L’Asrem garantisce l'offerta di cure palliative a livello sovra-distrettuale attraverso l'Unità Operativa di Cure Palliative e Terapia del dolore cui afferiscono tutti i malati candidati a palliazione, verso i quali svolge attività di gestione e programmazione del percorso, garantendo la continuità assistenziale tra ospedale, le cure domiciliari e le strutture residenziali idonee, in particolare nell' Hospice regionale. Il personale lavora in equipe multidisciplinare tra Hospice, domicilio e gli altri setting assistenziali previsti, in maniera uniforme, su tutto il territorio regionale.
L’Hospice costituisce un’alternativa al domicilio quando questo non è, temporaneamente o definitivamente, idoneo ad accogliere la persona malata nella fase terminale della sua vita, permettendo di proseguire così le cure in un ambiente protetto, con trattamento assistenziale continuativo nelle 24 ore, 7 giorni su 7.
Allo stato attuale è attivo nell’Asrem un unico Hospice a Larino, dotato di 16 posti letto e 2 posti di day Hospice (la dotazione sarà aumentata a 24 posti letto e 2 di DH). In relazione all’aumento dei posti letto la struttura commissariale sta valutando la possibilità di individuare una sede idonea e più funzionale per allocare i 24 posti letto in sostituzione di quella esistente. I benefici dei percorsi per le cure palliative includono: il miglioramento della qualità della vita dei pazienti terminali, oncologici e non, attraverso un’azione diretta medica, infermieristica, di supporto psicologico e riabilitativo; il miglioramento della qualità della vita dei pazienti terminali, oncologici e non, attraverso un’azione indiretta tramite la formazione dei familiari “caregiver”. la copertura più capillare del territorio con la possibilità di assistenza al domicilio di casi che, per motivi logistici, possono sfuggire alla rete di assistenza».