Baby agricoltori alla riscossa: il futuro passa per la terra, non abbandoniamola
TERMOLI. Ad aprire il corteo di protesta degli agricoltori questa mattina, venerdì 9 febbraio, c’è stato il futuro.
Un mini trattorino guidato da un bambino di circa 10 anni. È lui il simbolo, la mascotte, di questa protesta. È lui il simbolo del futuro del nostro pianeta. Il suo trattorino è il messaggio forte che gli agricoltori mandano a chi ci governa, a chi siede a Bruxelles e rimane a guardare.
Messaggi che arrivano dritti al punto. Come quello in cui chiedono scusa. Chiedono scusa per i disagi che “potrebbero” provocare, sfilando per le strade, per far sentire le loro voci insieme ai clacson dei loro trattori.
Ma non solo i loro suonano. Suonano anche quelli degli automobilisti, che dalle loro macchine fanno il gesto della forza con il braccio. Quel gesto potente che sta a significare io, noi, tutti siamo con voi.
La protesta è pacifica, il traffico è solo rallentato.
Il corteo, nella mattinata di oggi, è proseguito verso Petacciato, sempre sfilando sulla Statale 16.
Vogliono lavorare con la stessa dignità dei loro padri, e lasciare questo importante lavoro ai propri figli. Quei figli che, oggi, sono simboleggiati nel bambino che ha aperto il loro lungo corteo.
Imperterriti, con i loro trattori si sono ulteriormente organizzati portando in piazza anche i loro prodotti, sacchi di grano duro e rotoballe. Prodotti molisani, che testimoniano la qualità della nostra terra.
Gli agricoltori vogliono “risposte concrete” e chiedono di rimettere mano alle regole europee, invocando anche più sussidi e più aiuti per le problematiche sia a carattere europeo che nazionale chiedendo modifiche alla politica agricola comunitaria che, come sostengono, vessa le aziende agricole, chiedendo sacrifici insostenibili agli imprenditori agricoli, come anche il crollo del prezzo dei loro prodotti agricoli a fronte di un rincaro degli input ma anche a carattere regionale con particolare attenzione alle problematiche relative il dilagare incontrollato della fauna selvatica, la scarsità di fondi stanziati sui bandi Psr e i disservizi legati ai Consorzi di bonifica.