Ancora stragi sul lavoro, la tragedia di Casteldaccia analizzata da Aldo Ciccone
Tratteremo, con la massima sintesi e semplicità possibile, argomenti e curiosità, legati alla nostra ed altrui sicurezza, alla prevenzione, alla conoscenza tecnica e delle normative. Al termine dell’articolo troverete i link delle puntate precedenti.
TERMOLI. Il decimo appuntamento nella nuova stagione, la terza, con l'apprezzata rubrica curata da Aldo Ciccone si lega ancora una volta alla strettissima attualità, purtroppo. A distanza di poche settimane una nuova strage sul lavoro ha sconvolto il Paese.
In questa "pillola” parleremo purtroppo ancora di “incidenti sul lavoro”:
Stavo per inviare in redazione il mio articolo periodico, quando arriva la notizia del drammatico incidente sul lavoro a Casteldaccia (PA), dove, durante alcune opere di manutenzione pulizia e ristrutturazione di un impianto di sollevamento reflui fognari, cinque operai sono morti ed uno è grave.
È stato il settimo operaio a fare scattare l’allarme quando si è accorto che qualcosa non andava. Al loro arrivo i Vigili del fuoco hanno estratto dall’impianto di sollevamento dei reflui tre dei malcapitati. Uno dei tre è stato intubato sul posto dal personale del 118 e trasportato d’urgenza in rianimazione all’ospedale Policlinico di Palermo. Un secondo operaio, altrettanto grave, è stato trasportato in ospedale con l’elisoccorso. Nonostante gli sforzi dei soccorritori il bilancio finale è gravissimo: una vera e propria tragedia.
Morti uno dietro l’altro dopo essersi calati in un tombino dell’impianto fognario. Secondo una ricostruzione, dopo che il primo operaio è rimasto nel sottosuolo senza venir fuori, gli altri si sono calati per capire cosa stesse succedendo. Il settimo componente della squadra, non vedendo uscire i colleghi, ha dato l’allarme.
Sono morti per le inalazioni di gas di fermentazione. «Se fossero state prese tutte le precauzioni del caso tutto questo non sarebbe successo” ha detto il Comandante Provinciale dei Vigili del Fuoco di Palermo Girolamo Bentivoglio Fiandra che ha confermato che a uccidere le vittime sono state esalazioni di idrogeno solforato.
“L’idrogeno solforato si forma dalla degradazione di materia organica. Questa degradazione avviene a opera di batteri in ambiente anaerobico, cioè in assenza di ossigeno”, spiega Luigi Petta, ingegnere, responsabile del laboratorio di gestione delle acque dell’Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile).
"Si tratta di un veleno molto potente” conferma Carlo Locatelli, tossicologo, direttore del Centro Antiveleni Maugeri di Pavia. “Dai polmoni entra nel circolo sanguigno e uccide tutte le cellule in cui si diffonde. Le più colpite sono quelle con un metabolismo più alto, quindi cuore e cervello”.
I rimedi, una volta inalato, sono pochi. “E’ tossico come il cianuro, ma a differenza del cianuro non ha un antidoto. Quando avvengono incidenti, possiamo provare a trattare i sintomi e provare a rianimare le vittime”.
Nei tubi delle fognature la sostanza organica in degradazione non manca. Ci sono piccole quantità di ossigeno, ma di certo non vi circola troppa aria.
“Sul fondo dei condotti fognari si innescano reazioni anaerobiche, in assenza di ossigeno” spiega Petta. “Oltre all’idrogeno solforato si formano metano e monossido di carbonio, altri gas nocivi alla salute”.
Ai fini della sicurezza si parla di “spazi confinati” definiti, in linea di massima, come un qualsiasi ambiente a cui è difficile accedere o da cui è difficile uscire in maniera rapida e sicura, in cui non sia possibile una ventilazione naturale tale da assicurare un’atmosfera adatta alla vita umana, in cui siano presenti agenti chimici dannosi per la salute oppure nel quale esista la possibilità di incendio e/o esplosione oppure possibilità di asfissia per mancanza di ossigeno. Gli spazi confinati, in breve, sono aree all’interno delle quali l’atmosfera è molto diversa da quella alla quale siamo normalmente abituati e non sono quindi adatti ad una prolungata presenza di persone e lavoratori.
Dati i pericoli appena descritti, è facile intuire che per poter operare in spazi confinati è richiesta una formazione specifica e tutte le indispensabili attività di informazione e formazione del personale per le mansioni che in concreto si andranno a svolgere.
Non essendo possibile eliminare del tutto i rischi per la salute dei lavoratori negli spazi confinati, sarà necessario mettere a disposizione della stessa attrezzatura tecnica nonché tuti i Dispositivi di Protezione Individuale idonei richiesti dal caso specifico.
L’accesso difficoltoso unito al rischio di caduta può richiedere l’uso di apposite imbracature, funi di sicurezza sia per poter calare il lavoratore che per poterlo recuperare in caso di pericolo.
Per monitorare l’eventuale presenza di sostanze gassose tossiche o alla carenza di ossigeno si ricorre ad un rilevatore di gas portatile (gas alert) e ad un eventuale ventilatore per la rimozione dei gas in ambienti tossici o potenzialmente esplosivi. Per la stessa ragione è utile dotare il lavoratore di un autorespiratore (protezione delle vie respiratorie, che isola completamente l’operatore dall'aria circostante).
Indispensabili i sistemi di comunicazione radio con la funzione “uomo a terra” , dispositivo che permette di monitorare la posizione del lavoratore e, in caso di pericolo o di posizionamento orizzontale del corpo, di inviare un segnale d’allarme ai soccorsi.
Sono tantissimi gli incidenti simili successi finora con tanti, troppi morti e feriti.
L’Inail (Istituto nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro), su base statistica, afferma, che mediamente ogni anno si verificano 5 eventi, riconducibili alla tipologia “incidenti in ambienti confinati”, che causano la morte di oltre 7 lavoratori.
La tragedia di Casteldaccia ci ricorda quanto sia fondamentale investire nella formazione e nella prevenzione degli incidenti sul lavoro, in particolare in ambienti pericolosi come gli spazi confinati. Le vite umane non hanno prezzo e la sicurezza dei lavoratori deve essere una priorità assoluta per tutte le aziende.
Per contatti, richieste per trattare specifici argomenti nei prossimi appuntamenti, curiosità e domande, utilizzate la seguente email sicurezza.prevenzione360@gmail.com
Aldo Ciccone (Anvvf - Associazione Nazionale Vigili del Fuoco del Corpo Nazionale).
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