"La giustizia adotta la scuola"

ANNIVERSARIO ven 24 maggio 2024
Attualità di La Redazione
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"La giustizia adotta la scuola" ©termolionline.it
"La giustizia adotta la scuola" ©termolionline.it

URURI. Giovanni Falcone diceva che la lotta alla mafia è una battaglia di legalità e di civiltà. Allora diciamo con forza che non basta scrivere le leggi nei codici se prima non le abbiamo scritte nelle nostre coscienze. (don L. Ciotti)

Siamo partiti da qui anche quest’anno, dalla necessità di incidere segni indelebili di giustizia e di rispetto delle regole che vorremmo fossero l’orizzonte di senso delle vite dei nostri ragazzi, indirizzando sempre il loro impegno verso il raggiungimento di un benessere che si dimostra vero solo se condiviso.

Durante questo anno scolastico tale obiettivo è stato perseguito in molti modi dalla nostra scuola, anche attraverso la partecipazione al progetto “La giustizia adotta la scuola” promosso dalla Fondazione Vittorio Occorso nell’ambito di un Protocollo d'Intesa con il Ministero dell'Istruzione e con il Ministero dell'Università e della Ricerca, e con la media partnership di Rai Cultura. Il progetto prevede l’adozione di ciascuna classe partecipante da parte di un tutor, magistrato e/o componente dell’Arma dei Carabinieri o della Polizia di Stato, con cui docenti e studenti individuano un particolare tema collegato alla storia delle vittime della lotta al terrorismo e alla criminalità e organizzano incontri con familiari delle vittime e testimoni dell’epoca. Le classi terze del plesso di Ururi, nel corso di questa esperienza, accompagnati dal Gip Roberta D’Onofrio del Tribunale di Campobasso, dal Generale Luca Cervi e dal tenente colonnello Marco Soldano della Guardia di Finanza, e dal fratello di Antonio Zara, sig. Angelo Zara, hanno approfondito le vicende degli Anni di Piombo e le storie dei giovani molisani coinvolti negli attentati di quegli anni, Francesco Ciavatta, vittima dell’agguato di Via di Acca Larentia nel 1978, Giulio Rivera componente della scorta dell’onorevole A. Moro ucciso durante il sequestro dello stesso e Antonio Zara, giovane finanziere Medaglia d’oro al valor militare, che perse la vita opponendosi ai terroristi palestinensi artefici della strage di Fiumicino del 1973.

Durante l’incontro nell’Aula di Corte d’Appello del Tribunale di Campobasso con il giudice R. D’Onofrio sono stati ricordati ai ragazzi gli eroi della magistratura, ovvero quei giudici che hanno impiegato la loro stessa vita nella guerra tra Stato ed anti-Stato: vite, affetti e professionalità spezzati non da un destino imprevedibile, ma dal rischio, di cui erano perfettamente consapevoli, a cui li esponeva lo svolgimento del proprio dovere; quei magistrati che hanno scelto di non fuggire, di non disinteressarsi.

A scuola invece, sono stati nostri illustri ospiti il Generale L. Cervi e il Tenente Colonnello M. Soldano della Guardia di Finanza con i quali i ragazzi hanno dialogato sull’importanza del contributo di ogni singolo cittadino affinché lo Stato possa restituire servizi a tutti. La storia e la lettura solenne della motivazione del conferimento della Medaglia d’oro al valor militare al giovane finanziere molisano Antonio Zara “…si lanciava da solo, arma in pugno, ad affrontare un gruppo di terroristi che, dopo aver catturato degli ostaggi e compiuto una violenta azione di fuoco, correva verso un aereo fermo sulla pista.

Sorpreso da altro terrorista sopraggiunto dietro di lui e costretto dall'arma puntatagli alle spalle ad avviarsi in direzione dell'aereo, …pur consapevoIe del sacrificio cui andava incontro, del quale non potevano lasciargli il minimo dubbio la spietata risolutezza dell'aggressione e la determinazione feroce dei terroristi, tentava una disperata reazione ed era fulminato da un colpo sparatogli alle spalle. Il cosciente suo olocausto rifulge come prova suprema della volontà eroica d'esser fedele al dovere giurato e come esempio sublime d'incoercibile anelito ad opporsi con la vita stessa contro il brutale disprezzo della legge umana e civile. “, hanno sicuramente offerto agli alunni l’opportunità di conoscere un esempio concreto ed eccelso dell’ideale di giustizia, ancor più vivo perché rappresentato anche dalle divise del generale e del tenente colonello e dalla loro autentica dedizione al giuramento prestato. Il punto di vista è cambiato ancora in occasione dell’incontro con Angelo Zara, fratello di Antonio; l’esperienza del dolore, la rielaborazione del ricordo e l’interpretazione della giustizia della famiglia che ha perso un congiunto per mano della criminalità hanno preso forma attraverso parole semplici, ma dirette al cuore. Questo è il valore primario della testimonianza.

Con il signor Angelo Zara si è chiuso il cerchio: la legalità e la giustizia possono diventare la matrice delle nostre azioni solo se ben rappresentate dai primi due esempi di riferimento di ciascuno di noi: la famiglia e la scuola.

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