Pescherecci pronti a salpare, ma solo 3 giorni di attività e oltre le sei miglia
TERMOLI. Come abbiamo ricordato alcuni giorni fa, sta giungendo a termine il fermo biologico degli armatori della flottiglia di Termoli e di altre 45 località del mare Adriatico.
Dal 16 agosto scorso, fatta eccezione per i 3 giorni della “Sagra del pesce”, le imbarcazioni sono state ferme ai box, e gli armatori hanno diligentemente rispettato lo stop.
Un mese e mezzo di sospensione dell'attività ittica trascorso sistemando le reti, alle prese con la burocrazia, che nel comparto è assai impegnativa, c'è chi ha sostituito motori alle unità navali e ultimo, ma non per importanza, c'è da completare anche l'equipaggio, non tutti i marittimi sbarcati torneranno a bordo, ci sarà un turnover soprattutto tra gli immigrati, che hanno scelto altre soluzioni, o sono ancora in patria.
I proprietari delle imbarcazioni hanno approfittato di questo periodo di fermo per effettuare un restyling alle loro strutture. A partire dai lavori di riverniciatura delle barche e rettifiche meccaniche.
Ora sono pronti per salpare in mare. Si molleranno gli ormeggi nella notte di domenica 29 settembre.
Le problematiche, purtroppo, non sono sparite ma anzi si materializzeranno altre, a partire dalle direttive dell’Unione europea sempre più restrittive, passando per il caro gasolio e la pesca entro le 6 miglia.
Come ci ha spiegato il capitano del motopeschereccio “Miante”, Angelo Ardò, il prodotto ittico c’è anche oltre le sei miglia. Queste direttive stanno mettendo in difficoltà un settore che è sempre stato il filo tirante dell’economia termolese.
Il capitano Ardò ci ha assicurato che a Termoli la voglia di fare i marinai non conosce una fase. Termoli resiste ancora.
Ma la domanda sorge spontanea, quanto altro tempo ancora Termoli potrà resistere e non abbandonare al proprio destino tutto il settore?