Istituzioni, Arma dei Carabinieri e cittadini commemorano le vittime dell'eccidio nazista

Per non dimenticare lun 14 ottobre 2024
Attualità di La Redazione
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Istituzioni, Arma dei Carabinieri e cittadini commemorano le vittime dell'eccidio nazista ©Termolionline.it
Istituzioni, Arma dei Carabinieri e cittadini commemorano le vittime dell'eccidio nazista ©Termolionline.it

TAVENNA. Celebrato, come da programma, nel pomeriggio di ieri, l'81esimo anniversario dell'eccidio nazifascista, avvenuto il 13 ottobre del 1943, presso la località Fontanella dei Canaparo a Tavenna.

È stata una delle fucilazioni più efferate del basso Molise, avvenute durante la seconda Guerra mondiale.

Il carabiniere Vincenzo Simone di Colletorto tornando a casa a piedi da Lanciano, dopo i furiosi combattimenti contro i Tedeschi, accettò l'ospitalità a Tavenna da un giovane carabiniere del posto suo amico, Giovanni Iuliano.

Il giorno successivo però, la situazione in paese precipitò, la tensione verso gli occupanti, che con il massimo disprezzo rubavano il bestiame ai contadini, fece sì che un tedesco venisse gravemente ferito e subito dopo, vennero presi in ostaggio 30 uomini a caso tra la popolazione, tra cui I due carabinieri, per una possibile rappresaglia.

Il soldato tedesco ferito non morì, ma per dare una lezione esemplare ai Tavennesi, furono scelti a caso tra gli ostaggi, raccolti in una masseria situata in località Fontanella dei Canaparo, tre uomini portati poi un po' oltre, in mezzo a degli ulivi, dove furono costretti dai soldati tedeschi a scavare tre buche, che sarebbero diventate le loro fosse.

Il carabiniere Simone, più esperto in comportamenti e tattiche militari, del contadino Giuseppe di Lena, comprese subito la situazione e davanti alla morte gridò al giovanissimo carabiniere Giovanni Iuliano, di tranquillizzarsi e morire per l'Italia... E là morirono.

Solo Iuliano, pur con una profonda ferita all'inguine, fingendosi morto riuscì a scappare tra il canneto e salvarsi.

La conoscenza di questa strage lo si deve anche alle lettere, che Giovanni Iuliano, dopo essere emigrato in Argentina al termine della guerra, inviava ai suoi parenti a Tavenna, dove descriveva con esattezza, tutti i fatti accaduti in quel terribile giorno del 13 ottobre del 1943, quando lui aveva appena 18 anni.

Alla cerimonia hanno partecipato i familiari delle due vittime, il parroco don Michele Di Leo, il sindaco di Tavenna Paolo Cirulli e la sua amministrazione, in rappresentanza dell'Arma dei Carabinieri sono intervenuti il colonnello Luigi Di Santo, comandante provinciale della compagnia carabinieri di Campobasso, il maggiore Alessandro Vergine, comandante della compagnia Carabinieri di Termoli, il maresciallo Saverio Franco, comandante della stazione Carabinieri di Palata e numerosi militari dell’Arma. Presente anche una delegazione dell'Associazione nazionale carabinieri in congedo, dalle sezioni di Termoli e Montenero di Bisaccia.

In rappresentanza della prefettura di Campobasso, il vice prefetto Di Giammartino. Presenti anche l'onorevole Elisabetta Lancellotta, il senatore Costanzo Della Porta, Michele Petraroia in rappresentanza dell'Anpi Nazionale, il professore Luigi Pizzuto, il sindaco di Mafalda Egidio Riccioni, il vice sindaco di San Felice del Molise Paolo Mariano e il consigliere Francesco Rinaldi in rappresentanza del comune di Termoli, nonché nipote del carabiniere Vincenzo Simone.

Inoltre presente la comunità di Tavenna e la Protezione Civile di Mafalda. Il sindaco Cirulli ha ribadito come ogni anno, l'importanza di questa cerimonia, che ha lo scopo di conservare la memoria e il ricordo di questa strage nazifascista, dove persero la vita, il Carabiniere di Colletorto Vincenzo Simone di 27 anni e il contadino di Tavenna Giuseppe Di Lena di 50 anni.

Sempre il sindaco nel suo discorso, ha ricordato anche che non solo la popolazione adulta, ma anche gli adolescenti e i bambini, non devono dimenticare chi, ha sacrificato la propria vita, nel tentativo di salvarne altre.

Il loro gesto d'amore nei confronti della comunità, dovrà rimanere per sempre nella nostra memoria. Un popolo senza memoria è un popolo senza futuro.

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