Commissione cultura e istruzione riunita al Macte, sinergie per promuovere l'arte sul territorio

Itinerante mar 19 novembre 2024
Attualità di Emanuele Bracone
2min
L'incontro della quinta commissione al Macte ©Termolionline.it
L'incontro della quinta commissione al Macte ©Termolionline.it

TERMOLI. Commissione istruzione e cultura in trasferta al Macte, sinergia traversale per promuovere eventi e patrimonio dell'arte contemporanea a Termoli. Si lega sempre di più a filo doppio l'operatività della Fondazione e del polo museale di via Giappone con l'amministrazione Balice.

I componenti della quinta commissione e qualche capogruppo, presieduta da Marco Verini, con Pino Nuozzi, Maurizio Santilli, Nicola Felice, Manuela Vigilante, Salvatore Di Brino e Mario Orlando, sono stati ricevuti dalla direttrice Caterina Riva e dal presidente Paolo De Matteis Larivera. In primis, la visita alla mostra inaugurata a ottobre e che terrà banco sino a gennaio, di cui abbiamo parlato diffusamente nelle more dell'inaugurazione. Ma questa seduta itinerante è stata occasione per stringere precisi impegni a sostegno dell'attività culturale, che porta sia scuole che artisti di calibro nello scrigno del "Premio Termoli".

Non è tutto, di recente e ne abbiamo dato notizia, proprio il connubio Macte-Comune di Termoli ha portato alla candidatura della città a capitale italiana dell'arte contemporanea 2027. Un primo passo concreto per accorciare la distanza tra via Giappone e via Sannitica, nell'ottica di valorizzare anche il patrimonio che il Premio Termoli ha apportato in termini di opere alla città stessa.

Una missione per sdoganare cosa sia e cosa rappresenti il Macte soprattutto per la comunità locale, che forse non bene comprende ancora le sue potenzialità.

LA MOSTRA

Un anno dopo la vittoria del Premio mostra al 63° Premio Termoli, il Macte Museo di Arte Contemporanea di Termoli presenta, dal 18 ottobre 2024 al 25 gennaio 2025, Le buone ombre, mostra personale di Irene Fenara.

La ricerca di Irene Fenara utilizza video installazioni e sperimentazione fotografica per allargare i confini dell’arte: in mostra un’imponente installazione video a ledwall accompagnata da stampe fotografiche inedite tratte dall’archivio dell’artista, saranno esposte accanto a opere della serie Self portrait from surveillance camera dove la figura dell’artista, come in un selfie, si inserisce in registrazioni di sorveglianza rintracciate grazie a dati presenti nelle stesse immagini. Spinta dal desiderio di vivere fisicamente luoghi fino a quel momento conosciuti solo virtualmente, l’artista sposta il suo corpo nei siti ripresi, dando vita a un processo di appropriazione dell'immagine.

Sovvertendo la funzione delle telecamere di sorveglianza, l'artista seleziona immagini astratte a sfondo naturalistico di luoghi geografici disparati e non dichiarati.

Il suo intento è poetico più che voyeuristico, Fenara realizza inoltre autoritratti privi di vanità, inquietanti nella loro solitudine, che evocano una dimensione fantasmagorica. Selezionando forme, ombre, coni di luce in perimetri di case isolate, le salva da un flusso di registrazione che viene cancellato ogni 24 ore. Una scelta che salva questi fotogrammi dimenticati, altrimenti destinati a scomparire per sempre, portando lo spettatore a confrontarsi con immagini misteriose che richiedono attenzione e interpretazione.

Fenara trasforma lo sguardo della sorveglianza in una contro-esibizione, riappropriandosi di immagini apparentemente insignificanti da un mondo dove l'essere costantemente ripresi altera la nostra sensibilità e capacità di osservazione.

Le buone ombre vuole essere un'esplorazione del confine tra visibilità e invisibilità, natura e tecnologia, proponendo una riflessione sul ruolo delle immagini nell'era della sorveglianza.

Una speciale selezione della collezione del Premio Termoli a cura della direttrice Caterina Riva presta questa volta particolare attenzione alla fotografia e alle indagini ottiche.

In occasione della mostra sarà visibile al pubblico anche la maestosa pala dell’artista mozambicano Malangatana Valente Ngwenya (1935-2011), realizzata a Termoli tra il 1996 e il 2001, con un testo critico di Alessandra Saviotti, PhD. 

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