«I danni dell'ecomafia e le infiltrazioni sul nostro territorio»
LARINO. I numeri dell'ecomafia analizzati da Vincenzo Musacchio, secondo cui in 30 anni, il lasso di tempo coperto dal rapporto di Legambiente "È cambiato poco e quel poco non è stato sufficiente, sia sul versante della prevenzione, sia su quello della repressione. Questo perché la nuova criminalità organizzata, nel nostro immaginario collettivo non sarebbe mutata notevolmente negli ultimi trent’anni. Al contrario si è purtroppo sviluppata una nuova dimensione criminogena molto più ampia che prescinde dai singoli reati e dai luoghi di commissione dei medesimi. Le nuove mafie sono diventate mercatistiche, transnazionali e invisibili. Usano il loro immenso potere economico per conseguire vantaggi personali sempre più spesso leciti. Il crimine organizzato quindi si può manifestare anche in forme apparentemente lecite. Quest’ultima evoluzione deve preoccuparci soprattutto nel settore dell’ambiente e della sanità poiché amplia notevolmente il suo potenziale criminogeno».
«Non siamo al passo con le evoluzioni mafiose poiché mancano risorse umane e tecnologie. Occorre un miglioramento nelle indagini ambientali. Servono magistrati e poliziotti adeguatamente formati e che siano sempre al passo con le continue metamorfosi mafiose. I vecchi metodi d’indagine non hanno più ragione d’essere, vanno aggiornati. La presenza della mafia è ormai ovunque. Le nuove mafie si consorziano e collaborano tra loro per incrementare i loro affari. Oggi abbiamo bisogno di strumenti con efficacia transnazionale altrimenti la battaglia è persa in partenza. Non è un caso che le grandi le operazioni di polizia contro le ecomafie siano avvenute a livello internazionale ed hanno avuto quasi tutte successo proprio perché questo tipo d’indagine ha dietro una preparazione più specifica e articolata da parte di chi opera. Occorre colpire le nuove mafie dove hanno radicato le loro attività e i loro investimenti e questo accade sempre più a livello sovranazionale. È qui che si combatte la battaglia più importante, ed è qui dove la maggior parte delle risorse dovrebbe essere dislocata.
Le ecomafie purtroppo sono presenti anche in Molise, non solo quella dei Casalesi ma anche le mafie foggiane. Esiste un sistema illegalità che non è solo mafioso, ma è anche politico e imprenditoriale. In Italia così come in Molise sono stati gli imprenditori ad affidarsi alle mafie per smaltire i loro rifiuti e non il contrario. La criminalità organizzata nella nostra regione ha già fatto affari in passato e da noi ha lasciato territori inquinati ancora oggi non messi in sicurezza e tantomeno bonificati. I problemi alla salute riguardano tutti noi da vicino e molti effetti negativi si cominciano a vedere. In Molise chi è classe dirigente, dunque, deve fare il proprio dovere fino in fondo per provare a debellare questo cancro.
Il traffico di rifiuti rende alle ecomafie oltre dieci miliardi di euro l’anno. I clan mafiosi procurano spesso un forte sostegno elettorale a livello locale grazie al loro “controllo” del territorio. A loro volta ricevono in cambio da parte dei politici locali l’assegnazione di risorse pubbliche attraverso appalti e sovvenzioni. I crimini ambientali, inoltre, portano in simbiosi anche altri delitti che vanno dalla corruzione all’evasione fiscale, dalle frodi al riciclaggio, dal lavoro nero al traffico di esseri umani. Tutto questo messo insieme genera profitti, per cui il principale scopo delle mafie è ampiamente soddisfatto.
I crimini ambientali descritti deteriorano gli ecosistemi, contribuiscono compromettere la salute pubblica e incidono sulla già drammatica situazione sanitaria. La maggior parte di questi crimini ha prodotto già effetti molto negativi sulla salute umana (cfr. Terra dei Fuochi). Si pensi a titolo di esempio alle conseguenze degli sversamenti di materiali tossici nell’ambiente e la conseguente contaminazione di aria, terra e acque. I crimini ambientali, inoltre, causano danni consistenti sul piano economico (bonifiche) e sociale (morti per inquinamento)».
Per Musacchio, «Il punto nodale per un’efficace lotta agli eco-reati a livello globale è l’Europa. La maggior parte dei reati ambientali si consuma, almeno in parte, in territorio europeo. Solo in Italia, i crimini contro l’ambiente perpetrati nel 2023 sono stati 35.487, registrando un +15,6% rispetto al 2022, con una media di 97,2 reati il giorno, 4 ogni ora. L’Unione europea negli ultimi anni è stata più attiva nel far fronte a questa problematica. La maggior parte degli Stati membri si è impegnata a prevenire e ridurre i traffici ambientali illeciti. Tutto ciò purtroppo non basta. Occorrerebbe condividere un quadro giuridico vincolante e unanime a livello internazionale per contrastare alcuni dei reati ambientali più diffusi. La cooperazione internazionale andrebbe rafforzata armonizzando gli approcci di politica internazionale e la gestione dei controlli di frontiera, che sottostanno alle leggi dei singoli Stati. Molti settori in cui la criminalità ambientale è fiorente non sono ancora protetti da alcun tipo di accordo multilaterale con valore giuridico, il che rende ancor più difficile la lotta a simili fenomeni criminosi. La mancanza di un sistema giuridico condiviso rappresenta ancora oggi il principale elemento che facilita l’azione criminale. All’Unione europea occorre un “Corpus Iuris” condiviso su scala internazionale che consenta di combattere la criminalità ambientale in maniera organica ed efficace. Concentrare l’attenzione pubblica e diffondere la conoscenza sul tema della criminalità ambientale, rilevando quanto le conseguenze di queste attività illecite incidano, direttamente o indirettamente, sulla vita e sulla salute di tutti noi, resta un’ulteriore azione per una pratica attuazione dei meccanismi sociali di prevenzione».
Infine, uno stimolo a contrastarli con strumenti ulteriori: «Ho già più volte ipotizzato un corpo di polizia europeo operativo non solo a livello nazionale ma anche europeo e internazionale. Il primo passo da fare è senza dubbio attuare al più presto una formazione continua ed efficace sulle attività criminali e sulla criminalità organizzata che opera nel settore dei rifiuti. Da tenere sotto stretta osservazione il rapporto tra corruzione ed ecomafie, tra corruzione ed energie rinnovabili e tra corruzione e gestione illegale dei rifiuti di ogni tipo. Dai più semplici a quelli altamente pericolosi. Sarebbe opportuno, inoltre, utilizzare tutti gli strumenti e le strategie antimafia a disposizione comprese le interdittive di tipo amministrativo».