​“Multe” di Montecitorio e larinesi

Memories lun 04 giugno 2018
Attualità di Claudio de Luca
3min
Tribunale di Larino ©TermoliOnLine
Tribunale di Larino ©TermoliOnLine

LARINO. Anni fa un deputato del Pd sollevò un putiferio per le sanzioni inflitte dalla Polizia locale capitolina dopo di essere transitato reiteratamente sulla corsia preferenziale di via del Tritone per raggiungere Montecitorio. Il Nostro mise a parte i lettori di un quotidiano di una cosa poco onorevole:“Sono tanti i miei colleghi che, resi destinatari di verbali, li consegnano all'Ufficio competente della Camera che poi inoltra un ricorso al Comune”. L'Ufficio in questione è il Centro servizi, quello che si occupa delle competenze dei parlamentari e che risponde quando si forma il numero telefonico 9622. Già a questo punto occorrerebbe chiedersi: 1) se, tra i compiti dei nostri onorevoli rappresentanti, vi sia pure quello di infrangere infinite volte le regole del Codice stradale, che essi stessi hanno imposto nell’esercizio della propria funzione legislativa; 2) se sia giusto che poi questi signori debbano poter fruire dei servigi di un Ufficio statale dedicato alla risoluzione di problemi che assillano l’intera popolazione italiana che però, se voglia essere assistita in proposito, deve rivolgersi ad un legale. Ma ritorniamo a bomba. A dire di uno dei tanti portaborse operanti tra Montecitorio e Palazzo Madama, “il meccanismo è talmente oliato che basta far pervenire i verbali in busta chiusa al Centro servizi per conto dell’onorevole, e questi può starsene tranquillo perché mai e poi mai finirà con il pagarli”. La dichiarazione dell’on. Pd venne resa al quotidiano “Libero” di Feltri. A questo punto, viene da chiedersi: ma se questo accade a Roma, cosa mai potrebbe succedere nel resto d’Italia; e, segnatamente, nel nostro Molise? Per rispondere alla domanda, occorre fornire un esempio.

Anni fa, a Larino, nella piazza antistante il Palazzo degli Uffici giudiziari, ai dipendenti del Tribunale e della Procura della Repubblica fu consentito di parcheggiare – senza limitazioni temporali - in tutti gli spazi dove agli altri utenti era permessa la sosta solo per un’ora. Era sufficiente esporre una copia dell’ordinanza sindacale per essere legittimati. Naturalmente furono in molti a chiedersi perché mai fosse stata introdotta questa speciale deroga a favore di una categoria impiegatizia. Era accaduto che il “Palazzone” fosse stato sottoposto ad un ‘restyling’ del ‘look esterno, ragion per cui, per agevolare i lavori, si era reso necessario chiudere il parcheggio retrostante di cui usufruiva un’aliquota dei dipendenti della Giustizia. Visto che, nei dintorni, non v’è carenza di parcheggi, impiegati e funzionari bene avrebbero potuto essere indirizzati nel recinto del vicino presidio ospedaliero, dove vi sono centinaia di ‘box scoperti, e dove ve n’è pure di coperti e di recintati in un multipiano contiguo. Ma forse sarebbe stato troppo scomodo, ed allora in Comune pensarono di agevolare la sosta degli impiegati del Ministero della Giustizia permettendo di far parcheggiare le loro auto nella dirimpettaia piazza del Popolo. Però, qui la sosta è limitata ad un’ora; ed allora i “cervelloni” di Palazzo ducale elaborarono un provvedimento secondo cui diviene sufficiente fornire una copia, preventivamente vidimata dell’ordinanza, a tutti i soggetti operanti all’interno del Tribunale. Quell’esemplare cartaceo, una volta esposto, avrebbe esonerato ‘ipso facto’ tutti i “figlioli della gallina bianca” dall’uso del disco orario. Ciliegina sulla torta: la stessa ordinanza, peraltro partorita senza chiedere il previo parere della Polizia locale, venne posta a conoscenza dei Vigili urbani per “esentarli” (?) dall’applicare le sanzioni. E’ palese che qualcuno esorbitò dall’ambito dell’esercizio di una dèbita discrezionalità amministrativa per accedere nella sfera di un vero e proprio arbitrio, peraltro perpetrato nella maniera più crassa possibile. In sostanza, si consentito ad una ristrettissima fascia di utenza di porsi su di un piedistallo cui non avrebbe mai potuto accedere la generalità degli altri cittadini, discriminando l’uso di quegli spazi tra utilizzatori di serie A e di serie B. Molti si chiesero perché non fosse stata predisposta la medesima riserva di spazi ai dipendenti di Palazzo ducale per parcheggiare in piazza V. Emanuele. Guarda caso, ai figli della gallina nera l’Amministrazione, immediatamente rinsavita dopo la sbornia tribunalizia, aveva imposto una sosta limitata ad un’ora, mandando in ‘tilt’ i propri lavoratori.

Claudio de Luca

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