«A proposito dei pannelli al Castello Svevo»

I due Luigi sab 08 settembre 2018

Termoli Luigi Rosati interviene a distanza dopo il contributo di Luigi Marino

Attualità di La Redazione
2min
stazione meteo del Castello Svevo ©TermoliOnLine
stazione meteo del Castello Svevo ©TermoliOnLine

TERMOLI. Colloquio a distanza tra due Luigi dal dna termolese.

All'architetto Marino, autore del pezzo sui pannelli diversamente dislocati dentro e fuori al Castello svevo, fa da pendant l'intervento di Rosati.

«Luigi, tra noi non c’è bisogno che ci diciamo quante sono le “magagne” esistenti nella nostra Termoli, per lo più risolvibili con pochi denari, ma con un forte amore per Termoli.

Purtroppo, pur andando molto dietro nel tempo, non abbiamo avuto e non abbiamo degli amministratori che amano e “vivono” questa città e questi ruderi che per noi sono «LA NOSTRA STORIA».

In più occasioni, sia ospite di questo giornale, sia in occasioni di conferenze sul tema, ho avuto modo di elencare piccoli accorgimenti e manutenzioni che andrebbero fatte con spesa irrisoria senza, peraltro, coinvolgere finanziatori esterni. Prendiamo in esame l’emblema della nostra Termoli, il castello:

Già per salire all’ingresso noti l’incuria con cui sono tenute le tracce delle mura precedenti a quelle federiciane, che tu, molto professionalmente, negli anni che hai citato, hai valorizzato rendendole fruibili al visitatore;

alzando gli occhi dal lato dell’ingresso, vieni raggiunto da diritto proprio tra i due occhi quando osservi due canaline di plastica, “naturalmente di colore bianco in modo che siano ben visibili”. Anche se hanno lo scopo di protezione alla treccia dei parafulmini, a mio parere, possono essere tolte completamente perché non obbligatorie, giacché in alcuni tratti sono assenti. Se proprio c’è un obbligo rivestirle, almeno si adoperi un materiale grigio in modo che non risaltino eccessivamente con il muro. Il tutto risolvibile in poco tempo e con quattro soldi;

entrando, subito a destra, troviamo un locale chiuso da una cancellata arrugginita. Si dice perché non è in sicurezza…e allora?! mettiamolo in sicurezza. Forse pochi sanno della storia di quel locale usato in periodi diversi come cisterna e, soprattutto, come prigione. Sui muri sono ancora visibili delle scritte impresse da prigionieri che imprecavano per la loro detenzione;

salendo al piano superiore un impianto elettrico fatiscente fa bella mostra di se;

facendo il percorso dove di solito si espongono quadri, possiamo notare la trascuratezza con cui sono tenute le feritoie dove gli escrementi degli uccelli appaiono in tutto il loro candore;

passando per la sala dove normalmente si celebrano i matrimoni civili, non possiamo non notare il disordine e la sporcizia;

affacciandoci in quell’ambiente centrale, ci viene da pensare che quella buca sia considerata come discarica consentita. Invece si potrebbe, una volta ripulita, illuminarla e mettere in risalto la spaccatura del castello provocata dal terribile terremoto del 16° secolo;

con la stessa trascuratezza sono tenuti i locali sottostanti, che per inspiegabili ragioni sono chiusi, anche qui senza impegnare fondi stratosferici si potrebbero riportare usufruibili turisticamente;

per non essere ripetitivo rinuncio a descrivere lo stato di sciattezza, del terrazzo, così pure dei locali e la stessa gradinata che porta al terrazzino che ospita la stazione dell’Aeronautica Militare.

In conclusione caro Luigi, sappiamo benissimo che per conservare e valorizzare questi nostri simboli, non accorra nessun genio e nessuna multinazionale, ma solo l’amore per Termoli».

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