Madri costituenti, 70 anni di battaglie femminili
GUGLIONESI. Qualcuno, una volta scrisse “chi dice Donna dice Danno. Ed è vero perché danno la vita, danno la speranza, danno il coraggio e il conforto, danno l'amore”.
E’ così? Sicuramente, ma le donne non sono solo questo. Non possiamo pensare di relegare le donne a questo stereotipo, non possiamo pensare che la donna sia solo ed esclusivamente il fulcro del focolare di casa.
La donna ha lottato e lotta ancora per i suoi diritti e doveri, lotta ancora contro un paese maschilista che, la vede solo come una casalinga che deve stare a casa ad accudire e crescere figli. Lotta contro le violenze che, quotidianamente, subisce in casa e fuori. Lotta contro lo stalking, il mobbing, la disparità di stipendio che intercorre con il genere maschile. Perché per la donna, in un mondo maschilista come il nostro, è un regalo poter lavorare e portare i “pantaloni”.
Non era così, però, settant’anni fa. O meglio, le donne che settant’anni fa hanno fatto la storia non volevano questo. Erano solo 21, ma sono riuscite a far sentire la propria voce e dar vita ad alcuni diritti fondamentali per il genere femminile. Tante volte, però, pensiamo che quei diritti siano solo belli da leggere perché, poi, non vengono applicati.
Tra le Madri Costituenti, nove erano comuniste, tra cui cinque dell’UDI, Adele Bej, Nadia Gallico Spano, Nilde Jotti, Teresa Mattei, Angiola Minella, Rita Montagnana, Teresa Noce, Elettra Pollastrini, Maria Maddalena Rossi;
nove democratiche cristiane, Laura Bianchini, Elisabetta Conci, Filomena Delli Castelli, Maria De Unterrichter Jervolino, Maria Federici, Angela Gotelli, Angela Guidi Cingolani, Maria Nicotra, Vittoria Titomanlio; due socialiste, Angelina Merlin e Bianca Bianchi e una della lista ”Uomo Qualunque”, Ottavia Penna Buscemi.
Tutte le Madri, con il loro impegno e le loro capacità, segnarono l'ingresso delle donne nel più alto livello delle istituzioni rappresentative.
Quattordici erano laureate e molte insegnanti, qualche giornalista-pubblicista, una sindacalista e una casalinga; 14 erano sposate e con figli. Molte avevano preso parte alla Resistenza, pagando spesso personalmente e a caro prezzo le loro scelte, come Adele Bei, condannata nel 1934 dal Tribunale speciale a 18 anni di carcere per attività antifascista, Teresa Noce, detta Estella, che dopo aver scontato un anno e mezzo di carcere, perché antifascista, fu deportata in un campo di concentramento nazista in Germania dove rimase fino alla fine della guerra e Rita Montagnana che, aveva passato la maggior parte della sua vita in esilio.
Cinque delle ventuno Madri Costituenti, Maria Federici, Nilde Iotti e Teresa Noce del Pci, Angelina Merlin (Psi) e Angela Gotelli (Dc), entrarono a far parte della “Commissione dei 75”, quella commissione incaricata dall’Assemblea Costituente di formulare la proposta di Costituzione da dibattere e approvare in aula.
La nostra Costituzione, grazie alla lotta di queste donne, contiene il principio di eguaglianza tra i dodici fondamentali e lo esplicita in maniera più che esaustiva all’art. 3. I veri articoli che dobbiamo prendere in considerazione sono l’art. 37 e l’art. 51.
Un tema interessante, fortemente voluto dalla Presidente dell’Arci F. Iovine di Guglionesi, Margherita Di Prospero che, insieme ad altre signore, nella giornata di mercoledì 12 dicembre, ha letto i principi fondamentali di queste straordinarie donne che hanno cambiato lo scenario femminile del dopoguerra.
Uno scenario che, però, è ancora lontano dalla pratica. «Non basta averle scritte queste cose, bisogna che siano seguite da tutti. La donna è uguale all’uomo, tutti lo dicono ma in tanti lo dimenticano».