La statua della Madonna Nera in processione tra gli ulivi

La devozione gio 04 aprile 2024
Cronaca di La Redazione
4min
La statua della Madonna Nera in processione tra gli ulivi ©Termolionline.it
La statua della Madonna Nera in processione tra gli ulivi ©Termolionline.it
La statua della Madonna Nera in processione tra gli ulivi

COLLETORTO. “La più bella sei tu”. “O Madonna Nera”. “Guidaci Tu”. L’invocazione alla graziosa Madonnina Nera con la sua damasa e il Bambinello sorridente in mano commuove i presenti e chi viene da lontano nel giorno del Lunedì dell’Angelo. In fila indiana si sale a piccoli gruppi. Le preghiere si diffondono per le campagne circostanti. Tra le tante una voce vibrante più forte sembra ovunque dominare. Mentre una farfalla gialla s’invola fino al sagrato della chiesetta, tra i fiori e il prato verde, la preghiera devozionale sale di tono. Inaspettatamente intenerisce i cuori. Lo sguardo è più attento. C’è il respiro dell’anima sulla terra che sa di primavera. Tra i ramoscelli di ulivi i pensieri sembrano più certi. Nel silenzio si avvertono le emozioni più belle. La sacra statua portata a spalle dalle donne sulla collinetta in processione è al centro dell’attenzione.

La Madonna nell’occasione è regina degli ulivi che popolano il paesaggio agricolo di questa vasta area rurale. Si tratta di una scena ambientale aperta al territorio che colpisce lo sguardo dell’osservatore, tra il vallone, Piana Porcara, la Difesa olivetata e la macchia mediterranea. Anche se per un attimo, il trionfo dei sentimenti più puri viene assicurato. Qui il vento caldo piega le fronde. S’intreccia alle voci fra i mandorli. Talvolta le confonde. La Madonna è alla sua prima uscita dalla sua dimora rurale sotto un caldo afoso che pare voler saltare la stagione primaverile da poco entrata. In questo contesto inusitato sale così di tono il canto delle donne che portano la sacra statua in processione. La litanìa riecheggia più volte. Vola in alto. Si sentono i passi sul vecchio percorso sterrato, ad anello, tra il prato verde, i fichi d’india e gli ulivi argentei intorno alla cappella. Il canto risuona tra i ramoscelli di ulivo. La venerazione è tanta.

Si sa che si perde tra le pieghe di un tempo lontano e rinsalda non pochi legami. Nel cammino ritornano i ricordi più cari. Sulle ali della memoria si ricordano i tempi di ieri quando il luogo era pieno di donne e di contadini vestiti a festa per l’occasione. Non mancavano gli animali da soma, i bambini a cavallo, il buon vino e i cibi più genuini fatti in casa. Non mancava il cestino di pasta con l’uovo simbolo di perfezione.

Cibo sacro nel giorno della Madonna. Una vera leccornia di cui tutti andavano ghiotti. Il divertimento veniva assicurato dai gruppi e dai riti. Dai giochi tradizionali che ritrovavano il loro momento di gloria sull’ampia spianata. Il prato intorno alla chiesa, dopo la processione, si trasformava tra l’altro in una grande tavola festosa animata da gruppi di famiglia. Anche oggi si respira un’aria festosa anche se tanti aspetti, presenze e riti sono cambiati nel cammino del tempo. C’è tanta gente tra le bancarelle. I bambini continuano a giocare sul prato verde liberamente. Fino a tarda mattinata il viavai è continuo. La collina si riempie di gente raggiunta anche da famiglie e gruppi di amici provenienti dai paesi limitrofi. Su Santa Maria sono soprattutto i più piccoli a divertirsi come si deve all’aria aperta. A rincorrersi. A sorridere.

A far sentire in definitiva una voce diversa che sa di tanta gioia di vivere.  In mezzo a questo angolo di natura rimasto intatto indubbiamente è piacevolissimo vivere la festa tra quanto di meglio l’ambiente ci riserva. Non viene meno poi la tradizione religiosa con tutti i suoi valori.

È d’obbligo entrare in chiesa. Pregare in silenzio. Accendere una candela. Alzare gli occhi verso l’angolo dove c’è la statua del Cristo appena risorto. Inginocchiarsi davanti alla Madonna. Protettrice dei bambini, delle campagne e degli ulivi circostanti. Ai bambini infine viene riservata un’attenzione particolare a conclusione della processione. I bambini presenti vengono benedetti da Padre Vincenzo con un ramoscello di olivo. Simbolo di pace e di rinnovamento alla ricerca di quelle certezze che danno sicurezza. Ci troviamo in un contesto agricolo ricco di risorse naturali. Ma decisamente periferico. Protetto dai profili delle ultime propaggini collinari orientate verso la vallata sottostante. A conclusione della cerimonia religiosa ogni singolo bambino poi viene chiamato davanti alla Madonna Nera Lauretana per ricevere una collanina con la sua effige.

Un momento di preghiera profonda apre ogni cuore. Un atto d’amore. Un pensiero per far crescere i valori dell’uomo. Un momento gioioso che ricorda a tutti come sia importante oggi vivere le tradizioni religiose. Dove la voce dello spirito è felice e dà senso al proprio cammino di vita.  Una curiosità. Nel Catalogo Borrelliano, riferito al XII secolo, è titolare di Laureto, il sito dove sorge la solitaria chiesetta rurale di Santa Maria Lauretana, Guglielmo d’Anglona dei Conti de’ Marsi. Nel 1256 diviene titolare del feudo sua moglie Rigandasia. Una signora feudale di tutto rispetto che, con le sue azioni, segna la storia di questa terra gloriosa. Oggi, Rigandasia, in abiti medievali, è tra le protagoniste del corteo storico di Colletorto che si celebra il 12 agosto in onore di Giovanna I d’Angiò. La storia di ieri s’intreccia agli appuntamenti odierni per dare più voce alle risorse del luogo.

Luigi Pizzuto

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