"Carne viva" è il racconto dell’amore, dell’emigrazione e di un cerchio chiuso dopo 100 anni
GUGLIONESI. Carne Viva, quella ferita che pulsa. Che fa male persino all’anima. Che ti tocca dentro fino al cuore. Carne viva è il racconto dell’amore, dell’emigrazione e di un cerchio che, dopo oltre 100 anni, ieri a Guglionesi si è chiuso.
Si è chiuso tra la commozione dei presenti e di chi ha riportato a casa Umberto.
“Umberto è tornato a casa”. Anzi, nonno Umberto è tornato a casa.
Alla presentazione del libro “Carne Viva” di Nadia Verdile, quel signore Umberto è diventato il nonno di tutti.
Una storia toccante che affonda le radici nella Guglionesi a cavallo tra fine 800 e inizi 900.
Quando c'erano ceti sociali da rispettare, quando non potevano mescolarsi, quando non potevano avere rapporti umani tra di loro e tantomeno innamorarsi.
Una storia d'amore, corrisposta ma ostacolata proprio dal ceto sociale.
I genitori di Umberto non possono tenerlo. Lei, la mamma, giovane donna di un casato importante, lui, il papà, giovane maestro di pianoforte della giovane.
Non era legale l’aborto ma anche lo fosse stato, sarebbe stato uno scandalo.
Umberto viene alla luce. Un bacio in fronte dalla mamma e viene dato in adozione alla famiglia Mancini.
Eleonora, la madre dal dolore impazzirà mentre il padre, Ernesto, lo seguirà da lontano dando del denaro per il sostentamento, la crescita e l’istruzione di Umberto.
Una storia da leggere tutta d’un fiato. Una storia da pelle d’oca che ti porta lontano nel tempo. Quando anche un solo sguardo tra ceti sociali differenti era motivo di scandalo.
Quando tentare la fortuna in America, oltre oceano era un atto di coraggio. Era pensare che lì, dall’altra parte del mondo era tutto migliore, tranne che per le misure, “qui misurano con i piedi (feet) e mi sa che lo facciamo meglio noi”.
È grande la gioia di Nadia, negli occhi un misto tra gratitudine e felicità. È tornata a casa anche lei. Perché grazie a Umberto e Concetta lei vive. I suoi avi, raccontati a lei tramite zia “Pallotta”, tramite fotografie, tramite racconti di quei tempi. Racconti che bruciano dentro, nell’anima. Ma che non fanno più male.
Il filo rosso l’ha raggiunta.
“Un'antica leggenda cinese parla del filo rosso del destino, dice che gli dèi hanno attaccato un filo rosso alla caviglia di ciascuno di noi, collegando tutte le persone le cui vite sono destinate a toccarsi. Il filo può allungarsi, o aggrovigliarsi, ma non si rompe mai”.
“Umberto è tornato a casa- dice Nadia- Qualcosa in più di un'emozione fortissima.
Umberto è tornato là dove tutto è cominciato. È stato un cammino difficilissimo.
Sembrava che i fili rossi non volessero mai incrociarsi. Umberto torna dove l'amore dei suoi genitori gli diede vita.
Il cerchio si chiude e io, noi, sono e siamo felici”.
L’abbraccio di Guglionesi è arrivato a lei tramite il sindaco Mario Bellotti, il vice sindaco Giuliano Senese e il consigliere delegato alla cultura Michele D’Anselmo che, per l’occasione le hanno regalato il gagliardetto di Guglionesi e la spilla.
“La spilla più importante che io possa ricevere” consegnata poi alla figlia Dafne per la continuità della discendenza.