Larino ricorda i tre suoi figli migliori

gio 12 maggio 2022

Nota storica

Cultura e Società di La Redazione
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Larino ricorda i tre suoi figli migliori ©TermoliOnLine
Larino ricorda i tre suoi figli migliori ©TermoliOnLine

LARINO. Particolari manifestazioni in onore dei Santi Primiano, Firmiano e Casto, Compatroni di Larino e dell’intera diocesi, si svolgeranno a Larino il 15 e 16 maggio. Il programma prevede, tra altro, nella mattinata del giorno 15 un corteo processionale a cui parteciperanno fanciulli con i caratteristici “Palii”, consistenti in lunghe aste di legno sulla cui sommità sono posti drappi multicolori e multiformi, finemente lavorati, che indicano il trionfo della fede ottenuto con il sacrificio della vita ed in serata una processione per il centro storico medioevale.

La presenza cristiana nell’attuale territorio basso-molisano è documentata, all’inizio del IV secolo, dal sacrificio dei Martiri Larinesi Primiano, Firmiano e Casto, trucidati sotto Diocleziano tra il 303 ed il 304.

Il Vescovo-Storico di Larino mons. Giovanni Andrea Tria, ci fa notare che “quanto fu chiaro in ogni tempo il culto di questi tre Santi […] Primiano, Firmiano, e Casto, Larinati Martiri, ne’ Frentani, ne’ Pugliesi, ne’ Sanniti, e poi disteso anche tra’ Napolitani […]; altrettanto sono ignote le memorie delle loro Sagre gesta, del tempo in cui vissero, e di altre appresso”.

Ciò non deve destare meraviglia perché, come è noto, salvo qualche rara eccezione, non si hanno fonti storiche scritte, contemporanee o immediatamente successive, sulla vita e le opere di coloro i quali testimoniarono, agli albori del cristianesimo, la propria fede con il sacrificio della vita.

Anche per i Santi Larinesi, quindi, bisognerà attendere i secoli seguenti per trovare accenni consistenti in varie documentazioni. Erano tempi, però, in cui il campo dell’agiografia veniva invaso da colorite leggende che interessavano i martiri in particolare, specie i più popolari.

Neanche per i nostri Santi furono risparmiate narrazioni fantasiose. Su di loro, infatti, tra l’XI ed il XII secolo, fu redatto un “Passionario” che mons. Tria attribuisce a “qualche affettato, e ignorante scrittore” perché considerato “un miscuglio pieno di cose vere e finte […] per gli anacronismi, per le contradizioni, e fatti favolosi”.

Per i primi secoli, oltre alla ininterrotta tradizione orale, esiste una preziosa documentazione archeologica che potrebbe confermare il loro culto a Larino. Si tratta di una basilica paleocristiana del IV o V secolo sorta, probabilmente, sul luogo del loro martirio avvenuto, secondo una plurisecolare memoria, mediante decapitazione. In quel sito venne rinvenuta la lapide, oggi non più esistente, posta sulla cavità dei loculi, di cui parla mons. Tria. La lastra in questione, di certo non contemporanea alla primitiva sepoltura ma, probabilmente, appartenente all’epoca della traslazione dei sacri corpi da Larino a Lesina e cioè al IX secolo, presentava la seguente iscrizione preceduta da un segno di croce: “in pace Christi: locus Primiani Firmiani et Casti MM. qui passi sunt sub Diocletiano”. Non è da escludere che l’epitaffio possa essere stato posto sul sepolcro dei tre Martiri dai Benedettini che, proprio in quel posto, edificarono, tra l’VIII ed il X secolo, un loro monastero dedicandolo a San Primiano.

Tale complesso, intorno al 1300, venne assorbito dall’Ordine di Malta con il titolo della celebre “Commenda di San Primiano”. Per volere del Vescovo di Larino mons. Carlo Maria Pianetti (1705-1725), in quell’area venne edificata l’attuale cappella di San Primiano, oggi chiusa dal cimitero omonimo.

Tra le prime testimonianze scritte riguardanti la particolare devozione verso i Santi Martiri Larinesi sono da considerare i due “Atti…” medioevali di San Pardo, Patrono principale di Larino e diocesi.

Entrambe le fonti (che potrebbero appartenere ad un unico autore) si interessano di come, nell’842, i lesinesi ed i lucerini “presero di nascosto i due corpi dei Santi Primiano e Firmiano” da Larino, dove “riposavano, e li portarono a Lesina”, facendo rivivere l’atmosfera religiosa del tempo basata sui numerosi trafugamenti di reliquie, comuni durante tutto il Medioevo. Giovanni Battista Pollidoro, nel suo commentario del 1741, fa notare che quei larinesi scampati dalla strage operata dai Saraceni poco tempo prima, “sentirono che la più grande sventura era caduta sulla loro città, quando trovarono vuoti i venerati sepolcri dei Santi Martiri”.

Mons. Tria fa osservare che gli abitanti di Lesina, “de’ quali gran parte erano cittadini di Lucera”, anche prima dell’842, erano a conoscenza dei “prodigi, e miracoli, che si opravano in Larino per li meriti, e ad intercessione de’ Santi Martiri”, e quindi è facile supporre che già era abbastanza diffuso tra loro il culto verso quegl’Eroi della fede. Lo stesso mons. Tria fa notare che i lesinesi “con gran pompa principiarono, e continuarono […] a celebrare la festa di S. Primiano, e Firmiano, come di loro Padroni li 15 Maggio”.

E’ opportuno ricordare che nella seconda metà del XVI secolo, Lesina fu distrutta da una inondazione del mare motivo per cui fu disposto, dai Governatori della Santa Casa dell’Annunziata di Napoli, dal 1411 feudataria del luogo, il trasferimento delle reliquie nella città partenopea. La traslazione dei sacri resti avvenne tra il 28 ed il 30 di aprile del 1598 e tuttora essi si trovano nella “Cappella del Tesoro”, appositamente realizzata all’interno del grande tempio napoletano dedicato alla Santa Annunziata.

Sono numerose le prove scritte che attestano la venerazione dei tre Martiri nel secondo millennio.

La celebrazione della loro festa nella diocesi di Larino, dal 20 settembre 1741 ha assunto anche un maggiore significato per aver ottenuto, in quella data, l’approvazione ufficiale del Papa Benedetto XIV. Quel “Proprio”, voluto da mons. Tria, contiene le orazioni e le lezioni di alcuni Santi particolari della circoscrizione ecclesiastica frentana, ed ovviamente quelle riguardanti i Santi Martiri Larinesi, con l’indicazione del grado con cui celebrare le loro festività.

A tali “Officia Propria Sanctorum Patronorum recitanda in Civitate, et Dioecesi Larinensi”, seguirono altri fino al secolo scorso.

Alle riferite testimonianze storiche va doverosamente aggiunta la citazione del Papa San Giovanni Paolo II fatta nel suo primo discorso pronunciato in terra di Molise il 19 marzo 1983. Il Pontefice, in quell’occasione così si espresse: “Affido questi pensieri […] ai Santi Martiri Larinesi, la cui intercessione invoco oggi, in modo particolare, per voi tutti, perché, come loro, sappiate vivere con rinnovato impegno le esigenze della fede e della solidarietà umana, di cui essi furono testimoni e campioni esemplari”.

Poiché si è accennato alle reliquie dei Santi Primiano e Firmiano, prima trafugate dai lesinesi e lucerini e poi traslate a Napoli, ma non si è fatta alcuna menzione dei resti mortali di San Casto, è opportuno rammentare che il Vescovo mons. Rocca, tra il 28 luglio ed il 5 agosto del 1833, fece traslare dalla cattedrale alla novella chiesa della “Visitazione”, il corpo di San Casto, rimasto sempre a Larino perché, secondo la tradizione, non fu rinvenuto in tempo utile per essere sottratto insieme a quelli degli altri due Martiri Larinesi.

Giuseppe Mammarella

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