Moderna scuola medica napoletana fondata dal molisano Pietro Ramaglia
RIPABOTTONI. Nella splendida location della chiesa di Santa Maria Assunta di Ripabottoni, opera dell’architetto Ferdinando Sanfelice, oggi monumento nazionale, è stato presentato il libro: Pietro Ramaglia (1802-18075). Il medico molisano fondatore della Moderna Scuola Medica Napoletana.
Prima presentazione del libro fresco di stampa, nella cittadina che lo vide nascere e nella chiesa dove fu battezzato.
Qui, in un’atmosfera, che parla del glorioso Settecento Napoletano, immersi nelle opere dell’artista ripese Paolo Gamba, allievo del più noto Francesco Solimena, la cui chiesa conserva La caduta degli angeli ribelli, dopo 220 anni dalla nascita di Pietro Ramaglia, gli autori monsignor Gabriele Tamilia e la dottoressa Gabriella Paduano hanno ridestato dall’oblio il sommo clinico.
Franco Ciufo, delegato per l’Abruzzo e il Molise dell’Ordine Costantiniano di San Giorgio, a cui il Ramaglia apparteneva e che ha patrocinato la pubblicazione del volume, ha presenziato l’evento.
Dopo i saluti del sindaco di Ripabottoni, Orazio Civetta, hanno dialogato con gli autori Mons. Gianfranco De Luca, Vescovo della Diocesi Termoli- Larino, il prof. Italo Testa, ex primario del Cardarelli di Campobasso, noto conoscitore della Storia della Medicina molisana e napoletana, la Dott.ssa Carolina De Vincenzo, rappresentante dell’Ordine dei medici di Campobasso, Mons. Claudio Palumbo, Vescovo della Diocesi di Trivento.
Un torrido pomeriggio di luglio, una chiesa affollata di gente per ricordare quel piccolo uomo, di umili origini che dal Molise si recò a Napoli. Qui studiò al prestigioso Collegio Medico Cerusico, si innamorò della anatomia patologia e stampò un libro la Notomia topografica nel 1840, che rivoluzionò la Medicina. Divenne nel 1851 medico di corte, senza essere cortigiano, nel 1833 fondò una scuola, in cui si formarono circa 200 giovani, ebbe alunni famosi come il conterraneo Cardarelli, il Palasciano, Domenico Capozzi. Non dimenticò mai, anche quando era onorato in tutto il Regno di Napoli dei suoi umili natali, si occupò sempre dei più poveri e si fece seppellire nel 1875, nel Cimitero delle 366 fosse, dove erano quegli “Incurabili” di cui si occupò tutta vita.
Un molisano illustre, figlio del suo tempo, che fu scienziato, ma anche uomo pio e caritatevole, seppe coniugare la Scienza con la Fede, un San Giuseppe Moscati della nostra terra.