Petacciato: squarci di memoria, gente di fede e vita
PETACCIATO. L’Associazione Culturale Parrocchiale amici di San Rocco è lieta di proporre per l’agosto 2022 la mostra fotografica Petacciato: squarci di memoria, gente di fede e vita.
L’attenzione al passato è una caratteristica da coltivare e rivalutare.
Il passato e le memorie ci aiutato a capirci e a capire il presente e il futuro.
L’uomo è dipendente dalla memoria perché lo lega all’origine, senza origini, cioè senza un punto di partenza, non sappiamo dove andare.
La fede nel progresso e nella tecnica ha trascurato il passato e le memorie tagliando di fatto legami con le origini.
La memoria è la via che ci conduce al di là di noi stessi è una sorta di silenziosa energia che ci permette di vincolarci alla storia personale e comunitaria.
La nostra di storia non è mai singola è comunitaria perché nella convivenza comunitaria può affermarsi il singolo.
È bello avere un passato esso è incancellabile. Avere un passato significa che la mia esistenza si apre a volumi dell’essere che mi sfuggono.
Attraverso le memorie e il passato l’uomo ha dentro di sé qualcosa che non capisce totalmente ma che lo aiuta ad essere se stesso. «La memoria, stando nell’uomo, contiene qualcosa che non comprende l’uomo stesso» (Sant’Agostino, Confessioni X, 5,7).
C’è un solido legame tra memoria e tempo presente, poiché ricordare significa riportare al presente; in un certo qual modo la memoria non ripete il passato ma lo ri-crea.
Il grande scrittore tedesco Goethe ha scritto: «chi non ricorda il bene non può sperare».
Le foto proposte vogliono aiutarci a ravvivare la memoria a non perdere il legame con il passato perché, memoria e passato, aiutano il presente e il futuro.
Ricordare vuol dire approfondire gli eventi, scoprirne le fondamenta ultime, gettare un legame solido tra i tempi dell’uomo.
Per questo l’uomo che ricorda non si limita ad evocare il passato, nostalgicamente, ma lo trasforma in energia vitale.
I ricordi devono aiutarci a ri-leggere la storia in modo nuovo, alla luce della sua totalità, facendo sì che gli eventi passati acquisiscano una tonalità diversa.
L’uomo è fatto e vive di ricordi, quando questi, però, si fissano, senza aprirsi alla rilettura della novità, i ricordi diventano come delle prigioni.
Petacciato: squarci di memoria, gente di fede e vita attraverso le foto in bianco e nero spalmabili dagli inizi del novecento fino alla metà degli anni ’60 viene fuori uno spaccato della vita e dell’agire di un popolo che attraverso le relazioni sociali, il lavoro, il culto e le devozioni ha fatto la sua storia.
Questa storia non si cancella, anzi diventa per ogni petacciatese motivo di orgoglio nonostante la miseria e le miserie del passato.
La mostra è distribuita in tre «gallerie»: la fede e il culto, la vita e il lavoro.
La fede e il culto: Non possiamo negare il ruolo educativo e comunitario della fede quanto questa abbia tenuto unita la comunità attraverso gesti e atti di devozione.
La devozione a san Nicola di Bari e a sant’Antonio di Padova dicono l’ardore e le convinzioni di un popolo.
Matrimoni, comunioni, funerali confermano la vita di fede di gente semplice e povera, convinta che il culto, la religione, potesse aiutare ad andare avanti e a rendere la comunità più se stessa.
La vita: Le foto sono un’istantanea della vita e dei luoghi vitali in cui si viveva e cresceva. Squarci del paese che abbracciano un arco temporale dagli anni ’20 fino alla metà degli anni ’60.
Le foto bloccano l’istante ci fanno capire come si viveva, come erano le strade, le case, l’abbigliamento delle persone, dei bambini e degli adulti, insomma le foto descrivono le condizioni economiche e sociali di un popolo e narrano, nel tempo, il passaggio da condizioni di indigenza e povertà ad una riabilitazione sociale ed economica per i primi anni ’60 in avanti.
Il lavoro: Le foto fermano gli istanti di vari tipi di lavoro, un lavoro fatto di fatica e sudore, un lavoro necessario ed utile per la realizzazione del singolo, delle famiglie e della comunità.
Molti dei lavori mostrati nelle foto non ci sono più, rimane il ricordo di come si lavorava e con che cosa si svolgeva il lavoro.
La mostra crea soddisfazione: rivedere in foto antiche parenti e amici produce un certo «orgoglio» buono di come eravamo, genera legami con il passato e con la comunità cui apparteniamo.
Una foto in bianco e nero del secolo passato dice molto di più di quel che viene mostrato perché genera pensiero, ricordi, in un certo qual modo diventa storia che nessuno può cancellare!