Torniamo al gusto del pane, per una Chiesa eucaristica e sinodale
Termoli, Larino Delegazione della diocesi di Termoli-Larino al Congresso Eucaristico Nazionale di Matera
TERMOLI. “Torniamo al gusto del pane, per una Chiesa eucaristica e sinodale”. È il tema del XXVII Congresso Eucaristico Nazionale, che si è tenuto dal 22 al 25 settembre 2022 a Matera. Il Consiglio Episcopale Permanente della Conferenza Episcopale Italiana lo ha definito «parte integrante del Cammino sinodale delle Chiese in Italia, in quanto manifestazione di una Chiesa che trae dall’Eucaristia il proprio paradigma sinodale». Il Congresso Eucaristico Nazionale si configura come la tappa contemplativa del Cammino sinodale delle Chiese italiane.
Anche la nostra diocesi di Termoli- Larino ha partecipato con una delegazione (nella foto da sinistra Cristina Cornacchione, Grazia Servillo, don Pasquale Antonetti e suor Mary Maguta) a questo importante momento di vita ecclesiale dove preghiera, riflessione e confronto prendono forma e profondità nella forza del Pane Eucaristico.
E proprio il pane è stato al centro di ogni momento del cammino eucaristico che la Chiesa è stata esortata a vivere. Matera è la città del pane, un pane particolare, che Mons. Caiazzo, vescovo dell’arcidiocesi di Matera – Irsina, ha più volte definito un pane trinitario, raccontando, come nella tradizione, le donne impastassero il pane nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, e nel nome della Trinità il pane ha una forma specifica per essere spezzato e condiviso quasi all’infinito.
Tornare al gusto del pane. vuol dire tornare a ciò che è essenziale, al gusto che fin da bambini abbiamo imparato a riconoscere, quel gusto del pane che evoca mensa, casa, famiglia, elementi semplici che mescolati con saggezza sanno dare il vero nutrimento.
Per i congressisti è stata un’esperienza in cui la città, il pane, l’Eucarestia si sono intrecciati, donando nuova linfa e spessore ai diversi momenti di ascolto, confronto e liturgici che abbiamo avuto la grazia di vivere.
Molti sono stati i momenti che ci hanno invitato ad alzare gli occhi verso il cielo come la “Via Lucis” tra i Sassi. Le otto stazioni, con letture tratte dal Nuovo Testamento, ci hanno invitato a riflettere e pregare su Gesù che si pane per salvare il mondo e donare all’uomo una nuova speranza.
Anche la lunga processione Eucaristica è stato un segno particolarmente significativo nelle giornate del Congresso. La processione, partita da un quartiere popolare, è giunta fino al centro della città in un grande silenzio, tutti avevamo la certezza che il Signore era in cammino con noi, presente nella sua Chiesa e tra le strade della città degli uomini.
Un profondo senso di spiritualità ha accompagnato anche le relazioni che ci hanno guidato a comprendere come il pane Eucaristico va spezzato sui diversi altari della vita:
l’altare del creato – dove il pane frutto della terra e del lavoro dell’uomo diventa segno di gratitudine e di unità;
l’altare della tavola domestica- dove il pane nutre e dà la gioia della festa;
l’altare del Signore- che raduna tutta la comunità cristiana;
l’altare della Chiesa - il pane cambia il nostro cuore e ci fa comunità;
l’altare del mondo – il pane spezzato come servizio all’umanità;
l’altare del regno dei cieli- il pane spezzato alimenta in noi il desiderio di santità.
Il Congresso Eucaristico di Matera si è concluso con la Celebrazione Eucaristica presieduta da Papa Francesco che ha, con la sua presenza, riempito di gioia il cuore di tutti i partecipanti.
Nella sua omelia Papa Francesco ci ha esortato, ancora, a sognare:
“Fratelli e sorelle, sogniamo. Sogniamo una Chiesa così: una Chiesa eucaristica. Fatta di donne e uomini che si spezzano come pane per tutti coloro che masticano la solitudine e la povertà, per coloro che sono affamati di tenerezza e di compassione, per coloro la cui vita si sta sbriciolando perché è venuto a mancare il lievito buono della speranza.”
L’esperienza del Congresso Eucaristico ci ha ricordato la nostra altissima vocazione: farci pane da prendere, spezzare e donare agli altri. Ci ha insegnato a recuperare uno sguardo contemplativo: nel tempo che viviamo abbiamo l’impressione che la fede sia smarrita e che sia nascosta sotto una spessa coltre di cenere; eppure sappiamo che possiamo contribuire a disseppellirla dai nostri cuori (cf. Etty Hillesum, Diario), e dai cuori di chi cammina accanto a noi.