Patto educativo, il documento integrale firmato ieri in municipio

Il testo lun 27 marzo 2023
Cultura e Società di La Redazione
9min
Patto educativo, il documento integrale firmato ieri in municipio ©Termolionline
Patto educativo, il documento integrale firmato ieri in municipio ©Termolionline
Patto educativo: l'intervista alla direttrice dell'Usr Molise Sabatini

TERMOLI. Domenica 26 marzo 2023, a conclusione delle iniziative dedicate ai 40 anni della storica visita di San Giovanni Paolo II a Termoli promosse dalla Diocesi e dal Comune, è stato sottoscritto in municipio il patto educativo adeguato alla realtà del territorio del Basso Molise. 

Alla firma erano presenti, tra gli altri, il Cardinale Giovanni Battista Re, Decano del Collegio cardinalizio, il vescovo, mons. Gianfranco De Luca, il sindaco di Termoli, Francesco Roberti, il direttore dell'Ufficio Scolastico Regionale, Anna Paola Sabatini, i dirigenti scolastici o loro delegati di tutti gli istituti dell'area bassomolisana, dal consigliere dell'Ordine dei giornalisti del Molise, Pino Cavuoti, e Rita D'Addona, presidente regionale Ucsi (Unione Stampa Cattolica Italiana). 

La firma del patto educativo, aperto anche ad altri contributi, segue la settimana di incontri e riflessioni scaturiti dalla proposta del “patto educativo” lanciata da Papa Francesco il 12 settembre 2019. Una proposta avvertita come necessaria che nasceva dalla consapevolezza che «mai come ora, c’è bisogno di unire gli sforzi in un’ampia alleanza educativa per formare persone mature, capaci di superare frammentazioni e contrapposizioni e ricostruire il tessuto di relazioni per un’umanità più fraterna». Il Papa declinava quel patto in termini di alleanza fra le varie dimensioni della vita: «tra lo studio e la vita; tra le generazioni; tra i docenti, gli studenti, le famiglie e la società civile con le sue espressioni intellettuali, scientifiche, artistiche, sportive, politiche, imprenditoriali e solidali. Gli incontri organizzati dal 19 al 25 marzo dalla diocesi e dal Comune di Termoli hanno avuto dunque l'obiettivo di coinvolgere e sensibilizzare le varie agenzie educative (la scuola, la famiglia, la chiesa, il mondo dello sport e del volontariato, i social media). Tutti i video degli incontri, a cura di don Fernando Manna, sono disponibili sul canale YouTube della diocesi di Termoli-Larino.

"Un'occasione di grazia – ha evidenziato mons. De Luca – che il Signore ci ha voluto donare in questa ricorrenza speciale per investire sempre più sulla rete virtuosa di relazioni, partendo dall'ascolto di tutte le realtà del territorio, guardando ai giovani, ai fragili, ai poveri, cercando di non lasciare solo nessuno. In tal senso abbiamo accolto l’appello di Papa Francesco per un “Nuovo Patto Educativo” a servizio della comunità e delle istituzioni volto alla formazione di persone mature e impegnate nella costruzione della “città degli uomini”. Un sincero ringraziamento a tutti coloro che hanno condiviso con sensibilità e attenzione questo importante documento dedicato con amore al territorio, alle persone che lo vivono ogni giorno”

Il patto è un documento aperto, strutturato in otto punti, che richiamano altrettanti impegni: 1) rimettere al centro di ogni processo educativo la persona; 2) ascoltare le giovani generazioni per costruire un futuro di giustizia e pace; 3) promuovere la donna superando il gap tra uomini e donne, 4) responsabilizzare la famiglia considerandola il primo e indispensabile soggetto educatore, 5) aprirsi all'accoglienza tutelando i deboli e i fragili in un mondo globalizzato; 6) uso consapevole e responsabile degli strumenti digitali; 7) custodire la casa comune proteggendo l'ambiente; 8) rinnovare l'economia e la politica superando il senso di estraneità esistente tra cittadini e politica.

Di seguito il testo integrale del Patto.

Siamo di fronte ad un cambiamento d’epoca che rende la contemporaneità che abitiamo attraversata da mutamenti molteplici, profondi e rapidi. Dinanzi al rischio della paura o del non soppesare adeguatamente le criticità del tempo presente, ma anche – e più radicalmente – di non cogliere le opportunità che esso in modi spesso non semplici da riconoscere pur comunque ci pone innanzi, rileviamo la necessità e il bisogno di dare vita ad un “cammino educativo per far maturare una nuova solidarietà universale e una società più accogliente”.

Il fatto che le metamorfosi di cui siamo spettatori non investono solo alcuni aspetti del mondo a cui siamo abituati, o solo alcuni ambiti ma riguardano le questioni radicali – l’ambito antropologico e di senso del reale –, generando nuove visioni del mondo che si congedano dai paradigmi consegnatici dal passato e dalla storia anche prossima, rendendo instabili e costantemente mutevoli i riferimenti su cui costruire i vissuti, ha delle conseguenze importanti sul piano educativo, poiché non di rado non si sa più che cosa trasmettere – avendo quasi ogni cosa o istituzione perduto credibilità e significatività – ma ancor più drammaticamente è in crisi l’atto stesso dell’educare generando la tentazione dell’abdicare e rinunciare all’idea di poter trasmettere qualcosa. 

Come in ogni cambiamento epocale siamo posti di fronte a sfide enormi che chiedono di essere affrontate con pazienza e coraggio, desiderosi di abitare la complessità perché il futuro dell’umanità e delle nostre comunità si possa declinare in termini positivi, di crescita umana e sociale, evitando i rischi di una globalizzazione dell’indifferenza o dell’affermazione di una cultura dello scarto e costruendo invece una coscienza nuova che, consapevole degli ardui compiti, accetta le sfide e con pazienza e determinazione si spende per costruire scenari migliori, territori più abitabili, coscienze mature, un diverso rapporto con l’ambiente, riducendo il divario tra ricchi e poveri, nord e sud del mondo, uomini e donne, tra le generazioni, ricostituendo e irrobustendo quella alleanza necessaria per un progresso veramente umano fatto di fratellanza, solidarietà, collaborazione, rispetto reciproco, relazioni aperte, valorizzazione dell’altro, giustizia e pace.

In tal senso accogliamo l’appello di Papa Francesco per un “Nuovo Patto Educativo” volto alla formazione di persone mature e impegnate nella costruzione della “città degli uomini”.

Il Papa nel Messaggio per il lancio del patto educativo declinava tale patto nei termini di un’ampia “alleanza educativa” tra le varie dimensioni della vita: «trovare la convergenza globale per un’educazione che sappia farsi portatrice di un’alleanza tra tutte le componenti della persona: tra lo studio e la vita; tra le generazioni; tra i docenti, gli studenti, le famiglie e la società civile con le sue espressioni intellettuali, scientifiche, artistiche, sportive, politiche, imprenditoriali e solidali. Un’alleanza tra gli abitanti della Terra e la “casa comune”, alla quale dobbiamo cura e rispetto. Un’alleanza generatrice di pace, giustizia e accoglienza tra tutti i popoli della famiglia umana nonché di dialogo tra le religioni».

Se tale alleanza educativa rimane lo scopo, i passi da compiere per costruire il “villaggio dell’educazione” Papa Francesco li indicava in tre “forme di coraggio”: il coraggio di mettere al centro la persona secondo una sana antropologia che ci faccia ripensare il senso dell’economia, della politica, della crescita e del progresso. In secondo luogo il coraggio di investire le migliori energie con creatività e responsabilità dando vita a persone aperte, responsabili e disponibili all’ascolto, al dialogo e alla riflessione così da comporre un nuovo umanesimo. In terzo luogo il coraggio di formare persone disponibili a mettersi al servizio della comunità, costruendo relazioni umane di vicinanza e legami di solidarietà.

Nella condivisione di quanto premesso, a fondamento necessario di ogni dichiarazione di intenti, i firmatari del presente patto a servizio delle comunità e delle istituzioni di cui sono espressione si assumono i seguenti impegni.

1) Rimettere al centro di ogni processo educativo la persona. Se vogliamo costruire comunità più accoglienti e una società più solidale occorre un “nuovo umanesimo” che curi tutte le dimensioni della persona evitando la frammentazione e costruendo la relazione. Ciò significa concretamente valorizzare le identità e le differenze senza discriminazione di età, sesso, religione, condizione sociale, etnia, colore della pelle, nella certezza che ogni persona ha la stessa dignità, è portatore di valori e di diritti ed ha un prezioso contributo da offrire per la costruzione delle comunità nelle quali viviamo.

2) Ascoltare le giovani generazioni per costruire un futuro di giustizia e di pace, in cui ognuno si possa realizzare per quello che è e per la singolarità di cui è portatore. Ascolto e dialogo sono i pilastri di una nuova visione del mondo in cui si riscopre il valore dell’educare come “far venire fuori” il meglio di ogni persona nella condivisione. Questo esige: una scuola che si adatti agli alunni che devono essere posti al centro dell’azione educativa; un’offerta educativa di qualità; la promozione del protagonismo degli studenti rendendoli partecipi attivamente; l’attenzione precipua agli studenti con bisogni educativi speciali affinché nessuno resti indietro ed ogni bambino, ragazzo, giovane, possa ricordare con frutto e positività il tempo trascorso tra i banchi di scuola. È inoltre compito della scuola educare ad abitare la complessità, aiutando la formazione di uno spirito critico capace di leggere e discernere le positività e le insidie della contemporaneità e a costruire stili di vita e modelli relazionali basati sul rispetto di sé e degli altri

3) Promuovere la donna superando il gap tra uomini e donne, e i ricorrenti tentativi di emarginare le donne e di costruire società a misura di maschio, irrispettose della diversità femminile e incapaci di valorizzarla. Questo concretamente esige la partecipazione equa delle donne negli organismi di rappresentazione, l’offrire loro concretamente le stesse opportunità e il condannare ogni forma di discriminazione e soprattutto di violenza.

4) Responsabilizzare la famiglia considerandola il primo e indispensabile soggetto educatore. Essa è la cellula fondamentale della società, il luogo dove la funzione educativa ne definisce il senso e la missione. Questo comporta la necessità della priorità delle famiglie nell’educazione dei figli, mediante un loro maggiore coinvolgimento nelle istituzioni educative e negli organi collegiali di decisione. Nel rispetto dei ruoli e dei compiti delle diverse istituzioni, tutte si devono fare promotrici di una maggiore presenza delle famiglie. Fondamentale appare l’alleanza della famiglia con la scuola per costruire patti educativi e incentivare cammini di formazione e autoformazione dei genitori mediante percorsi da attivare nelle scuole.

5) Aprirsi all’accoglienza, tutelare i deboli e i fragili. In un mondo globalizzato ci impegniamo ad arginare e contrastare la globalizzazione dell’indifferenza in cui i più fragili e vulnerabili vengono esclusi e non considerati cittadini a pieno titolo. Il grado di civiltà di una società si misura nella sua capacità di accogliere e tutelare quanti per le loro condizioni fisiche e le loro storie personali, familiari o sociali più hanno bisogno di essere sostenuti, protetti e accompagnati. In tal senso occorre promuovere una sensibilità inclusiva educando all’apertura e all’incontro ed accoglienza dell’altro considerato non un problema ma una risorsa.

6) Nel tempo della globalizzazione particolare valenza ed impatto educativo hanno la vita on line e i social media. Il digitale incide sulla formazione dell’identità, offre grandi opportunità per la costruzione del futuro ma rischia anche di contribuire alla globalizzazione dell’indifferenza. Diventa urgente che la scuola, la famiglia e le istituzioni contribuiscano fattivamente ad un uso consapevole e responsabile degli strumenti digitali. Fondamentale il ruolo degli operatori della comunicazione che sono chiamati a vivere il loro compito con responsabilità e permanente formazione soprattutto sul piano etico.

7) Custodire la casa comune proteggendo l’ambiente, imparando stili di vita più sostenibili e sobri, educando ad una cultura del risparmio e del rispetto della nostra casa comune. Promuovere dunque investimenti per ripensare gli approvvigionamenti energetici e soprattutto cambiare mentalità sviluppando la cura dell’ambiente a partire dalla salvaguardia e diffusione di spazi verdi nei propri territori e centri abitativi fino alla promozione di politiche che incentivino e promuovano comportamenti virtuosi ed impegno nella ricerca. Non ci sarà un’ecologia nuova senza una nuova antropologia.

8) Rinnovare l’economia e la politica: superare il senso di estraneità esistente tra cittadini e politica, reimparare la politica come servizio e come dedizione per il bene comune, formare donne e uomini appassionati per il bene di tutti, intenti a costruire relazioni, progetti che coinvolgano tutti, in vista di un nuovo patto sociale. Inoltre occorre educare ad un diverso modo di vedere l’economia, in un orizzonte di solidarietà e sostenibilità per la costruzione della giustizia e della pace in cui tutti possano beneficiare e non abbia più ad accadere che alla crescita della ricchezza per alcuni si accompagni la crescita della miseria per altri.

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