"Lasciami volare", la toccante testimonianza di papà Gianpietro agli studenti termolesi
TERMOLI. Papà Gianpietro Ghidini, nel suo lungo peregrinare per l’Italia, racconta la propria storia e quella di suo figlio Emanuele.
Una testimonianza di vita, per cercare di condividere l’idea che non solo possiamo sopravvivere al dolore, ma che le sofferenze e le difficoltà della vita ci possono rendere migliori, perché quello che oggi sembra farci cadere può essere quello che domani ci aiuterà a stare in piedi.
Venerdì 12 maggio, nell’Aula Magna del Liceo Classico “G. Perrotta” di Termoli, Gianpietro ha raccontato la sua storia e quella tragica di suo figlio Emanuele morto a soli 16 anni per colpa di un errore fatto ad una età dove i giovani dovrebbero ricevere probabilmente più attenzione dai loro familiari. Ed è proprio questo il cruccio che si porta dietro, fin da quel giorno tragico quando Emanuele decise di tuffarsi, in preda agli effetti di una droga sintetica allucinogena, in un torrente poco distante dalla loro casa che in quei giorni era pure in piena per le grandi piogge. Venne ritrovato privo di vita il giorno dopo alcune centinaia di metri più a valle.
Emanuele si buttò nello stesso punto dove, da bambino assieme al papà quando aveva 6 anni, ributtarono in acqua un pesciolino rosso per non farlo morire, in uno stagno essiccato dalla siccità che, però poco dopo venne ingoiato da una anatra causando un trauma al bambino.
Da qui Giampietro ha creato questa fondazione “Ema Pesciolino rosso". Dopo la morte di Ema, papà Gianpietro con la sua famiglia ha passato giorni terribili. Aveva la sensazione di camminare in un posto a cui non apparteneva più, passava i giorni a fatica con un macigno pesantissimo sulle spalle. Tutto era dolore, dentro e fuori. Perfino le ossa facevano male, schiacciate dal peso della gravità. Ha dovuto riadattarsi alla vita, riprendere anche i gesti più semplici come uscire, parlare con le persone, sorridere.
Dopo pochi giorni però qualcosa è cambiato. Un sogno straordinario con un solo protagonista: Emanuele, che ha risvegliato in lui un’energia inspiegabile, come se il figlio avesse donato le sue energie vitali al padre, come se da due vite separate se ne fosse creata una unica, potenzialmente incredibile. In seguito al sogno papà Gianpietro ha deciso di convogliare queste energie e dedicare la sua vita ai giovani e alla loro crescita, promettendo a suo figlio che avrebbe portato ovunque la sua storia. E Gianpietro è stato di parola, e oggi come ci ha detto in una intervista, ogni volta che parla della storia e della sua giovane vita spezzata davanti ai suoi coetanei, riprende un po’ della sua serenità perduta.
Come se Ema in quei momenti fosse lì presente insieme a lui. Nei momenti di sconforto Gianpietro ha confessato che, appena successa la tragedia, anche lui aveva pensato di togliersi la vita allo stesso modo del figlio ma poi ha pensato a questa eventualità di parlare ai giovani e farlo significava dire loro le parole che non è riuscito a dire a suo figlio. Una storia tragica sulla difficoltà di riuscire nel mestiere difficilissimo del genitore, ma che allo stesso tempo insegna molto a tutti noi.