Non dimentichiamo Giulia: «Una sedia rovinata, 4 tesi di laurea e un paio di scarpette rosse»

Testimonianze ven 24 novembre 2023
Cultura e Società di Alberta Zulli
3min
Non dimentichiamo Giulia: «Una sedia rovinata, 4 tesi di laurea e un paio di scarpette rosse» ©termolionline.it
Non dimentichiamo Giulia: «Una sedia rovinata, 4 tesi di laurea e un paio di scarpette rosse» ©termolionline.it
Giornata nazionale contro la violenza sulle donne a Guglionesi

GUGLIONESI. Una sedia rovinata, 4 tesi di laurea e un paio di scarpette rosse. Il comune di Guglionesi si tinge e si veste di rosso, in occasione della “Giornata internazionale contro la violenza sulle donne”.


Ci sono i nomi delle tante donne uccise, per mano di chi diceva di amarle, da inizio anno. E su quella sedia consunta, rovinata c’è quello di Giulia Cecchettin, la 22enne trovata morta nel lago di Barcis. 

Il suo nome è circondato dalle tesi di laurea delle dipendenti del comune di Guglionesi e dell’ambito territoriale sociale. Tra tutte spicca la tesi di laurea in ingegneria, quella per cui Giulia ha tanto studiato ma che non ha potuto discutere.

È un messaggio forte, un grido di dolore che sfocia nella frase “Basta violenza”. È tangibile il messaggio che le donne del comune vogliono dare. 

Le dottoresse Elmina Smargiassi e Sabrina Di Ninno, dell’ambito territoriale di Termoli, si sono fatte promotrici di questa iniziativa, aiutate dai ragazzi del servizio sociale, dai dipendenti comunali e dall’amministrazione Tomei.

«Sentiamo questo tema del femminicidio molto vicino a noi, in quanto donne e in quanto operatrici sociali- ha dichiarato la dottoressa Smargiassi- non siamo esenti da queste problematiche, anche se viviamo e lavoriamo in un contesto “piccolo” come il nostro. Il nostro ufficio accoglie, spesso, le richieste d’aiuto di donne vittime di violenze, psicologiche e fisiche. Vorremmo che la nostra presidente del Consiglio lavorasse davvero tanto su questa grande e incontrollabile piaga sociale».

Violenze. Violenze di ogni genere. Fisiche e psicologiche. E, infatti, le ragazze del servizio sociale hanno tempestato di frasi l’atrio del municipio. Perché violenza è anche sentirsi dire “stasera non esci. Non vestirti in quel modo. Se mi comporto così è colpa tua. Dammi quel telefono. Se lo fai mi rovini la vita. Io sono così prendere o lasciare. Senza di me non vai da nessuna parte. Ci saranno conseguenze”.

Sono tutti campanelli d’allarme che fanno dire alle ragazze, alle donne “scappate”. Scappata da chi, anche solo con le parole, cerca di tarparvi le ali. Non ne hanno diritto. Nessuno può dirvi quello che dovete fare. Nessuno può privarvi della vostra libertà.

«Diciamo no, con tutte le nostre forze, alla violenza contro le donne e contro ogni persona- ha detto il sindaco Antonio Tomei- come comune e come amministrazione punteremo alla prevenzione e lavoreremo su questo aspetto. Promuovendo iniziative pubbliche in collaborazione con l’istituzione scolastica e con le Forze dell’Ordine».

«Non basta un giorno all’anno o una semplice striscia rossa per contrastare l’incalzante piaga sociale della violenza sulle donne, in Italia e nel mondo- ha dichiarato l’assessore Basler- È solo un inizio ma va incoraggiato e tale occasione deve essere buona per portare in cima alle nostre priorità questo tema e affrontarlo fino a quando qualcosa di concreto non avvenga. Ci vorrà ancora tanto tempo e impegno ma dobbiamo unirci tutti per riuscire a invertire la rotta».

Invertire la rotta, educare al rispetto degli altri. Ma come?

La dipendente comunale Carla Ondesca ha le idee ben chiare.

«In qualità di madre di un figlio di maschio, prometto d’impegnarmi a insegnare i valori del rispetto, della vita altrui non solo della donna ma della persona in generale».

Basta con le violenze. Basta considerare la donna come proprietà privata e come un oggetto, di cui si può fare e disfare a proprio piacimento.

«È importante parlare ad alta voce della violenza contro le donne- ha detto l’assessore Elisa D’Astolto- bisogna parlarne davanti alle nostre figlie senza aver paura che sia troppo presto per affrontare il discorso. Non è un argomento tabù da tenere nascosto. La conoscenza permette di capire cosa sia giusto e cosa sbagliato, e di certo non sono mai gli atteggiamenti o i vestiti delle vittime a esser sbagliati.

Occorre lavorare su progetti educativi e di sensibilizzazione che coinvolgano da subito bambini e ragazzi, gli adulti di domani».

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