“I venerdì con l’Archeoclub”: cala il sipario con "Lo sbarco degli Alleati a Termoli"

Memoria storica gio 30 novembre 2023
Cultura e Società di La Redazione
4min
“I venerdì con l’Archeoclub”: cala il sipario con "Lo sbarco degli Alleati a Termoli" ©termolionline.it
“I venerdì con l’Archeoclub”: cala il sipario con "Lo sbarco degli Alleati a Termoli" ©termolionline.it

TERMOLI. Il presidente dell’Archeoclub Oscar De Lena racconta “Lo sbarco degli Alleati a Termoli” in occasione delle Celebrazioni degli 80 anni dall’avvenimento. Si chiude così con successo il ciclo “I Venerdì con l’Archeoclub”. Applausi scroscianti per Oscar De Lena che conclude il ciclo “I venerdì con l’Archeoclub”, tra non poche notizie curiose ed inedite, presso il Salone della Chiesa del Carmelo. Al centro dell’attenzione “Lo sbarco degli Alleati a Termoli”, avvenuto il 3 ottobre 1943 sotto una pioggia fastidiosissima.

E in che modo le truppe inglesi, appena dopo lo sbarco, risalenti dal porto, hanno liberato in pochi giorni il contesto abitato della città occupata dai tedeschi. Ha presentato l’iniziativa la professoressa Lucia Lucianetti che, oltre a leggere alcune fonti importanti, ha spiegato le motivazioni di un appuntamento culturale molto sentito, ad alta valenza educativa, promosso nell’ambito delle Celebrazioni dell’Ottantesimo Anniversario della Liberazione.

Le letture di alcuni documenti preziosissimi, relative a quelle tristi giornate, tra Termoli e Guglionesi, sono state affidate a Enzo Antonarelli e allo scrittore Antonio Sisto. Dal punto di vista storico Oscar De Lena con passione ha riscritto una pagina interessante di storia locale che, per il suo valore, indubbiamente ha svolto un’azione importante nel processo di liberazione del territorio italiano. Senza dubbio eccellente la ricostruzione minuziosa degli eventi, che, all’epoca, tra non poche difficoltà, hanno tenuto col fiato sospeso tantissime famiglie termolesi. Interviste, filmati, racconti inediti, documenti, fonti materiali, foto d’archivio relative allo sbarco degli Alleati a Termoli hanno suscitato nei tanti soci presenti un livello di curiosità e tanta ammirazione senza precedenti. “La battaglia di Termoli, precisa Oscar De Lena, aveva in codice “Operazione Devon”.

Devon è una regione che si trova nei pressi di Londra e gli inglesi hanno voluto ricordare così questo nome di appartenenza. Questa presentazione, accompagnata da una raccolta di interviste, foto e di avvenimenti accaduti nel mese di ottobre 1943, vuol essere un omaggio per onorare la memoria di tutte quelle persone, militari e civili, morte in quei tristissimi giorni di guerra”. Nel racconto di Oscar De Lena, che appassiona e scorre piacevolmente in sala, si affacciano tante storie di vita vissuta, tra povertà, sofferenza, situazioni di pericolo, fatti pieni d’angoscia e perfino atti eroici che hanno salvato dai colpi del plotone di esecuzione non pochi giovani del luogo. Le abitazioni di Termoli all’epoca si fermavano alla ferrovia. Oltretutto il territorio era completamente disabitato, ma popolato da grossi tronchi di ulivi secolari. Si producevano candele per sostituire la luce che non c’era.

“Carlo Cappella, precisa Oscar De Lena, mi raccontava sempre di un episodio bruttissimo che lo stava portando alla fucilazione perché, avendo addosso un paio di scarpe americane, era stato scambiato per un probabile assassino. Dopo il fermo, solo per miracolo venne salvato grazie all’intervento tempestivo della potestà dell’epoca. Poi quando era di servizio come telegrafista alla stazione, appena terminati gli spari, assieme ad altri ferrovieri uscì immediatamente fuori, per vedere cosa fosse successo vicino al Corona. Qui, appena dopo lo sbarco degli inglesi, fu tra i primi a vedere a terra sette morti, quattro soldati tedeschi e tre ufficiali.  Nell’attacco sferrato dagli Alleati, In tutto 27 tedeschi furono fatti prigionieri”.  Tra i tanti ricordi di storia vissuta in prima persona, in un clima di continua paura, colpisce il suono della sirena. In sala viene riprodotto da una registrazione.

Nel silenzio scuote un po’ tutti i presenti.  “Durante la battaglia di Termoli, gli ampi scantinati del palazzo del dottor Paolo Sciarretta, dirimpetto a Mancini, facevano da rifugio a uomini, donne e bambini. La sirena era posizionata sulla sua sommità. Al suo suono allarmante, sette squilli segnalavano l’arrivo di un bombardamento in atto dal cielo, nove squilli, invece, segnalavano che le bombe arrivavano direttamente dal mare. Ogni gruppo aveva la sua uscita poi per scappare”. Indicazioni precise per sfuggire alla morte. Per evitare le conseguenze più disastrose. I bambini, poi, dove aveva il forno Antonio Caruso, a metà corso, venivano puntualmente addossati alle pareti di uno stanzone, in modo che se c’era un crollo in tanti avevano la possibilità di salvarsi. Sui giornali canadesi, in mancanza, di foto spesso apparivano immagini di Termoli per dare notizie sull’avanzamento delle truppe. Antonio De Felice, invece, da ragazzo, per guadagnare qualcosa, disegnava i cartelli usati in città per conto degli Alleati. Nel dolore s’intrecciano tante storie di vita e di cuore che guardano ad un futuro migliore. 

Grazie a questa lectio magistralis, nei racconti di De Lena riaffiora una storia mescolata a tante altre storie di vita che appassionano. Tirate fuori dai cassetti della memoria di una generazione ormai scomparsa. Una bella pagina sconosciuta pertanto sale in cattedra nell’ultimo appuntamento de “I Venerdì con l’Archeoclub”. Senz’altro da riscrivere nuovamente per non dimenticare chi non c’è più. Sempre. Per non dimenticare in questo caso le sofferenze delle famiglie e della povera gente di Termoli, la perdita delle persone care e le azioni di solidarietà messe in campo per superare le più brutte difficoltà. Il messaggio è chiaro. Più che mai attuale. Bisogna mettere da parte quanto di peggio umilia l’uomo sulla Terra: la guerra. Perché, oggi, inaspettatamente, può cancellare la vita stessa dell’umanità.

Luigi Pizzuto

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