Archeoclub di Termoli in Agnone: viaggio nel mondo dell’arte del fuoco

Esplorando la storia mar 05 dicembre 2023
Cultura e Società di La Redazione
5min
Archeoclub di Termoli in Agnone: viaggio nel mondo dell’arte del fuoco ©termolionline.it
Archeoclub di Termoli in Agnone: viaggio nel mondo dell’arte del fuoco ©termolionline.it
Archeoclub di Termoli in Agnone: viaggio nel mondo dell’arte del fuoco

TERMOLI-AGNONE. Mentre si sale con molta prudenza il fondovalle è ancora innevata. Di colpo il paesaggio è invernale. Il cambio di stagione è improvviso. Ma la tempesta di neve notturna è già alle spalle. Per fortuna. Dopo la rotonda brilla il fondo ghiacciato sul lungo viadotto del Verrino che aggancia il versante della città. Il sole c’è. Rincuora.

È di buon auspicio. Dirimpetto, Agnone, città delle arti, del fuoco, della cultura, delle campane, dei libri antichi e delle botteghe artigiane, è ancora dormiente. Palpita forte il respiro dell’Atene del Sannio tra i suoi tanti campanili. Agnone si mostra arroccata sul paesaggio circostante tutto bianco. Uno scenario da cartolina che colpisce. Detta l’orgoglio di ieri. Decisamente incuriosisce. Nel cielo azzurro il sole sorride. Brilla a tutto campo senza nubi. È il signore del cielo.  La luce allunga il passo come non mai.  Si riflettono i cristalli di ghiaccio sui tetti innevati. Brillano colpiti dal tepore dei raggi tra le chiese, i portali e i palazzi di antica data. Domenica scorsa il paesaggio era così. Candido nel suo insieme. Luminosissimo. Accattivante pertanto il programma da seguire in questo habitat inedito per i soci dell’Archeoclub di Termoli. Prima di raggiungere l’antica Fonderia Pontificia Marinelli ci accoglie la guida. L’empatia con Silvana Di Toro è immediata. Il suo sorriso è cordiale. Simpatico nel tono espressivo. Alla mano. Porta nel cuore la storia e le risorse di Agnone. Ha voglia di anticipare gli eventi prima del “fiume di fuoco” della grande ‘Ndocciata che si terrà a breve, ad Agnone, sabato 9 dicembre.

Da vedere in anteprima La Festa dei Fuochi Rituali dei Comuni delle Regioni, sabato 2 dicembre. Dalla faglia di Oratino, alla Farchia di Fara Filiorum Petri, alle Lauree di Mirabello, alla Torciata di Pitigliano fino alle Ndocce di tanti paesi limitrofi. Il suo racconto è pieno di passione e di amore per la città di Agnone. Si ferma per aprire le pagine più belle legate ai momenti di gloria vissuti dalla città nei secoli passati.  Agnone sorge sui resti di Aquilonia. Antica città sannitica. È nota per la Fonderia Pontificia Marinelli. La prima nel corso del tempo che vanta di portare lo stemma pontificio sui suoi manufatti di inestimabile valore e la più vasta collezione di campane nel mondo. Nel cuore di Agnone spicca il cosiddetto borgo veneziano. Un tempo ricco di botteghe orafe e di una quantità enorme di botteghe del rame. Metallo importato, perché l’Italia possiede solo una irrilevante quantità, lavorato nelle officine lungo il Verrino dove le acque azionavano macchine e magli di legno. Grazie ai Borrello, Capitani di Ventura provenienti da Venezia, si diffuse questa vivacissima attività artigianale legata all’arte della fusione e alla lavorazione dei metalli più preziosi. L’influenza della Serenissima è forte. Con le sue architetture resiste ancora oggi nel centro storico, sui magnifici portali, sugli stemmi e agli angoli dei palazzi nobiliari. Nel Trecento le arti vengono favorite dagli Angioini. Sotto il regno di Giovanna I d’Angiò (1326-1382) si intensifica l’attenzione per il territorio. Nei secoli successivi “l’arte della mano”, generatrice di una fioritura articolata di botteghe di qualità, si sviluppa a tal punto che per la sua importanza la città di Agnone, il 15 settembre 1404, riceve da Ladislao di Durazzo il titolo di Città Regia. In questo periodo fioriscono i complessi religiosi più belli. Risale al 1343 la costruzione della Chiesa di San Francesco. Le magnifiche pergamene di questo momento glorioso, ancora intatte nei toni cromatici, sono conservate al Comune, nel Fondo Antico di Agnone. Una rarità.  

Uno sviluppo da record in più settori, dunque, a quei tempi. Indubbiamente senza precedenti nel campo degli scambi commerciali e della produzione dei manufatti sacri ed artigianali. Segue, ricca di notizie sconosciute sull’arte campanaria, frutto di un’esperienza che si perde negli albori della civiltà, la visita guidata alla Fonderia Pontificia Marinelli. A guidarci tra tante pillole di storia e di cultura è il maestro campanaro Antonio Delli Quadri. Assieme ai Marinelli porta dentro di sé i segreti millenari di un’arte che si perde nella notte dei tempi. Anche lui proviene da una dinastia di maestri campanari. Nella produzione delle campane le sue conoscenze e la singolare esperienza ricca di segreti affascinano. Emozionano. Toccano il cuore quando si arriva al momento della fusione. E indica al gruppo con soddisfazione le cinque campane ancora sottoterra in fonderia, pronte per essere disseppellite. Nell’occasione guardate a vista sotto l’aria soddisfatta di un bel gatto, che sfrutta il tepore della superficie. Alla fine vibra di emozioni l’intero gruppo dei soci quando il maestro, Antonio Delli Quadri, regala un concerto armonioso di campane inaspettato. Fuori dalla Fonderia, dirimpetto ad una grossa riproduzione della Tavola Osca, uno dei più importanti documenti mai rinvenuti in lingua osca, la professoressa Paola Di Giannantonio presenta il prezioso contenuto, soffermandosi nei dettagli del lessico usato dai Sanniti. La sua traduzione affascina. Il viaggio nell’orgoglio del Sannio è assicurato. La sua lezione all’aperto è piena di legami a quel territorio di riti che ancora sopravvivono. «La Tavola Osca, precisa, fa luce sul modo di pensare dei Sanniti. Rappresenta una finestra aperta sull’immaginario di quei popoli agricoltori che abitarono le regioni centrali della nostra penisola». 

Nella tarda mattinata visita a La Ramera. Con l’esperienza e i segreti che si tramandano di padre in figlio, occupa un posto di primo piano in Italia nel campo della lavorazione del rame. È il maestro ramaio Franco Gerbasi a spiegare i segreti di tante creazioni tradizionali.  Nel passato Agnone era la capitale assoluta della lavorazione del “rame buono”, con 171 botteghe di ramai e ben 8 fonderie di rame. Insomma un unicum. Nel pomeriggio, prima del rientro, visita alla chiesa di Sant’Emidio, protettore dei terremoti. Un piccolo gioiello ricco di arte. Luogo del cuore di ogni agnonese. Un messaggio di ringraziamento da parte di Oscar De Lena, presidente dell’Archeoclub, a nome dei 141 soci, agli operatori culturali della città e alla Famiglia Marinelli per la bella accoglienza: “Caro Armando, a nome mio e di tutti i soci dell’Archeoclub di Termoli ti ringraziamo per la cortese accoglienza che ci avete riservato nella interessantissima visita guidata alla vostra storica fonderia. Siamo rimasti tutti entusiasti per quello che abbiamo visto e per la vasta conoscenza sulla storia delle campane che Tonino ha saputo, con dovizie di dettagli, raccontarci. Un abbraccio a te e a Pasquale. E chissà se non ci rivediamo a Termoli per la Campana di Santa Caterina”. Un messaggio speciale a conclusione di un anno ricco di opportunità culturali tese a far crescere l’amore per la bellezza.

Luigi Pizzuto

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