Si accendono le luci nel "Borgo degli Angioini"
Esaltando la magia di un luogo che continua a sorprendere i visitatori
COLLETORTO. Continuano a sorprendere chi viene da fuori le luci nel borgo. Dove il silenzio senz’altro alza la voce ed è più forte di noi.
È detto, tra l’altro, il cammino felice dei ricordi di ieri tra gli angoli più stretti del paese. In ombra. Sull’asse della via maestra.
Un contesto senza eccessi di luce in verità. Come si vede dalle immagini di una realtà dove brillano i colori della storia. Le luci demarcano i particolari architettonici. Accentuano i tratti simbolici. Senza toni forti, però, che possono disturbare l’osservatore. Nell’insieme l’agglomerato è sobrio. Equilibrato lungo un percorso che annuncia tanti buoni propositi. Anche là dove c’è il vuoto di una famiglia partita chissà dove. Anche là dove le finestre sono chiuse da tempo. E scricchiolano al primo soffio di vento. A Colletorto il “Borgo degli Angioini” si presenta così.
Luminoso lungo il vecchio selciato. Accogliente tra tanti frammenti d’antico. Toni alti e toni bassi di luci colorate dominano la scena in pieno centro storico. Dondolano come tante fiammelle pendenti. Da un capo all’altro. Tra un balcone e una finestra. Esaltano la bellezza di un luogo del cuore. Vivente. Che colpisce chi lo visita per la prima volta. L’andirivieni dei ricordi poi colma il vuoto. Con una punta di soddisfazione ne rafforza il linguaggio identitario. Il bello è qui.
Tra le cose più semplici. Negli affetti che percepisci. Nelle emozioni che si ricevono. Nei sentimenti che si provano. Nei legami che si stabiliscono. Cuore pulsante di una vita che continua. Questo ventaglio di sensazioni si apre stranamente a un senso di magia. Che colpisce. Che accende la fantasia. Che cresce come metafora della vita. E senza sosta si rinnova. “La magia è un ponte - afferma Paulo Coelho - che ti permette di passare dal mondo visibile a quello invisibile. E imparare le lezioni di entrambi i mondi”. In questo passaggio il viaggio dunque incuriosisce. Il cammino è felicissimo. Serpeggiano le luci. Camminano zigzagando qua e là.
Si soffermano sui tratti visibili. Vanno oltre. Dalla “Portanova”, uno dei principali ingressi al centro storico, crescono verso la chiesa del Battista. Mettono in bella mostra uno degli angoli più caratteristici. Si spengono sotto l’arco della sacrestia dove è possibile visitare un museo parrocchiale caratteristico. Poi, all’improvviso, tra l’architrave trecentesco della chiesa e la canonica, le luci illuminano il cielo della piazzetta tra il campanile, il palazzo del marchese Rota e la torre della regina. Qui la voce dell’arte si fa sentire. All’interno della chiesa parrocchiale è assicurato l’appuntamento con l’arte.
È possibile osservare un bel tondo ligneo. Forse del Cinquecento. Al centro la Madonna della Purità è di pregevole fattura. Lo spirito napoletano è puro. L’io narrante è silente. Di buon auspicio. Si accentua nelle forme espressive più gentili. Viaggia nell’empireo dell’arte partenopea. All’esterno, invece, le luci puntano in alto. Incoronano la merlatura circolare della torre. Si disvela, così, ai più, una magnifica scena del tutto inattesa.
Luigi Pizzuto