Padre Enzo Fortunato: "Il presepe educa i piccoli e rieduca i grandi"
BONEFRO. "La tenerezza è un sentimento che ci fa straordinariamente e magnificamente umani". Così padre Enzo Fortunato ha evidenziato uno dei valori più belli espressi dalla rappresentazione del presepe, da un gesto così bello che aiuta a contemplare il Natale perché "nel mistero dell’incarnazione significa tuffarsi proprio nel mistero della tenerezza".
Riflessioni piene di amore condivise a Bonefro nel corso di un incontro organizzato dalla parrocchia di Santa Maria delle Rose guidata dal parroco, don Luigi Mastrodomenico, nell'approssimarsi del periodo delle feste con un invito a riscoprire questa bella tradizione in ogni casa, in ogni famiglia.
"In un'epoca piena di conflitti, piccoli e grandi, tra guerre e incomprensioni, bisogna riscoprire il senso della relazione umana": padre Enzo, frate minore conventuale, giornalista e scrittore, conosciuto in tv anche nella trasmissione "A Sua immagine", ha ripercorso la storia del presepe partendo dagli ottocento anni della prima rappresentazione della natività a opera di San Francesco, a Greccio.
Il Natale non come una festa per "imbambolati" ma come un momento importante per cogliere domande profonde e accendere la luce del cuore, superando ogni divisione, ogni scontro, ogni superficialità. Un invito a guardare la vita di Gesù e ogni scena del presepe con uno spirito rinnovato e nella semplicità delle cose, una dimensione in cui i più piccoli, così come il bambinello nella stalla riscaldato dal bue e dall'asinello, possono essere protagonisti, offrendo la possibilità di unire e di riconciliarsi anche quando questo sembra difficile, forse impossibile.
Il Natale come la festa delle feste, evento che indica il cammino, in cui ciascuno di noi, ogni giorno, può generare Gesù con le buone azioni e facendo sì che nessuno, incrociando lo sguardo del prossimo, non abbia sperimentato il tuo e il mio perdono.
L'intervento di padre Enzo Fortunato ha colto diversi spunti anche dalla lettera apostolica di Papa Francesco, Admirabile Signum, dedicata proprio al presepe. Perché un mirabile segno? "Natale – ha osservato il frate – non è una moda, non è una favola, non è un gioco. Ognuno di noi vive delle notti, dei momenti bui... queste sono occasioni per illuminare la vita. E anche la sofferenza, se accolta, diventa occasione per sperimentare la luce".
Nella lettera il Santo Padre spiega che "Rappresentare l’evento della nascita di Gesù equivale ad annunciare il mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio con semplicità e gioia. Il presepe, infatti, è come un Vangelo vivo, che trabocca dalle pagine della Sacra Scrittura. Mentre contempliamo la scena del Natale, siamo invitati a metterci spiritualmente in cammino, attratti dall’umiltà di Colui che si è fatto uomo per incontrare ogni uomo. E scopriamo che Egli ci ama a tal punto da unirsi a noi, perché anche noi possiamo unirci a Lui".
Nel presepe si esprime così un valore educativo fatto di piccoli gesti d'amore da trasmettere tra le generazioni. "Quando educhiamo i bambini – ha concluso padre Enzo – loro rieducano noi. Se siamo uniti dentro, saremo uniti fuori. Buon cammino brava gente".