Tradizioni e identità del territorio nel grande ritorno del canto di Sant'Antonio
TERMOLI. Tre sono i canti che a gennaio contraddistinguono il mese simbolo dell’inverno: dopo quello della Pasquetta, alla vigilia dell’Epifania, c’è quello del Sant’Antonio e a chiudere il San Sebastiano.
Ieri sera abbiamo seguito quattro diverse formazioni: il gruppo goliardico termolese tutti professori di musica assemblati da Stefano Leone, che ha fatto prima una performance nella sala consiliare del Comune in omaggio all’Amministrazione e poi sono scesi per le strade di Termoli.
La Congrega del Santo, capitanata da Nicolino Palladino, che abbiamo seguito a San Giacomo degli Schiavoni, poi il gruppo folklorico “Tradizioni Amiche” in Piazza Monumento e infine ‘A Jervelelle sempre per il corso Nazionale, gruppi che rivedremo venerdì 19 gennaio con il canto del San Sebastiano.
Rinverdite le nostre tradizioni, anche perché occorre investire dell’onere della continuità le future generazioni.
Ci ha fatto piacere vedere giovani come Fabio Antenucci oppure Marco Cicchitto, che ha coinvolto anche i genitori a proseguire questa strada.
Non dimentichiamolo mai: un popolo senza tradizioni è un popolo privo di anima, un castello di sabbia destinato a venire spazzato dalla prima ondata del mare, dalla prima folata di vento. Un edificio senza fondamenta non solo non può resistere alle intemperie ma non può nemmeno ergersi verso l’alto, verso il futuro perché è fragile, sempre in un equilibrio instabile.