"Mano nella mano: la forza della vita tra scuola e famiglia"
TERMOLI. Si è tenuto, presso la sala riunioni della Curia Vescovile, nell’ambito delle manifestazioni della settimana per la vita “La forza della vita ci sorprende”, l’evento dal titolo “Mano nella Mano: la forza della vita tra scuola e famiglia" con le testimonianze dei bambini, delle famiglie e dei volontari del dopo scuola.
L’incontro è stato, poi, seguito, dalla premiazione del concorso “Dai Colore alla vita”. Concorso che è stato riservato alle scuole e corsi di catechismo della Diocesi.
“La bellezza salverà il mondo” è il titolo del concorso al quale hanno partecipato: la parrocchia Santissima Maria del Carmelo di Termoli, scuola Campolieti di Termoli, Liceo classico “G. Perrotta” e Liceo scientifico “Alfano” di Termoli, scuola dell’infanzia di Lupara.
L’evento è stato patrocinato dalla Diocesi Termoli Larino, Area Umana Integrale Pastorale della salute diocesana, Amoris Laetitia, centro aiuto alla famiglia, un Paese per giovani e la Pastorale della Salute Diocesana.
Esso non è un doposcuola nel senso tradizionale del termine, perché non vuole innanzitutto “controllare” lo studio, ma motivarlo e sostenerlo attraverso una compagnia di persone adulte con le quali i ragazzi possono anche confrontarsi in un clima che favorisce una valenza educativa garantita dalla presenza di volontari (docenti, professionisti, insegnanti in pensione, studenti) che sono disponibili ad aiutare i ragazzi che frequentano il Centro.
Nell’esperienza di rapporto con i ragazzi è emerso che la proposta di aiuto non può essere orientata esclusivamente su un piano nozionistico, ma deve tenere presente le problematiche dei ragazzi nel loro complesso. Da questo punto di vista, di vitale importanza è l’avere a disposizione spazi propri in cui potersi concentrare con tranquillità ed affrontare la fatica dello studio con l’aiuto di persone (che svolgono un compito sussidiario ed integrativo rispetto alla scuola e alla famiglia) che non si limitano alla semplice vigilanza, ma vengono coinvolti direttamente nel lavoro degli alunni; ma la condizione più importante (non sempre sufficiente, ma certamente ineliminabile) è che il ragazzo si senta accolto e accettato per quello che è dagli adulti operatori: solo l'avvertire un clima di positiva accoglienza della propria persona può infatti favorire quell'accettazione di sé stessi (e degli altri) che costituisce il presupposto di ogni possibile progresso.