L'Archeoclub di Termoli alla scoperta della Tuscia romana
Termoli Una escursione tra ville gentilizie, borghi e necropoli etrusche
TERMOLI. Scintilla il sole sull'erba mattutina. Riluccica in ogni dove. E la luce che brilla diviene così signora del giorno. All'ombra un calore estivo riscalda i luoghi di antica memoria. Nei tre giorni di viaggio nel viterbese il clima è così. I giochi di luce rianimano il volto di siti antichissimi bagnati da acque sorgive ancora vivaci. Nei racconti rivivono le glorie di ieri. Le architetture sono impareggiabili. Si esaltano l'arte, le tecniche e il lavoro delle mani. Capaci di creare, anche nelle "Città dei Morti", una dimensione di vita umana inattesa. Impressa nei reperti e nel volo dei pensieri. Tra cielo e terra si respira lo spirito di una nuova vita che rincuora. Così sale in alto il tono di una bellezza che si tocca con mano, tra le ville di Tivoli fino al borgo turrito di Santa Severa.
Che si specchia nel Tirreno dov'è sepolto un momento importante della civiltà dell'uomo. In questo contesto viaggia il gruppo affiatato dell'Archeoclub per scoprire, tra tante curiosità, l'anima di una bellezza inedita. Patrimonio dell'Umanità dell'Unesco. Tra non poche sorprese durante le visite guidate tanta meraviglia. Prima tappa a Villa d'Este, a Tivoli, dove i giardini all'italiana lungo il pendio colpiscono tra fontane, cascate e giochi d'acqua. Come si vede dalle immagini si tratta di uno spettacolo a scena aperta in mezzo alla natura piena di verde. Nel pomeriggio visita a Palazzo Farnese. Si tratta di una possente costruzione, da re, che domina il borgo di Caprarola. Una sentinella sulla vasta piana dove spicca il Monte Soratte, luogo di culto per tanti eremiti in cerca di meditazione. All'interno del palazzo a forma pentagonale colpisce la Scala Regia che serviva al cardinale per raggiungere a cavallo le sue stanze. E poi la Sala del Mappamondo. Un affresco enorme dei continenti all'epoca conosciuti. Che anticipa una conoscenza geografica inattesa. Secondo giorno tappa a Tarquinia per visitare la necropoli e il Palazzo Vitelleschi sede del Museo Archeologico Nazionale.
Un capolavoro dell'arte rinascimentale ricco di preziosissimi reperti etruschi. Nel pomeriggio visita alla città di Viterbo. Città dei Papi dalla superba bellezza con vie medioevali ancora intatte. Colpisce sulla via omonima la Casa del Pellegrino del XII° secolo. Donata dai padroni per ospitare appunto i pellegrini in attesa di raggiungere l'Urbe. "Se alcuno vorrà farne un uso diverso, avverte l'iscrizione latina sulla facciata, sia maledetto da Dio e da tutti i Santi e condannato come Giuda e Pilato". Ultimo giorno visita alla necropoli e al museo di Cerveteri. Qui il Regno dei Morti è una grande città popolata da migliaia di ipogei, circolari oppure come dadi, che emergono tra una ricca e profumata vegetazione spontanea. La via maestra della "Necropoli della Banditaccia" faceva un tempo da collegamento tra la città dei vivi e l'antico porto degli Etruschi. Prima del rientro visita al borgo e al castello di Santa Severa sul mare. Un borgo che offre un magnifico affaccio sul Tirreno protetto da mura e da torri saracene. Soddisfatto il presidente dell'Archeoclub Oscar De Lena che ha salutato al rientro i partecipanti. Alla professoressa Lucia Lucianetti e al suo staff va il ringraziamento per aver organizzato nei dettagli un viaggio di cultura, ricco di non poche emozioni. "Cari amici e care amiche, ha precisato la Lucianetti a viaggio concluso, vi ringrazio di cuore per la cordialità e lo spirito di adattamento che ci hanno permesso di essere un gruppo affiatato fin dal primo giorno. Aver condiviso lo stupore e l'ammirazione, non solo per i luoghi più conosciuti, è la conferma che ogni angolo della nostra penisola ospita, e talvolta nasconde, tesori in attesa di essere scoperti. Le guide sono state di elevata competenza. Un grazie di cuore va a Pina, Domenico, Marina, Cleofino e Teresa che ci hanno sostenuti". Il viaggio si sa rende liberi. Ci aiuta a capire e a crescere nel modo migliore. Non solo.
"La vita è un viaggio, dice Omar Khayyan, e chi viaggia vive due volte.
Luigi Pizzuto