Stupor Mundi-libri d'artista: una mostra dalla poetica pluridirezionale

La recensione gio 02 maggio 2024
Cultura e Società di La Redazione
3min
Stupor Mundi-libri d'artista: una mostra dalla poetica pluridirezionale ©TermoliOnLine
Stupor Mundi-libri d'artista: una mostra dalla poetica pluridirezionale ©TermoliOnLine

TERMOLI. I libri presentati nella mostra “Stupor Mundi” allestita a Termoli al castello sono rivelatori di espressività artistiche di arte contemporanea caratterizzate ciascuno da una sua poetica. Ciò che le accomuna è il superamento dell'arte come finestra sul mondo, per convergere lo sguardo al di dentro.

Al corpus itinerante dei 167 lavori di artisti provenienti da varie parti del mondo si sono aggiunte 30 opere dei seguenti artisti della nostra area geografica: Ettore Altieri, Emma Archer, Nino Barone, Maria Bellante Pace, Luca Bruno, Antonietta Aida Caruso, Giancarlo Civerra, Mariagrazia Colasanto, Giuliano Cotellessa, Amerigo De Laurentis, Giuseppe De Sario, Carmen Del Russo, Antonio Di Campli, Carla Di Pardo, Michele D’Aloisio, Antonio D’Annunzio, Marie Joelle D'Aversa, Claudio Gaspari, Jorg Grunert, Sara Lafiliola, Antonio Laurelli, Renato Marini, Max Marra Vincenzo Mascia, Beatrice Mastrodonato, Lello Muzio, Massimo Palumbo, Mario Serra, Davide Scutece e Valeria Vitulli. Da segnalare anche il contributo degli studenti delle classi seconda e terza del liceo artistico di Termoli. Le 30 opere degli artisti citati sono esposte nella Casa Museo Stephanus, presso il palazzo vescovile, in piazza Duomo. Esse hanno arricchito la mostra itinerante proveniente da diversi archivi storici e partita dal castello di Barletta, il cui riferimento a Federico II, Stupor mundi, ne ha generato il titolo.

Il libro d’artista, esemplare unico che si oppone alla produzione seriale, è un intervento d’arte intimistico, talvolta provocatorio, se non dissacratorio, ma sempre libero, in cui è possibile cogliere i diversi interrogativi che si aggrovigliano e cercano strade inedite per diventare domande compiute. In ogni artista c’è una ricerca esistenziale che si appoggia a immagini, segni e parole conduttrici del pensiero.

L’insieme di questi libri crea un laboratorio di idee attorno alla necessità di capire come porsi nel mondo, con la propria unicità, con le proprie ferite, che si cerca di trasformare in feritoie, da cui guardare se stessi e gli altri con sguardi nuovi. Un modo, secondo me, per aiutarsi ad attraversare una società sempre più complessa e disperata che l'arte di oggi rivela ampiamente.

La sperimentazione, l'assenza di regole, il fresco dialogo tra il contenitore e il contenuto, che ne elimina la distinzione, fa superare completamente la vecchia classificazione dell’arte in pittura, scultura, scrittura, architettura, come fossero compartimenti. Non ci meravigliamo dunque se questi lavori decostruiscono lo spazio, le abitudini percettive ed interpretative. Dopo tutto, gli artisti del Novecento, hanno prodotto un trauma irreversibile nell'arte! Marinetti scriveva parole in libertà; Burri, con i suoi cretti, i sacchi, le muffe, la pece, usava strumenti come la fiamma ossidrica per operare sulla materia; Pollock disintegrava l'idea di quadro operando a terra col dripping; Fontana, tagliando la tela, oltrepassava l'orizzonte del quadro, per inserire, in un certo senso, l'infinito. Oggi niente più può essere racchiuso in classificazioni. Come può l’arte contemporanea non invadere gli spazi della libertà?

Il libro d’artista li invade in toto questi spazi. Lo devi toccare, sfogliare, sentirne l’odore di colla, di carta... La percezione visiva, tattile e sensoriale la devi cercare tu, fruitore. Sì, perché il libro d’artista è una sorta di diario intimo, che l’autore compone essenzialmente per sé stesso.

Una mostra dunque, quella di Termoli, che va vista con lentezza. Se fai toccata e fuga non ne cogli il senso.

I libri non parlano immediatamente. Sono autonomi. E il loro linguaggio è un crogiuolo da penetrare spulciando i segni, la materia, la parola. Queste componenti non si pongono giustapposte secondo criteri compositivi codificati, ma si corroborano vicendevolmente manifestando elementi biografici dello stesso autore. Perché lo sappiamo, no, che per alcune cose non bastano parole per dirle.

Questa operazione artistica è riflettere sul proprio immaginario e su quanto vi sia dentro di partecipazione alla vita.

La sera della inaugurazione, ho notato che il mio libro presentato in mostra, “Il fiume della vita” è stato sfogliato con curiosità di una signora che mi ha cercata per dirmi: “Il tuo libro non ha parole, ma parla: sfogliarlo mi ha commossa”. Ho capito che lo sguardo di un altro sulla tua opera cerca percezioni di esperienze appartenenti alla nostra comune umanità, e costruisce un terreno di condivisione in cui riconoscersi.

Promosso dalla Fidapa Sezione di Termoli a cura dell’artista Carla Di Pardo, in qualità di vice presidente della sezione per il tema nazionale: “La Cultura del rispetto, nell’arte nei talenti e del patrimonio” con il prezioso aiuto dell’artista Renato Marini fondatore dell’Archivio storico Il Campo. Grazie alla ricca collezione della curatrice Lucia Spagnuolo e con la compartecipazione di numerose associazioni operanti sul territorio, la mostra resterà visitabile fino al 4 maggio, dalle ore 17 alle ore 21.

Antonietta Aida Caruso

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