Archeoclub di Termoli in trasferta a Napoli
TERMOLI. L’Archeoclub di Termoli in viaggio a Napoli per conoscere l’arte napoletana. Dalla Chiesa Monumentale dei Girolamini al Museo Archeologico Nazionale sculture di grande pregio testimoniano la presenza di una ricchezza artistica diffusa ovunque nel cuore della città
“Napule è mille culure. Napule è mille paure. Napule è addore e mare. Napule è na camminata int’e viche mieze all’ate”. Come recita uno dei testi più belli di Pino Daniele, in verità Napoli oggi si presenta ancora così. Con questi toni di vita coloratissimi anche laddove riserva non pochi segreti in ombra. A Napoli il calore di una vita che scorre c’è sempre. Palpita e vive come non mai. Non sfugge. Anzi te lo senti addosso anche quando il sole è nascosto. E’ un mondo di emozioni che brilla sui tanti volti provenienti da ogni dove. Racchiuso in questi spazi di vita, di antica memoria, dove il cuore batte forte. Il gruppo dei soci dell’Archeoclub termolese vive in diretta il racconto di questa singolare esperienza. Ricca di non poche scoperte e sorprese. Una pioggerellina invisibile ci accompagna fino alla tarda mattinata. A Spaccanapoli, l’arteria viaria che divide in due il centro storico tra i più grandi d’Europa, ogni giorno, a cielo aperto, c’è il festival delle emozioni. E della vita e del cuore che scorre in una sorte di babele in corsa nel suo cammino confuso e curioso. Siamo trascinati, dunque, dal fiume di gente che cammina ed osserva. Che s’intreccia nelle strade più strette. Tra la folla la guida fa fatica ad indicarci il percorso. Qui tra San Biagio dei Librai, Via dei Tribunali e Forcella s’accende il volto della vita frenetica partenopea. Tra tanti negozi, bar, pizzerie, esposizioni ricche di folclore e di colori che decorano il fondo scuro dei palazzi storici. E che alimentano un arcobaleno di pensieri che trovano, a quanto pare, soddisfazione nella filosofia delle piccole cose. Nel chiasso di suoni, di voci, di richiami e di forti bisbigli c’è dunque tanta voglia di vivere. Segnata dalla presenza di cose semplicissime. Il palpito delle emozioni viene assicurato. E’ la vita del cuore che parla. Percepita negli sguardi e nei curiosi sorrisi dell’intimo. Una scena inattesa. Forse unica al mondo. Si resta sorpresi, prima di raggiungere la meta, dal murales di un San Gennaro giovanile, con mitria dorata in abito vescovile, dirimpetto all’interminabile filare di cuori rossi inneggianti Maradona. Idoli e Santi puntano in alto. Con un occhio rivolto ai passanti. Dal cardo al decumano fino ai Quartieri Spagnoli li puoi toccare con mano.
E’ una febbre che cresce alla luce del sole, negli angoli bui e nelle aperte piazzette. Un’attesa gioiosa davanti alla chiesa, prima del complesso dei Girolamini, si esalta di colpo con scoppi di fuochi che colorano il cielo. E’ il giorno delle Prime Comunioni. Ogni occasione di festa è buona per far sentire con i botti i rumori più forti. Giungiamo alla Chiesa dei Girolamini aperta da poco dopo dieci anni di restauro. All’interno gli spazi sono enormi. Inattesi. Si tratta di un pezzo di cielo che puoi abbracciare anche a terra. Qui si apre un mondo dell’arte napoletana di rara bellezza. Tra decorazioni stupefacenti, in oro, marmi, madreperla, colpiscono gli affreschi, le sculture, gli altari e le colonne gigantesche. Negli itinerari del barocco la Chiesa Monumentale dei Girolamini è senz’altro un unicum. E’ parte integrante di un complesso monumentale, come si vede dal reportage, magnifico. Nel cuore di Napoli mette alle spalle, di colpo, il grande frastuono di vita che viene da fuori. Ogni aspetto della chiesa monumentale favorisce il sussurro del silenzio e la presenza degli abitanti del cielo. Nei dettagli, fino all’altare maggiore, la guida si sofferma sulla presenza di un gruppo di artisti famosi. Dal Bernini al Sammartino, a Luca Giordano, Guido Reni, Pietro da Cortona. Per i suoi ricchi decori la chiesa è definita, a pieno titolo, una Domus aurea. Un enorme affresco sulla controfacciata, “La cacciata dei mercanti dal tempio”, di Luca Giordano, datata 1654, nei suoi dettagli concreti fotografa la vita dell’epoca. Si tratta di una grande composizione pittorica. Delicatissima. Piena di luce e di tante figure, di chiaroscuri e di effetti visivi. Sorprende l’illusione ottica di una scena concitata di vita che scende dall’alto e che scappa. Fugge. Portando con sé le cose più care e tanti oggetti di vita quotidiana. Ricca insomma di tanti prodotti da mettere in salvo. Dopo la pausa, nel pomeriggio, di corsa al Museo Archeologico Nazionale per ammirare i Bronzi di San Casciano. Qui gli Dei ritornano dalle acque bagnate dal sacro. Provengono dalle sorgenti del santuario termale etrusco e romano del bagno grande a San Casciano. Il vasto repertorio delle statue votive si apre al pubblico. Colpisce il suo stato di conservazione. Di ex voto, statue e statuine, tutte in fila, ce ne sono davvero tante. Poi le iscrizioni etrusche e latine segnate, come tatuaggi sul collo o su altre parti del corpo in esposizione, spiegano il modus vivendi di ieri. E di una visione di vita articolata nei campi più svariati della società umana. Nel museo, tra le raccolte più antiche, la Collezione Farnese stupisce. Lo stupore cresce di fronte al Toro Farnese, Ercole, Artemide Efesia, Apollo citaredo e alle altre sculture provenienti dalle Terme di Caracalla e dai siti più importanti dell’Urbe. Dulcis in fundo la collezione degli Affreschi Pompeiani. Con la sua geografia ricca di dettagli e decorazioni, che denota a quei tempi già una chiara visione prospettica degli elementi costitutivi, regala agli appassionati delle impressioni favolose. Uniche. Senza precedenti.
Ognuno si sofferma sulla prima rappresentazione del Vesuvio. Chiede spiegazioni. Brave le due guide napoletane, Luisa e Gabriella. Il rientro a Termoli è felice. “Al sempreverde Oscar De Lena, presidente dell’Archeoclub di Termoli, quattro volte ventenne, tutti i soci augurano buon compleanno e lunga vita”. Sul pullman i soci festeggiano così con questo messaggio augurale gli ottant’anni del loro presidente.
Luigi Pizzuto