Alle falde del Vesuvio applausi per Luigi Pizzuto e la sua “Giovanna I d’Angiò”
COLLETORTO-NAPOLI. Applausi scoscianti in una dimora storica meravigliosa ai piedi del Vesuvio dormiente dove la voce dell’arte colpisce con i suoi mille colori. E dove nei suoi giardini si avverte l’amore per la natura e il verde per stare dalla parte dei migliori desideri dell’uomo. La bellezza è qui. In questo contesto impareggiabile, da autentico set cinematografico, da cui si domina tutta Napoli che ruota intorno ai suoi decumani, è stato presentato il libro “Giovanna I d’Angiò. Storia, teatro, poesia e leggenda”. Scritto da Luigi Pizzuto su un personaggio che continua a far parlare di sé e a suscitare, ancora nei tempi moderni, non poca curiosità.
Così, sulle ali di un interesse che stranamente si rinnova, a distanza di sette secoli, pare proprio che Giovanna I d’Angiò, la prima regina del regno di Napoli, continui a vivere nei luoghi vesuviani più cari e un po’ in tanti altri luoghi della penisola italiana, dal Piemonte alle terre infuocate dell’Etna. Nella magnifica “Sala del Ballo”, come si vede dalle immagini, dipinta da importanti pittori di scuola napoletana, tra cui Francesco De Mura, riemerge, nell’occasione, l’immagine piacevole di una protagonista del Trecento napoletano che nella città partenopea ha lasciato non poche tracce di natura culturale e di una architettura vivace e significativa, proveniente da molto lontano. Mario Di Sapio, presidente dei “Vesuviani in cammino”, che con svariate iniziative anima brillantemente questo piccolo angolo di paradiso, conduce abilmente la presentazione del libro spiegandone i motivi e come oggi Giovanna I d’Angiò viene ancora studiata con tanta passione.
“In questo appuntamento culturale, precisa Di Sapio, abbiamo con noi Ciro Raia e Luigi Pizzuto, due studiosi del personaggio protagonista del libro, che come vedremo nel corso degli interventi sono fortemente innamorati di Giovanna d’Angiò e ci faranno conoscere senz’altro non pochi aspetti inediti relativi ad un periodo storico governato abilmente da una donna certamente tanto osteggiata dai pretendenti al trono, ma molto amata dal popolo napoletano. Giovanna I d’Angiò appunto, regina di Napoli, è al centro di questo evento, tanto amata nei quartieri della città partenopea, per via della sua bontà capace di aiutare i poveri e soccorrerli al momento opportuno. Come del resto si rileva con chiarezza dalle poche pergamene sopravvissute.
La professoressa Francesca Fichera dell’Università Suor Orsola Benincasa ci parlerà invece del potere al femminile tra amori e morti misteriose. Studiosa di Alexandre Dumas, un prolifico autore di romanzi che si è occupato di un delitto celebre. Quello appunto relativo all’assassinio di Andrea d’Ungheria, primo marito della regina Giovanna, in un periodo ricco di intrighi e di vendette, che non provengono mai semplicemente da azioni e piani individuali”. Francesca Fichera spiega pertanto nei dettagli come questa forma particolare di racconto ha avuto ampio successo nella prima metà dell’Ottocento. In particolare desta non poche curiosità l’intervento di Ciro Raia, a cui si deve un’articolata e accurata biografìa su Giovanna I d’Angiò, donna e regina dolorosa, pubblicata da Guida Editori. “Io sono nato alle falde del Somma Vesuvio, precisa Ciro Raia, in un tempo in cui si ascoltavano con piacere i racconti dei nonni e degli adulti. Mi sono sempre incuriosito ad una storia che parlava di una regina mangia uomini. Il suo nome era Giovanna. Si diceva che dopo aver consumato un amplesso puntualmente faceva scomparire tragicamente i suoi amanti. Ricordo che mio padre quando voleva dare un giudizio negativo su una persona, la indicava addirittura come peggiore della regina Giovanna.
A pochi passi da Somma Vesuviana, la chiesa di Santa Maria del Pozzo deve la sua origine, come affermano le cronache del Villani, all’incontro tra re Roberto e Caroberto d’Ungheria, in vista delle nozze fra Giovanna e Andrea d’Ungheria. Giovanna poi è al centro di donazioni, di dicerie e tante leggende. Solo che di volta in volta, in gran confusione viene chiamata Giovanna, Giovannella oppure Giovanna la pazza. Da questa serie di evidenti confusioni nasce la mia curiosità e la scoperta, dopo uno studio lungo e certosino, di una regina abile nel governare, colta, che conosceva il latino, il provenzale e il dialetto napoletano, amante dell’arte, capace di governare il regno di Napoli per quarant’anni, tenendolo lontano dalle guerre e da lotte intestine.
E difendendolo decisamente dagli appetiti di re e principi aspiranti alla sua mano, dei parenti più prossimi e degli stessi amanti”. In questa ricostruzione affascinante viene fuori così l’immagine di una regina vera. Una regina dunque di un certo spessore politico, bella e affascinante, inclina anche a saper soffrire in silenzio, in un periodo in cui alle donne non era concesso affatto di salire al trono.
Forse perché donna, autonoma e coraggiosa nell’agire, con non poche qualità di natura strategica, il giudizio maschile e quello anche di illustri storici per denigrare queste sue indubbie capacità ha voluto dipingerla volutamente negativa, lussuriosa, come una sorte di mantide religiosa. In realtà spesso associata a dicerie frutto della fantasia, nate addirittura in luoghi dove storicamente non ha messo mai piedi. Onorato per la bella accoglienza riservata nella nota villa vesuviana, l’autore, a conclusione della serata, ha segnalato i punti di forza, le debolezze e le non poche avversità. Soffermandosi infine sugli aspetti curiosi di una personalità straordinaria. Il cui ricordo è vivo ancora oggi in molti luoghi d’Italia. Dove, appunto, Giovanna I d’Angiò viene apprezzata per aver saputo governare il regno in un lunghissimo periodo certamente non facile. Tra invidie, dolori, passioni, tumulti, intrighi di potere e attacchi infiniti.