L'iconografia della Cattedrale di Termoli negli studi di Nicola Di Pietrantonio
TERMOLI. Venerdì 5 luglio, organizzata dall’Archeoclub di Termoli, nell’Auditorium della Chiesa del Carmelo, si è tenuta la conferenza dell’architetto Nicola Di Pietrantonio avente come tema l’analisi e l’interpretazione del programma iconografico della facciata della cattedrale di Termoli, oggetto di studio trentennale e della più recente opera dell’oratore. All’ultima del ciclo di conferenze, prima delle vacanze estive, nonostante il caldo afoso, è intervenuto un pubblico numeroso, attento e interessato alle novità contenute nel corposo volume dedicato all’edificio sacro più importante della nostra città.
Dopo i saluti del Presidente della Associazione Oscar De Lena, è seguita da parte della professoressa Lucia Lucianetti la presentazione del curriculum del relatore e una breve introduzione sulla figura di S. Timoteo e sugli interrogativi suscitati dall’arrivo a Termoli (quasi certamente nel 1206), delle spoglie del discepolo di S. Paolo, trafugate dall’Apostoleion di Costantinopoli, occultate nel 1239 dal vescovo dell’epoca Stefano e casualmente ritrovate l’11 maggio 1945 durante lavori di restauro. L’ipotesi su cui ha lavorato l’architetto Di Pietrantonio si basa sulla scelta di costruire nel XIII secolo una chiesa più grande e più bella (quella che oggi vediamo) edificata sulla precedente con i pavimenti mosaicati dei secoli IX -XI, per offrire una degna sede alle preziose reliquie del santo. Sulla base di questa evidente relazione ha effettuato uno studio approfondito delle decorazioni scultoree della facciata della cattedrale, opera, senza alcun dubbio, di raffinati maestri scalpellini, maestranze federiciane con esperienza maturata nei numerosi castelli fatti erigere dal sovrano normanno nel Meridione d’Italia. Il relatore, con l’ausilio di numerose diapositive scattate sulle impalcature durante i lavori di restauro da lui diretti nel 2006/2007, ha illustrato la ricca decorazione della facciata della cattedrale di Termoli che è concepita come una grande pagina didascalica, a differenza di altri edifici sacri coevi nei quali le immagini scultoree sono addensate nei portali.
Essa è composta da una narrazione ornamentale apparentemente profana con animali fantastici e piante che in realtà rimandano ad una simbologia cristiana, secondo il repertorio offerto dai bestiari e dagli erbari medievali. Su due livelli si sviluppa la tematica religiosa (o meglio si sviluppava perché gravemente danneggiata) che comprendeva una narrazione principale con il mistero della incarnazione di Cristo e una secondaria che ruotava intorno alla figura di San Timoteo. Dopo aver sottolineato la fattura pregevole e le soluzioni innovative adottate dalle maestranze operanti a Termoli, l’architetto, pur in assenza di documentazioni scritte, ritiene che il programma iconografico della nuova facciata non poteva ignorare l’evento straordinario della traslazione delle reliquie di San Timoteo. Sulla base di caratteristiche stilistiche molto precise (drappeggio delle vesti, sandali della stessa foggia, posa dei personaggi secondo il prototipo bizantino) riscontrate nelle tre statuine del capitello angolare sinistro raffiguranti tre Apostoli e di un confronto con altre rappresentazioni, propone che la quarta statuina, tradizionalmente accreditata come rappresentazione di San Sebastiano, più correttamente, per palese analogia con le altre tre, venga identificata come il discepolo di .San Paolo.