"Il fuoco di Sant'Antonio": la commedia teatrale in arbereshe fa centro

In piazza sab 10 agosto 2024
Cultura e Società di La Redazione
3min
"Il fuoco di Sant'Antonio": la commedia teatrale in arbereshe fa centro ©Termolionline
"Il fuoco di Sant'Antonio": la commedia teatrale in arbereshe fa centro ©Termolionline

URURI. Un nuovo un grande, incontenibile successo di pubblico per la rappresentazione teatrale in arbereshe “Ziarri SEN ANDONIT” (il fuoco di Sant’Antonio), una commedia irriverente incentrata sulla vita, le tradizioni ururesi e la mentalità tipica del tempo (la commedia infatti è ambientata nel 1956, tra il 12 e 13 giugno, giorno in cui si rinnova ad Ururi la tradizione per il santo di Padova con tanto di messa, processione, fuochi pirotecnici e falò attorno ai quali la gente del quartiere, il vicinato (gjithanja) si riunisce per parlare, trascorrere delle ore insieme.

Un concetto, quello della gjithanja e della tradizione locale del falò di sant’Antonio e anche di tutti gli usi della parola “Ziarri” (Il fuoco) fatto dalla bellissima e bravissima presentatrice Enrichetta Glave che non si è limitata a presentare ciò a cui il pubblico avrebbe assistito ma ha anche declamato poesie di suo pugno. Due sono i temi centrali della divertentissima commedia: il vicinato ed il tema con i letinj (i non arbereshe) rappresentati dalla bravissima Antonella Carpinone di San Martino che ha recitato in dialetto sammartinese. Un’altra interprete che ha recitato in dialetto, questa volta larinese, Dea Di Lena nelle vesti di Maria Libera, la donna tradita che voleva uccidere il fedifrago marito invaghitosi della giovane e bella Incoronata, rappresentata dalla giovanissima Carolina Meffe.

La figura principale è quella di Ndunetta, rappresentata da Samanta Intrevado, donna volitiva che tutto fa e disfa com’erano le donne di un tempo che seppur nascoste, ordivano trame e organizzavano incontri. È per colpa sua che è sfumato il sogno d’amore della figlia Incoronata con il forestiero della Puglia già sposato e con prole. Ed è sempre grazie a lei che va a frutto il secondo sogno d’amore della figliola con Miklini (Giacinto Iannacci) il giovane militare tornato per la giovane e bella Incoronata. Una figura centrale è quella di Ndoniucci (Antonio Iannacci), marito di Ndunetta, uomo goffo che apparentemente non conta tanto in famiglia ma che poi si rivelerà molto saggio. Altre figure di spicco sono quelle di “Ndriqa Rusaria” (comare Rosaria, alias Angelina Colangelo), la vicina di casa e futura consuocera e di suo marito “Gigini” (Ivan Intrevado). Un momento di pura ilarità e di memoria delle antiche usanze locali è stato quello della “Parendenza” (contratto di matrimonio) in cui le future famiglie di consuoceri si impegnano  a mettere per iscritto ciò che lasciano ai propri figli in vista del matrimonio (case, terreni, mobilia); un aspetto divertentissimo ma ancora in voga fin a qualche decennio fa era quello della “pajja” (dote che la famiglia della sposa si impegnava a corrispondere come lenzuola, asciugamano, camice da notte ecc), il tutto scritto da Xhenzi ovvero Pietro Dilorenzo entrato in scena nelle vesti di una sorta di notaio molto particolare che metteva per iscritto, in un italiano maccheronico, tutto ciò che le due famiglie, futuri consuoceri, si impegnavano a donare.

Tutto finisce nel migliore dei modi con la vicina, l’intrigante sammartinese, che dona dei biscotti per festeggiare la promessa di matrimonio perché, alla fine, tutti si vogliono bene. A sugellare la pace che regna i fuochi pirotecnici per ricordare l’ambientazione della rappresentazione il giorno della solennità religiosa di sant’Antonio. Con questa rappresentazione, il regista Pietro Dilorenzo ha attinto dagli scritti del grande Guido Tartaglione, interprete verace dell’anima arbereshe, con le sue tradizioni locali come quelle religiose di Sant’Antonio, ma ha anche voluto sottolineare che, oltre alle sue forti radici, Ururi è anche un paese aperto e lo hanno dimostrato tanti interpreti oriundi e non come le già citate Antonella Carpinone e Dea Di Lena che hanno recitato rispettivamente in sammartinese e larinese e Antonio Capasso interprete di Costantino, il giovane infingardo figlio di Ndunetta e Ndoniucci, originario di Napoli ma che si è sforzato di recitare in arbereshe, nonché un cittadino rumeno Daniel Adrian, interprete di Paolo Stuppolo, ben inserito da anni nel tessuto sociale di Ururi. 

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