Voce al paesaggio e agli alberi nel "Festival delle Radici"
GUARDIALFIERA. “Qui tutto è vivido, sonoro, ardente. Alberi e cose non parlano un linguaggio intellegibile, ma hanno voce. La terra narra la difficile gestazione delle sue vite e gli uomini la sentono vibrare sotto i piedi come una creatura viva”. (Francesco Jovine)
La morte del patriarca, novella di Francesco Jovine, in scena sabato 10 agosto nel borgo antico di Guardialfiera, con una rivisitazione creativa di Simone D'Angelo nell’ambito del progetto IPSS-Vita 5-14 di Kairos Cooperativa Sociale Termoli, ideato e coordinato dallo psicologo termolese Nicola Malorni e finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento per le Politiche della Famiglia.
Integrato al Festival delle Radici che è stato voluto dall’amministrazione comunale guidata dal sindaco Vincenzo Tozzi, lo spettacolo teatrale itinerante ha visto la partecipazione della compagnia teatrale guardiese “I scapsctrat”, coordinata dalla preziosa Maria Rosaria Di Rocco, attenta studiosa dell’opera letteraria di Jovine che ha regalato ai partecipanti l’ascolto di una poesia inedita del poeta e scrittore guardiese - “Mio padre” - tradotta e recitata per l’occasione da bambini di origine argentina e italiani.
Lo spettacolo, unico nel suo genere, si è snodato tra l’Antica Cattedrale di Santa Maria Assunta e la casa natale di Jovine, tra la Porta Santa tradizionalmente attribuita al Pontefice Leone IX e l’antica cripta dove trionfava, questa volta, l’immagine di un altro simbolo di resurrezione, ovvero l’albero di olivo Fausto, di cui negli ultimi anni abbiamo spesso trattato il percorso di rinascita che lo ha caratterizzato.
Culture che si incontrano, tradizioni che si intrecciano, come i bambini che con una spontaneità disarmante imparano presto a conoscersi e a giocare assieme o come l’amaro dell’olio di Fausto - L’Olivo fortunato, che incontra la consistenza del pane casereccio di Guardialfiera, intensificando i profumi di una terra “vivida, sonora, ardente” - per dirla con Jovine - come è il nostro Molise.
Guardialfiera, grazie alla lungimiranza dell’amministrazione Tozzi, ci ha insegnato ancora una volta l’arte della promozione territoriale, turistica e culturale: questa si avvale di uomini e donne le cui vite sono state nutrite da questa terra viva, custodi della memoria come la preziosa guida di Elisabetta Ricci che ha arricchito il percorso turistico e artistico nel borgo di interessanti letture storico-religiose del patrimonio architettonico di Guardialfiera.
Simone D’Angelo, regista e direttore artistico dell’evento: “L’arte incontra le radici e le radici incontrano l’arte.
Con questo incastro di narrazioni e linguaggi siamo riusciti a dare una nuova forma al teatro, una forma mai ferma in un luogo ma sempre alla scoperta del luogo che potesse ospitare la parola giusta scritta dalle mani sapienti di Francesco Jovine.
Grazie a tutti coloro che hanno collaborato per dare vita a questa messa in scena che ha trovato grande apprezzamento da parte del pubblico”.
Nicola Malorni: “Erano presenti molti turisti, immigrati e ed emigrati che sono tornati in Molise per conoscere i luoghi delle loro origini. Vedere l’immagine di Fausto nell’atrio della casa di Francesco Jovine mi ha commosso per il valore simbolico che l’olivo scampato alla caduta del fulmine incarna per le sue Terre del Sacramento, un simbolo vivo di rinascita e di resilienza che ha reso le mie origini guardiesi più vive e floride che mai negli ultimi anni. Le bellezze paesaggistiche e la ricchezza culturale dell’antica Guardia fanno di questo borgo un piccolo grande gioiello da preservare e valorizzare. E noi continueremo a lavorare perché i nostri figli possano “ri-cordare” (tenere connesse al cuore) le proprie origini”.