“La guerra di Adelmina”: la forza delle donne nella cultura molisana

La presentazione sab 24 agosto 2024
Cultura e Società di La Redazione
1min
“La guerra di Adelmina”: la forza delle donne nella cultura molisana ©Termolionline
“La guerra di Adelmina”: la forza delle donne nella cultura molisana ©Termolionline

LARINO. “La guerra di Adelmina” è un romanzo breve e illustrato che narra di una donna che vive sola in piccolo paese del Molise sullo sfondo della seconda guerra mondiale. Il libro, prodotto dai Cantieri Creativi, è stato presentato ieri, 23 agosto, al Palazzo Ducale di Larino, promosso dal Comune e nell’ambito dei “Percorsi in Biblioteca”, ideati dal Lions Club di Larino. Sono intervenuti l’assessore alla cultura Iolanda Giusti, il presidente emerito del Lions Club di Larino Pasquale Gioia e un pubblico interessato e coinvolto. A condurre il dialogo con l’autrice Antonietta Aida Caruso è stata Graziella Vizzarri. Alcune tele dell’autrice sul tema della guerra hanno arricchito la scenografia dell’atrio del Palazzo Ducale.

«Attraverso il narrare in prima persona della protagonista si snodano diverse tematiche, ci dice l’autrice. Sono temi inerenti alla cultura molisana nella metà del secolo scorso: i modi di essere, le tradizioni, i pregiudizi, la solidarietà tra le donne ma anche le differenze sociali presenti all’interno della comunità. Narro della discriminazione di genere ma anche della forza delle donne. La protagonista del racconto possiede le caratteristiche tipiche della donna molisana, discendente dalla stirpe sannita frentana e, come tale, determinata e stoica, capace cioè di accettare ciò che non può cambiare e di agire trasformando la solitudine in forza personale e la delusione in creatività.

Ma il nucleo del romanzo è il fatto che le è accaduto durante la ritirata tedesca e la liberazione, un fatto vero, poco conosciuto. Il libro ne vuole fare memoria oggi, per quello che stiamo vivendo. Oggi è come se la Storia non ci avesse insegnato niente. Invece esistono infinite testimonianze della follia della guerra. Nella sua piccolezza ed innocenza anche questa storia ci dice una grande verità: non esistono aggressori e liberatori ma in guerra tutti sono colpevoli e tutti perdenti. Sì, è l’indignazione per quello che sta accadendo che mi ha spinto a raccontare questa vicenda, una goccia nell’oceano della malvagità, certo, ma anche un messaggio di speranza».

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