Il gusto della "scarpella": tra riti devozionali e cultura locale
COLLETORTO. Successo per la "Sagra della scarpella" dopo il bagno di folla con "Borgo di...vino" ai piedi della Torre Angioina. Dove tantissima gente ha festeggiato fino a tardi, tra musica, assaggi e tanti sorrisi. A realizzare questo nuovo evento la Pro Loco Angioina nel segno di una tradizione divenuta ormai un appuntamento fisso. Nel lavoro coinvolti tutti i ragazzi della pro loco.
Tanta gente giunta anche dai paesi limitrofi in fila per soddisfare le sue esigenze di gola. Sotto il monito silente della scritta latina di Seneca. Un unicum che campeggia sul bell'architrave della Chiesa del Purgatorio. Stracolma la Piazzetta del Purgatorio dove si e' svolta la sagra tanto attesa per esaltare un cibo tradizionale proveniente da molto lontano. La serata e' stata allietata dal gruppo Civico 87. Si rischiara cosi la notte dei tempi tra non poche pillole di cultura inedite.
La scarpella è un cibo sacro dell'inverno come dicevano le nonne. Da mangiare per devozione intorno al camino in occasione delle feste più sentite. In "Terratradita", libro scritto da Paola Di Giannantonio, che in più occasioni e' stata a Colletorto, si afferma che i cibi fritti durante l'inverno hanno decisamente un valore propiziatorio. Ad alta valenza simbolica, dunque, e' la loro preparazione. La scarpella trova i suoi momenti di gloria intorno al camino, tra i parenti, nel vicinato e nelle feste tradizionali del luogo. Come i Fuochi di Sant'Antonio. La scarpella si prepara con cura, con pasta lievitata, tagliata a lunghe strisce sottili, a forma di serpentelli allungati. Prima arrotolati intorno al braccio e dopo messi a friggere seguendo lentamente un movimento circolare, per riprodurre la forma di una bella spirale concentrica. Come si vede dalle immagini. In tutto cio' si nasconde la voce di un rito cultuale. Antichissimo. "Evoca la forma del serpente, simbolo dell'energia cosmica nelle prime civiltà mediorientali, afferma nel suo volume Paola Di Giannantonio".
"La serpe è figlia della terra. Simbolica del femminile, ma anche del maschile. Nella sua forma e nel suo muoversi a spirale richiama l'energia vitale". Il serpente e' il primo simbolo primordiale elaborato da agricoltori per esprimere la loro prima idea di sacralità della vita e del senso del tempo. Nella scarpella colletortese persistono queste forme rituali. Nella sua forma a spirale si riafferma inconsapevolmente ancora questo profondo pensiero di civiltà. In essa ritorna la cultura del passato. Dal Dizionario del Dialetto di Colletorto di Ubaldo Spina si legge: "Scarpella, pasta fritta sottile e lunga disposta a spire. Un vecchio canto colletortese, in uso per richiederla alle famiglie, la ricorda cosi: Oh! Bello belle se ce vulete dà quatte scarpelle". Oggi viene consumata un po' tutto l'anno. Si fa assaggiare a chi torna da tanto lontano. Si offre con piacere agli ospiti perché fritta con l'olio buono di Colletorto. Il suo sapore sale in alto poi quando l'olio proviene dalla cultivar locale "L'Oliva Nera di Colletorto". Complimenti dunque a chi lavora con passione in questa direzione.
Luigi Pizzuto