A Santa Giusta un giorno per coltivare il sogno della famiglia

In preghiera dom 15 settembre 2024
Cultura e Società di La Redazione
3min
Un giorno per coltivare il sogno della famiglia ©Termolionline
Un giorno per coltivare il sogno della famiglia ©Termolionline

PALATA. «Sui passi di Maria. A Palata si respira il profumo buono della famiglia». Da una domenica all’altra, non si spegne l’eco della giornata dell’8 settembre, che ha portato la comunità diocesana a confrontarsi sui valori alla base della società.

Domenica 8 settembre 2024 si è svolto presso il Santuario Madonna di Santa Giusta una Giornata interamente dedicata a riscoprire la bellezza dell’amore coniugale. Tanti gli sposi che hanno scelto di dedicare il giorno del riposo settimanale per fermarsi, pregare e celebrare l’amore. La relazione di Giovanna Abbagnara, giornalista e scrittrice sui passi dell’amore coniugale, la Celebrazione Eucaristica presieduta dal vescovo, monsignor Gianfranco De Luca che ha donato nella sua omelia tanti spunti interessanti alla luce del Vangelo del giorno, hanno fatto di questa giornata un appuntamento prezioso per dare nuovo slancio al cammino di pastorale familiare.

Un vento fresco e gagliardo ha accolto le prime coppie intervenute domenica 8 settembre nella splendida cornice del Santuario Madonna di Santa Giusta a Palata. Un luogo ideale per una giornata di ritiro, un’oasi di pace alla presenza della Vergine che proprio in quel giorno la Chiesa ricorda nel principio della sua vita terrena. La Giornata è stata pensata e voluta da don Elio Benedetto, parroco di Palata e responsabile del Santuario, da molti anni appassionato di pastorale familiare in piena condivisione con don Gianfranco Mastroberardino, don Costantino Di Pietrantonio e don Angelo Castelli. Tutti questi presbiteri da anni lavorano a fianco delle famiglie, cecando di accompagnare, incoraggiare, tessere relazioni significative per poter vivere da sposi, adulti nella fede.

«Oggi l’investimento più grande che la Chiesa è invitata a compiere consiste essenzialmente nell’insegnare agli sposi la grammatica della coniugalità», ha detto Giovanna Abbagnara, relatrice della giornata, che da anni lavora con gli sposi “cioè, quelle piccole regole che permettono di fare della vita comune un’esperienza di amicizia e di condivisione che accompagna e illumina tutti i giorni della vita. Molti sposi pensano di saper tutto quel che serve per vivere il matrimonio. Altri si affidano alle esperienze familiari pregresse. Spesso manca un dialogo sincero in cui ciascuno si mette realmente in ascolto dell’altro. Ogni vicenda è diversa eppure, ascoltando gli sposi nel corso degli anni, mi sono resa conto che alla base dei conflitti, che non raramente conducono alla separazione, vi sono quasi sempre gli stessi errori, gli stessi atteggiamenti sbagliati”.

Ecco perché, dopo aver invocato lo Spirito Santo, la giornata si è aperta con una catechesi per aiutare gli sposi a fare un passaggio importante: passare dalla logica dell’io a quella del noi. Riflettere sulla necessità di abbandonare un modo di pensare e di vivere in cui le esigenze soggettive hanno un’oggettiva prevalenza, per abbracciare uno stile di vita in cui le scelte nascono dal desiderio di costruire una casa in cui il bene comune precede e prevale di gran lunga sul bene individuale. Tutto questo come si può vivere? Accogliendo le differenze, instaurando una reale e profonda amicizia, nutrendosi di stima reciproca, imparando a dialogare e a sognare insieme. Semplici regole ma faticose, che chiedono agli sposi di costruire il noi coniugale solo e nella misura in cui ciascuno è disposto a perdere se stesso.

Gli occhi lucidi e le mani strette degli sposi durante la giornata dicono che è proprio necessario ricominciare dalla coppia. Gli sposi hanno avuto anche il tempo del dialogo coniugale, per fermarsi a riflettere sulla qualità della relazione. «Spesso il dialogo nella coppia è fatto solo di comunicazioni di servizio - ha detto il vescovo De Luca nella bella e profonda omelia della Celebrazione Eucaristica - dobbiamo invece scendere in profondità, lasciarci toccare da Gesù e, guariti da Lui, vivere da risorti».

Un cammino come questo non s’improvvisa e non può essere fatto da soli. La comunità ecclesiale ha una particolare responsabilità, tanto più grave nel contesto di una cultura che presenta l’amore come una forma del benessere individuale. Solo una Chiesa capace di accompagnare gli sposi lungo i sentieri della coniugalità, fa della famiglia il cuore di una società dal volto umano. La famiglia oggi deve riscoprire la sua vera essenza, che è proprio come quella dell’olio di nardo: è un bene prezioso per l’individuo e per la società, che è diffusivo, non chiuso in sé stesso. La famiglia è costituita dall’amore, quello vero, che genera e che non teme abnegazione e sacrificio. Il profumo della famiglia è il profumo della santità.

La Giornata è stata un frammento di questa storia molto bella. Pregare il Rosario, celebrare l’Eucaristia, pranzare insieme in semplicità condividendo ciò che ciascuno aveva portato, dedicarsi nel pomeriggio per donare agli altri la propria esperienza: tutto questo ha fatto della Giornata della Famiglia una pagina ecclesiale piena di gioia e di entusiasmo. Da qui si può e si deve ripartire.  

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