Lo scatto più nascosto che prende forma: le "buone ombre" di Irene Fenara al Macte
TERMOLI. Ha 34 anni, di Bologna, lo scorso anno si è aggiudicata il Premio Termoli nella sezione “Mostra” e domani sera inaugurerà la sua “personale” al Macte.
Irene Fenara è stata accolta in via Giappone da alcuni giorni dalla direttrice Caterina Riva e dallo staff del Museo d’arte contemporanea di Termoli, dov’è in corso l’allestimento di numerose stampe e una esperienza visiva col videowall che tutti potranno ammirare.
Sono scatti particolari, derivano dalle immagini immortalate nei circuiti di videosorveglianza, quanto mai originale come approccio artistico, che lei perscruta e seleziona da ormai quasi 9 anni, con cadenza quotidiana (o quasi). Poi, realizza le stampe “a getto d’inchiostro”.
Un mondo nel mondo, che sarà possibile scoprire al Macte fino al 25 gennaio prossimo.
Una personale denominata “Le buone ombre”, che la stessa artista ci svela.
LA MOSTRA
La ricerca di Irene Fenara, rovesciando la funzione delle telecamere di sorveglianza, sceglie immagini astratte a sfondo naturalistico di luoghi geografici disparati e non dichiarati, con un intento non tanto voyeuristico quanto poetico; Fenara ricerca infatti forme, ombre, coni di luce, in riprese meccaniche su perimetri di case isolate, con alberi e rami cresciuti che ne alterano la visibilità. Scegliendole e salvandole da un flusso di registrazione che probabilmente nessun altro guarderà, l’artista porta lo spettatore a confrontarsi con immagini misteriose che richiedono attenzione e interpretazione.
La mostra presenta un’imponente installazione video a ledwall, accompagnata da stampe fotografiche inedite tratte dall’archivio dell’artista. Accanto a queste saranno esposte opere della serie Autoritratti, in cui la figura dell’artista, come in un selfie, si inserisce nelle registrazioni di sorveglianza salvandole poi prima che il sistema ne cancelli ogni traccia.
Le buone ombre vuole essere un'esplorazione del confine tra visibilità e invisibilità, natura e tecnologia, proponendo una riflessione sul ruolo delle immagini nell'era della sorveglianza. Un progetto in cui l’artista utilizza strumenti tecnologici per esplorare l'interazione tra luce, ombre e natura in spazi rurali e architettonici, e che celebra anche il dialogo con la collezione del Premio Termoli, includendo nel percorso una selezione di opere che dedicano particolare attenzione alla fotografia.
In occasione della mostra sarà visibile al pubblico anche la maestosa pala dell’artista mozambicano Malangatana Valente Ngwenya (1935-2011), realizzata a Termoli tra il 1996 e il 2001, con un testo critico di Alessandra Saviotti, PhD.
LA BIOGRAFIA
Irene Fenara (Bologna 1990) vive a Milano. Tra le sue mostre personali “Grandi Lucenti” presso ZERO, Milano (2024), “Distant Eyes” (2019) Kunst Merano Arte, a cura di Christiane Rekade e “Supervision (2018) per BACO, Bergamo. Sue opere sono state incluse nelle mostre: “HOPE” (2023), Museion, Bolzano; “L’altro sguardo. Fotografe italiane 1965 – 2018”, Palazzo delle Esposizioni, Roma; “Essere politico”, Fondazione Fotografia Modena (2017); “Give me yesterday” Fondazione Prada Osservatorio, Milano (2016).
L'inaugurazione sarà venerdì 18 ottobre dalle 18 alle 20, alla presenza dell'artista. Ingresso libero.