Diario di un tranquillo weekend in Puglia con l'Archeoclub di Termoli

La visita guidata ven 08 novembre 2024
Cultura e Società di La Redazione
5min
Diario di un tranquillo weekend in Puglia con l'Archeoclub di Termoli ©Termolionline.it
Diario di un tranquillo weekend in Puglia con l'Archeoclub di Termoli ©Termolionline.it

TERMOLI. Essere viaggiatori e non turisti" è il motto che anima i soci dell’Archeoclub di Termoli nelle uscite periodiche alla scoperta dei tesori non sempre conosciuti della nostra bella Italia.

       Due giornate nella vicina Puglia, intense e ricche per la varietà e la quantità delle testimonianze delle popolazioni che qui si sono insediate, in un ideale percorso storico dall’età del bronzo fino alla età contemporanea, passando attraverso la civiltà greco-bizantina, romana, medievale e tutte le altre che si sono succedute fino ai giorni nostri. Ciascuna ha lasciato della sua presenza segni visibili e singolari che suscitano meraviglia e ammirazione nei visitatori.

      Prima tappa il Centro visite di Margherita di Savoia, piccola ma efficiente struttura per accogliere gli ospiti e accompagnarli illustrando le varie fasi del processo di cristallizzazione e raccolta del sale negli enormi e numerosi bacini oggi di proprietà di una società francese.

      La luce del mattino è la più idonea per visitare le saline, note fin dall’ antichità, citate nella medievale Tavola Peutingeriana, area naturale protetta dal 1977 per la presenza di oltre 200 specie di uccelli acquatici che vi sostano o svernano; sono le più estese di Europa (4500 ettari) con una produzione annua di 5.500.000 quintali di sale. Ci immergiamo in questo paesaggio quasi lunare, che si offre a perdita d’occhio, punteggiato dalla presenza di aironi e fenicotteri rosa, e sperimentiamo su di noi la sensazione della nostra piccolezza rispetto alla ricchezza della natura che da millenni cerchiamo di sfruttare a nostro vantaggio. Percorriamo a piedi e in bus le numerose e ampie strade asfaltate e all’uscita non possiamo non ammirare i grandi edifici in disuso per la lavorazione e lo stoccaggio del sale (Magazzini e torre tecnica) sapientemente costruiti nel 1932 dall’architetto Pier Luigi Nervi; splendido esempio di archeologia industriale che a breve tornerà a vivere come Museo del sale.

     Del prestigio e della egemonia di Canosa nella regione Apulia fin dal IV secolo a.C. le nostre guide presentano come prove inconfutabili gli Ipogei affrescati con colonne e sculture che i Principi Dauni facevano costruire per le proprie famiglie e nei quali sono stati ritrovati corredi sontuosi costituiti da armi, gioielli d’oro molto raffinati e vasi policromi (detti Canosini per la originalità ed elevata qualità dell’artigianato locale), decorati con piccole sculture e immagini dipinte a tempera, prevalentemente di colore rosa, perfettamente conservati ed esposti nel cittadino Museo Archeologico Nazionale.

      Con tono appassionato Pierluigi e Cinzia ricordano che Canosa nell’antichità aveva il diritto di battere moneta, nel Medioevo, per merito del vescovo Sabino ( la cui diocesi aveva possedimenti estesi fino alla Sicilia), fu dotata, secondo un disegno urbanistico articolato, di una struttura difensiva importante con due edifici religiosi imponenti e del Battistero di San Giovanni, stupefacente per la elaborata struttura architettonica e per le dimensioni notevoli. A pianta dodecagonale, con quattro camere, quattro corridoi, croce greca, mosaico pavimentale, un piano di gallerie e matronei, decorato con lamine d’oro (purtroppo perse), con vasca centrale eptagonale coperta un tempo da una cupola, è sopravvissuto perché nell’Ottocento fu trasformato in impianto molitorio. La cattedrale di età longobarda e il Mausoleo di Boemondo di Altavilla con le raffinate porte bronzee asimmetriche di Ruggero di Melfi confermano il prestigio della città anche in epoca normanna.

Guida d’eccezione per illustrare i numerosi Dolmen del territorio di Bisceglie il prof, Luigi Palmiotti, autore di numerosi testi e presidente della sezione Archeoclub, che ci narrato la vita e i riti delle antichissime popolazioni che hanno realizzato il Dolmen de la Chianca, scoperto nel 1905, celebrato con un francobollo delle Poste nel 2007, riconosciuto come sito Unesco, straordinario per le dimensioni (10 m. di lunghezza, uno dei più grandi in Europa ), per lo stato di conservazione, per la ricchezza del corredo funerario e per i reperti umani (otto scheletri di adulti e ragazzi) . Attraversiamo stretti vicoli che si affacciano sui bastioni e ammiriamo palazzi nobiliari con decorazione a bugnato prima di arrivare al castello e poi alla cattedrale situata nel cuore del centro storico; raffinato esempio di romanico pugliese con uno splendido rosone centrale e ricche sculture nel portale che raccontano la storia della Salvezza partendo dall’Eden.

Ultimo pomeriggio dedicato al borgo di Conversano (l’antica Norba degli Iapigi) circondato dalle mura megalitiche (opera dei Pelasgi venuti dall’Oriente, secondo la tradizione, 18 secoli a.C,) poi inglobate nelle costruzioni successive. Guidati da Samanta esploriamo la bellissima cattedrale in stile romanico-pugliese e il centro storico in cui nascosta da muri esterni di grade sobrietà splende la chiesa dei S,S.Cosma e Damiano, trionfo del barocco napoletano, fastosamente decorata con stucchi e dorature che incorniciano gli affreschi delle volte e le tele degli altari , opera di Paolo Finoglio, autore di dipinti dedicati alla Gerusalemme Liberata, custoditi nella Pinacoteca. Nell’ammirare il monastero di San Benedetto, altro gioiello tardobarocco, restiamo affascinati dal racconto storicamente documentato della badessa cistercense Daneta Paleologa e di un gruppo di suore, arrivate dal Peloponneso, a cui Papa Clemente IV affidò il monastero dopo che i benedettini lo avevano abbandonato, forse per contrasti con il re Manfredi. La cosa incredibile è che la badessa conservò tutti i privilegi dell’abbazia cistercense, dipendente non dal vescovo locale ma da Roma, col diritto di indossare mitra e pastorale e di ricevere il baciamano dal clero locale benché fosse una donna. Per lei fu coniata l‘espressione “Monstrum Apuliae” (Prodigio di Puglia, fenomeno contro natura). Poi nell’imponente castello Acquaviva, situato nella grande piazza all’ingresso della città, ripercorriamo la vita e le opere del pittore bielorusso Marc Chagall morto nel 1985. I disegni, gli acquarelli e le incisioni della mostra “Sogno d’amore” comunicano mediante immagini oniriche e fantasiose il suo amore per la patria natia e per quella adottata (Parigi), per la moglie, per la religione, per le favole, per l’arte. Così arricchiti dalla bellezza e dalla varietà dei luoghi visitati e soddisfatti anche per le specialità enogastronomiche sperimentate facciamo ritorno a Termoli.

Lucia Lucianetti

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