La crisi della pesca oltre il gasolio, c'è bisogno di un sistema che faccia "squadra"

Imbrigliati dom 05 giugno 2022
Editoriale di Emanuele Bracone
2min
La protesta al mercato ittico ©Termolionline.it
La protesta al mercato ittico ©Termolionline.it

TERMOLI. Si dovrebbe riunire nei prossimi giorni il cosiddetto “Tavolo azzurro” alla Regione Molise.

Questo è quanto è emerso nell’ambito della riunione al mercato ittico con gli armatori (seguita anche da commercianti ittici e marinai).

Il voto dei proprietari delle barche ha sancito, almeno fino ad ora, lo stop consecutivo per la terza settimana di fila, in linea con quanto decretato dai colleghi di Puglia (quasi tutti) e Abruzzo, non dalle Marche in su, che dimezzeranno lo sforzo di pesca, ma torneranno in mare, così come i loro colleghi tirrenici, tranne la Calabria.

Ma l’aspetto su cui oggi ci vogliamo soffermare, avendo assistito direttamente alla discussione, animatissima, come sempre, di ieri mattina al porto di Termoli, è la necessità che si convogli tutto lo sforzo concertativo possibile per far sì che si valorizzi in futuro, dopo questa crisi dovuta al caro gasolio, il pescato locale.

Diversi i progetti che abbiamo conosciuto negli ultimi anni, promossi da produttori e da filiere istituzionali, per creare un circuito virtuoso, ma alle prime difficoltà tutto va in pezzi e ieri lo spauracchio venuto fuori dall’assemblea al mercato ittico è stato quello di un mercato schiacciato dalla grande distribuzione, capace di rifornirsi ovunque e l’esempio portato da uno degli armatori, su pescatrici acquistate a 14 euro al chilo di provenienza transalpina, quando vengono battute a 9 euro al chilo nemmeno da pesce fresco, evidenzia le storture di una globalizzazione che affonda le radici anche nelle reti da pesca e a uscirne imbrigliati sono proprio gli operatori della nostra marineria e credo che il problema a cascata si riverberi un po’ ovunque.

Commercianti ittici coi box chiusi a causa dei pescherecci agli ormeggi, ma con la necessità di tornare a sostenere le proprie famiglie, la catena di solidarietà è difficilissimo mantenerla compatta quando c’è di mezzo la sopravvivenza, ma alla istanza provocatoria dell’armatore che chiedeva un prezzo di acquisto maggiore del 35% per colmare l’esborso straordinario provocato dal caro gasolio, soldi che immaginiamo si spenderebbero andando a comprare il pesce fresco in altre zone costiere dell’Adriatico, non c’è stata corresponsione di amorosi sensi, per dirla in modo letterario.

Di programmi pilota se ne possono fare mille, di veri distretti della pesca, dove quello che viene sbarcato in banchina passi tutto per il mercato ittico, primo per essere controllato a dovere, quindi per cercarne la massima valorizzazione, per poi decidere anche di esportarlo su mercati differenti da quello molisano, non ne abbiamo visti e la struttura comunale ha costi che ricadono sulla collettività.

Il corto circuito che questa emergenza ittica ha creato deve essere la base di una ripartenza comune, che metta insieme produttori, esercenti, ristoratori, istituzioni. 

La proposta che vogliamo lanciare è una Consulta locale, fatta da rappresentanti di categorie che sono coinvolte e conoscano per davvero cosa sia andare per mare. 

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