L'Italia del tennis dà lezioni al mondo, dietro Jannik Sinner c'è molto di più
TERMOLI. Trionfare in Coppa Davis dopo 47 anni, battendo più o meno agevolmente l'Australia, è il suggello a un impressionante scalata del tennis italiano maschile, che dal 2018 in avanti ha letteralmente cambiato marcia, cogliendo una serie ininterrotta di successi e mostrando sempre nuovi volti, attraverso cui accreditarsi come un modello vincente nel mondo.
Abituati da sempre, o quasi, a raccogliere le briciole, salvo parentesi più o meno lunghe di ritrovata competitività, ma mai così profonda e sistemica, ci stropicciamo gli occhi dinanzi alla conquista della mitica insalatiera d’argento, che va a fare il paio con il trofeo vinto in Cile da Panatta & Co.
Ma dietro questa incredibile affermazione, maturata a un punto dalla sconfitta nel match di semifinale tra Djokovic e Sinner, c’è un programma molto articolato, per cui merito alla Fitp guidata da Angelo Binaghi, al vertice da 22 anni e che negli ultimi 13 ha vissuto tante prime volte, dagli Slam e dalle Fed Cup finiti nelle mani delle tenniste, alla prima finale a Wimbledon della storia, alle presenze di Berrettini e Sinner alle Atp finals, le Next Gen di Sinner, passando anche per la capacità organizzativa di eventi come proprio gli eventi finali di Torino e Milano e l’incremento di importanza degli Internazionali d’Italia.
Tanti sono i giovani che si affacciano nel mondo professionistico e la stessa squadra femminile, finalista nel 2023 alla Billie Jean King Cup, non dimentichiamolo – abbiamo sfiorato un bis davvero clamoroso – sta ritrovando la competitività che pareva smarrita.
Non sono certo solo rose, le polemiche di Fognini, le incognite sui mandati presidenziali, i rapporti non idilliaci col Coni di Malagò, ma certo Binaghi ha saputo imprimere una svolta vera al tennis italiano, affiancandogli beach tennis, padel e ora pickleball.
Chi scrive, che ha vissuto da fan e appassionato, finanche dilettandosi con la racchetta in mano, le epopee di Edberg, Sampras e Federer, mai avrebbe immaginato fosse possibile inanellare così tanti traguardi in uno sport che nel mondo ci vedeva comprimari, sparring-partner, ora ne siamo una nazione guida, sotto molteplici aspetti.
Forse potremo vantare nel futuro anche un numero uno per la prima volta, ma al di là di numeri e ranking, è il movimento che ne eredita risultati e grandezza.
Ci piacerebbe ci fossero campi da tennis in ogni quartiere e in ogni scuola, così come per tutti gli sport, perché educando al rispetto delle regole e degli avversari si formano al meglio le nuove generazioni, si cullano i Sinner del terzo millennio. Dietro Jannik non c’è il deserto e ora ci proponiamo davvero come faro, basti vedere chi c’era a Malaga e anche chi non è sceso in campo, giusto tributo a Lorenzo Sonego, Matteo Arnaldo, Lorenzo Musetti e Simone Bolelli, a capitan Filippo Volandri e allo stesso Matteo Berrettini.
Non vogliamo nemmeno dimenticare come il presidente dell’Atp sia Andrea Gaudenzi, che fino a ieri era stato l’ultimo giocatore a disputare la finale di Coppa Davis, nel 1998. Insomma, “tanta roba”.
L’auspicio, al netto di fuoriclasse che sono piovuti sul nostro territorio, Jannik Sinner lo è quasi di confine, vista la provenienza bolzanina, è che si investa ancora di più nei circoli e nei giovani. Il tennis è un simbolo di fratellanza sportiva universale.
Un’annata da circoletto rosso, parafrasando il mitico Rino Tommasi, questo 2023 che volgerà al termine proprio con le Netx Gen di Jeddah, dove ci saranno altri due alfieri azzurri, Flavio Cobolli e Luca Nardi, e il testimone che lasciamo ai millennial è quello di un Fognini che oggi si è riscattato vincendo un challenger poco lontano da Malaga, a Valencia, superando in rimonta un ex top ten come Batista Agut. Sliding doors di un mondo che arride al tricolore, sulle note dei Queen e dell’inno di Mameli.
L’Italia che vince e che deve ispirare ragazzi e ragazze a dare il meglio, in ogni campo, come fa SuperJannik, campione dentro e fuori dal perimetro di gioco.
Un entusiasmo che vorremmo anche riscoprire sugli stessi rettangoli del circolo di Termoli, dove abbiamo avuto modo di riscontrare questa effervescenza nel recente servizio a cavallo delle Atp Finals. Così come siamo certi delle emozioni suscitate a milioni di italiani, che come noi hanno trepidato in questa settimana magica. Sia un punto di partenza e non di arrivo.