“Ci sono ancora persone per bene”, quando l'eccezione rivela l'emergenza educativa
TERMOLI. Il giorno di Pasquetta contrassegnato da una buona azione, quella del signor Giuseppe, che ha aiutato in un momento di difficoltà il papà di una nostra lettrice, Gabriella De Rosa, colto da un malore in strada.
Per fortuna, nulla di grave, ma la spontaneità con cui la signora ha ritenuto di voler pubblicamente ringraziare il soccorritore del padre, nell’occasione suo angelo custode, fa riflettere su quali siano le aspettative sui comportamenti da parte del “prossimo”, questo concetto ormai sempre più lontano dall’immaginario collettivo a cui veniva associato in passato.
Ci ha colpito la frase finale con cui la signora Gabriella ha voluto concludere il messaggio di ringraziamento: “Ci sono ancora persone per bene”. Ci ha colpito poiché quella che dovrebbe essere la norma, la consuetudine, l’impronta di ciascuno di noi, diviene sempre più eccezione.
Si parla sempre più di frequente di “emergenza educativa”, abbiamo effettuato una ricerca nei nostri archivi, se ne discute, almeno localmente, da undici anni, ma non pare che questo abbia contribuito a invertire la tendenza, piuttosto il contrario, facile additare all’incattivirsi dettato dalla pandemia, che salvo i primi mesi ha fatto venire fuori egoismi a tutto spiano e poca attenzione verso gli altri, ma il rispetto che non riusciamo più a nutrire, ad alimentare con atteggiamenti naturalmente corretti, è figlio di una società fondata sui disvalori, dove sono venuti meno quei capisaldi che illo tempore rappresentavano il terreno fertile della nostra coscienza, di quell’etica di cui oggi, troppo spesso, facciamo facilmente a meno.
Restare perennemente connessi, progressivamente più soli, perché chiamiamo amici tutti coloro che abbiamo a portata di mano, salvo poi non ricordarsene più anche a distanza di pochi giorni, è il vulnus di una comunità sempre più virtuale e meno coesa e questa deriva si materializza anche in quella rinomata prima cellula, che è la famiglia.
L’emergenza educativa, tuttavia, resta, al netto delle analisi e degli allarmi, per fortuna ci sono i signor Giuseppe, ma quando potremo finalmente dire che aiutare gli altri ritorni a essere la normalità e non un episodio sporadico?
In primis, dovremmo tornare a nutrire fiducia, oggi siamo tutti più scettici e diffidenti ed è un paradosso relazionale, visto che gli strumenti tecnologici che sono parte integrante della nostra vita hanno accorciato, o azzerato ogni tipo di distanza formale, ma non quella sostanziale.
La riflessione che ci è stata stimolata da un messaggio di ringraziamento vuol essere una pietra lanciata nello stagno dell’indifferenza, uno dei mali dei nostri giorni.