Il decoro urbano deve partire dai cittadini, ma a Termoli mancano le regole d'ingaggio

Inciviltà manifesta mer 31 luglio 2024
Editoriale di Emanuele Bracone
1min
Il decoro inurbano a Termoli ©TermoliOnLine
Il decoro inurbano a Termoli ©TermoliOnLine

TERMOLI. A volte ci sembra così assurdo da non sembrare vero, ma il mondo reale, la società in cui siamo immersi, la comunità che ci circonda, necessita di una scossa, culturale, valoriale e morale.

Siamo entrati nelle 4 settimane più importanti dell'estate, quelle in cui si misura la qualità dell'offerta turistica, dell'appetibilità di una località di mare e, forse complice ancora una inerzia da passaggio di consegne, peraltro graduale e anche in parziale continuità, lo stato in cui versa la nostra città non ci piace, affatto. In centro e in periferia l'erba la fa da padrone, da piccoli focolai di degrado a situazioni invereconde; il nodo sui rifiuti va sciolto con un robusto intervento in sede di programmazione e pianificazione, ma sullo sfondo tutto si dissolve, dinanzi a episodi ed esempi quotidiani, di chiunque pensa di continuare a fare quello che vuole e più noi ne scriviamo e lo denunciamo, più accade.

Come uscirne? Non solo con la repressione, è evidente, ma il decoro urbano non deve essere una chimera.

Un vero e proprio testacoda del buon senso, se c'è chi abbandona un materasso a due piazze nei giardini dell'ex istituto Nautico, in viale Trieste, o chi nelle scalette che portano a via Carlo del Croix, abbandona umido putrefatto nella busta.

Ci potranno essere anche cento netturbini a spazzare il territorio, ma questi "lasciti" sgraditissimi nascono dal venire meno di educazione, ogni angolo è pieno di questo tipo di sporcizia, serviranno più cestini? Forse sì, ma verrebbero usati?

Ci si lamenta, giustamente, della vegetazione fuori controllo, ma quando viene sfalciata quello che resta sul terreno è una coltre di rifiuti, chi li ha gettati?

Ormai anni e anni fa, lanciammo l'istanza per l'adozione di un regolamento del decoro urbano, si cominciò anche a elaborarne una bozza e ci facemmo portatori di proposte, quali stakeholder del territorio, eravamo ai tempi dell'amministrazione Sbrocca.

Sarebbe opportuno che questa ipotesi venisse riesumata, per mettere nero su bianco cosa è possibile fare e come farlo. Ovunque pali della pubblica illuminazione o spazi inidonei sepolti da volantini, locandine e adesivi, non è pop art, è degrado.

Si deve ripensare un modello di città smart nell'accoglienza. Ne saremo capaci, tutti?

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