Clima e territorio: occorrono interventi profondi per mettere in sicurezza i luoghi dove viviamo
BASSO MOLISE. Non sono ancora terminati i disagi sulla viabilità interna, nella tratta Guglionesi-Montecilfone, con gli autobus di linea costretti a cambiare percorso per assicurare i collegamenti e almeno un altro paio dei veicoli usciti fuori strada. Il meteo di questi giorni non certo aiuta, e nonostante l’opera di ripulitura andata avanti ieri, la situazione non ancora torna alla normalità.
Tuttavia, al di là del dato di cronaca, come purtroppo spesso avviene, anzi, sempre più spesso, ci troviamo a fronteggiare emergenze più o meno gravi, a seconda dell’intensità dei fenomeni meteorologici, ormai avviati a una estremizzazione fuori controllo (e a volte oltre le stesse previsioni).
Un esempio è quello odierno, pioggia intensa come quella caduta nella tarda mattinata, sulla costa, non era stata prevista, c’erano residue possibilità di precipitazioni.
E’ chiaro che i microclimi vadano oltre i modelli matematici, ma proprio questa cornice dovrebbe farci intendere come non possiamo più affidarci al fato e al caso, ma occorre prevenire in senso profondo.
I rischi del dissesto idro-geologico sono sempre più evidenti, perché abbiamo un territorio – qui come altrove, nel Paese, nessuna regione ne è immune, né al Centro-Sud e tanto meno al Settentrione – sempre più fragile, perché negli anni si accumulano i danni provocati in precedenza e gli interventi tampone, in emergenza, non li risolvono definitivamente.
Sono rare le progettualità che hanno cambiato il corso degli eventi.
Come intervenire, allora? Bisognerebbe riprendere la filosofia del programma di missione “Italia sicura”, magari con una maggiore concretezza, ma localizzando gli studi, che non riguardino opere di portata e caratura superiore, ma ogni aspetto del territorio è peculiarmente differente.
Il nodo da sciogliere riguarda essenzialmente quello delle risorse, ma non è da meno trovare anche la capacità progettuale e di realizzazione, ci troviamo in un contesto dove alle eccellenze si contrappongono delle lacune laddove si era abituati a gestire incombenze senza problemi.
Uno studio accurato dei luoghi, magari col contributo anche di esperti di clima oltre ai geologi e tecnici, potrebbe mettere in rilievo cosa fare per evitare che le strade si sfaldino e i centri abitati si allaghino.
La transizione climatica non può limitarsi alle emissioni ma deve tenere in considerazione la messa in sicurezza delle aree dove le comunità vivono, peraltro occasione di abbinare sviluppo economico all’incolumità di cose e persone, che fin qui nella conta dei danni sono costate una fortuna.
Una filosofia trasversale, che metta insieme i diversi colori politici che governano enti diversi e complementari nelle competenze su chi e come debba metterci mano, ma forse ripensare anche a modelli di governo del territorio più efficaci, il declassamento delle Province a questo non ha giovato certamente.