Da Termoli e il Molise allo scenario nazionale, le difficoltà di un ex "campo largo"
TERMOLI. Campo largo in frantumi? Gli ultimatum di Giuseppe Conte, alle prese tra il fuoco amico (?) grillino e il riavvicinamento tra Renzi e il Pd, stanno proponendo una versione balcanizzata del centrosinistra più esteso che qui, a Termoli, conosciamo bene.
Solo 4 mesi fa alle ultime elezioni amministrative, la coalizione progressista, dopo uno sfinente dialogo interno durato dall’inverno (e partito tra fine estate e autunno), si è presentato addirittura con cinque candidature a sindaco di area, considerate scelte prima annunciate e poi revocate.
Un quadro politico e partitico che induce a ripensare proprio il modello di un Ulivo (o Una Unione) della terza decade del Duemila, scimmiottando quelle esperienze elettorali che nel 1996 e nel 2006 portarono Romani Prodi a Palazzo Chigi, salvo disarcionarlo poco dopo o poco prima metà legislatura.
Le componenti dello schieramento avverso al centrodestra, perché di questo si parla, di aggregazioni nate per contrapporsi, non con una propria fisionomia politica omogenea, dovrebbero riflettere su quanto accaduto ad esempio in Francia, dove l’ammucchiata al secondo turno che ha sbarrato il campo alla destra più radicale ha partorito un Governo diverso, nell’impossibilità di far coesistere simboli e programmi in un’azione di gestione del Paese d’oltralpe.
Scenari che si ripetono, qui in Molise non si andrà al voto prima di diverso tempo, il prossimo banco di prova è quello del Comune di Isernia, mentre per altri centri, appena stati al voto, o per Regionali e Politiche occorre attendere tre anni e più.
Un’occasione formidabile, parrebbe, per riorganizzarsi, dunque. Ma molto dipenderà dalle scelte che saranno fatte a livello nazionale, e quanto queste frizioni peseranno alle urne di regioni importanti, anche alla luce di quanto successo tra Liguria ed Emilia Romagna, su fattispecie diverse, giudiziaria la prima, emergenziale la seconda.
Insomma, Termoli come avvenuto esempio locale di una disgregazione che ora rischia di mandare in pezzi il campo largo, visto che Conte l’ha cestinato come invenzione giornalistica.
Noi guardiamo anche al nostro territorio, al di là di costituenti e liturgie di sezione, tutti dovrebbero propendere alla ricostruzione di una classe dirigente. Di qua e di là.