A 30 anni da Mani Pulite, Campopiano: «Ci sono ancora macerie da rimuovere»
TERMOLI. Settimana storicamente importante, molto importante, quella attuale.
Un tam-tam informativo rievoca un fatto giudiziario che determinò un effetto domino incredibile, chiamato Tangentopoli, o se preferite, Mani Pulite.
Già alcuni speciali sono stati trasmessi in rete e sono programmati nelle emittenti principali, nell’avvicinarsi di quel 17 febbraio 1992, in cui un arresto, quello di Mario Chiesa, presidente del Pio Albergo Trivulzio di Milano, all’apparenza senza grande clamore, fu il grimaldello che portò ad annientare la Prima Repubblica.
Occasione di riflessione, approfondita, in un dialogo-intervista con l’avvocato di matrice socialista Oreste Campopiano, che visse sul piano giuridico e politico quella stagione.
Oggi la commenta come presidente del Consiglio dell’ordine forense frentano e soprattutto come osservatore di quello che è avvenuto nei tre decenni che ci separano dall’avvio dell’inchiesta giudiziaria che rottamò l’allora classe dirigente pentapartitica e che fece diventare i magistrati del pool meneghino autentici eroi, proiettando soprattutto la figura di Antonio Di Pietro.