Il sistema industriale punta sulla Zes: «Aree produttive più estese sono attrattive»

Il confronto ven 22 aprile 2022
Lavoro ed Economia di La Redazione
3min
L'incontro sulla Zes Adriatica a Bari ©Termolionline.it
L'incontro sulla Zes Adriatica a Bari ©Termolionline.it
L'incontro sulla Zes Adriatica a Bari

TERMOLI. Zes Adriatica (assieme a quella Ionica) protagonista ieri mattina a Bari del confronto con le istituzioni voluto dal sistema confindustriale di Molise, Puglia e Basilicata. Ospite d’onore, la ministra per il Sud, Mara Carfagna. Opportunità strategica per lo sviluppo del Mezzogiorno, il titolo dell’incontro che ha avuto luogo dalle 10.30, nella sala convegni di via Amendola 172/R, su impulso dei presidenti delle tre associazioni degli Industriali di Puglia, Basilicata e Molise, rispettivamente Sergio Fontana, Francesco Somma e Vincenzo Longobardi. Intervenuto in remoto anche Francesco Paolo Sisto, sottosegretario di Stato alla Giustizia. Spazio ai contributi di Floriana Gallucci commissario Zes lonica, Manlio Guadagnuolo, commissario Zes Adriatica Interregionale Puglia-Molise, Ugo Patroni Griffi, presidente Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Meridionale e Sergio Prete, presidente Autorità di Sistema Portuale del Mar Ionio-Porto di Taranto.

Presente anche Marcello Minenna, direttore generale dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli.

Il presidente di Confindustria Molise, Vincenzo Longobardi, è intervenuto da remoto: «Alla fine del secolo scorso, la Svimez, nel tentativo di individuare una linea economica per riequilibrare lo sviluppo del Paese, parlò dell’importanza di guardare al Mediterraneo come hub logistico fondamentale sul piano globale. Essendo l’Italia una penisola protesa nel mar Mediterraneo, si considerava strategico potenziare i suoi porti italiani e la logistica, anche in alternativa al sistema infrastrutturale mitteleuropeo (soprattutto tedesco) che si muoveva sulle strade e sulle ferrovie. Qualche decennio successivo, e precisamente dopo la crisi economica globale del 2008, iniziò a circolare l’idea che il rilancio dell’economia del Paese, e in modo particolare dell’economia meridionale, da sempre più lenta rispetto a quella del resto dell’Italia, potesse passare anche attraverso la creazione di Zone economiche speciali. Il convincimento di potenziare “le vie del mare” puntava non solo a riequilibrare lo sviluppo economico tra Nord e Sud del Paese, ma anche a dare una maggiore importanza alla presenza dell’Italia al centro del Mediterraneo. In pratica, si voleva restituire al nostro Paese la centralità che ebbe ai tempi della Roma imperiale. Grazie alla condivisione di questa progettualità da parte della politica nazionale, si è iniziato a lavorare alla creazione delle Zes per rilanciare l’economia meridionale e valorizzare il settore manifatturiero. E’ stata negli anni messa in campo una ricca dotazione finanziaria a favore del Mezzogiorno e soprattutto si è lavorato per favorire una sinergia molto stretta tra i territori, superando la logica della dimensione regionale, inadeguata allo sviluppo europeo e globale.

Quindi oggi il mio plauso va a tutti coloro che non hanno mai perso la speranza di riuscire a rilanciare il nostro Meridione, seppur afflitto da problemi atavici che ne hanno sempre rallentato la ripresa, e a tutti quelli che, come me, credono che la dimensione sovraregionale sia la più adatta su cui posizionarsi e lavorare in questa epoca storica. La capacità di credere ed agire in un’ottica di sistema è il vero plus per consentire ai territori del Sud di provare a svoltare. Valorizzando il legame strategico tra industria, logistica e porti, si lavora al fianco delle istituzioni locali affinché le zone economiche speciali, come quella tra Puglia, Basilicata e Molise, possano far nascere aree industriali ben più attrattive e vaste di quelle nate all’interno dei confini regionali. Questo è il punto focale su cui abbiamo scommesso e, a mio avviso, l'unico in grado di far recuperare al Mezzogiorno il gap di competitività con altri territori d'Italia e d'Europa. Per capire la portata che potranno avere da questo punto di vista l’istituzione delle ZES possiamo guardare alle esperienze analoghe sviluppate negli ultimi anni in altri Paesi del bacino del Mediterraneo. Il porto di Tangeri, in Marocco, che ha visto la creazione di 60mila nuovi posti di lavoro ed un incremento esponenziale delle esportazioni.

Oppure in Europa, dove la zona franca di Barcellona ospita ormai stabilmente oltre cento imprese e conta 6mila occupati. Per le nostre Zes ci auguriamo benefici e dinamiche occupazionali di questo genere. L’obiettivo, dal nostro punto di vista, è coniugare importanti benefici per le imprese con una visione chiara sul ruolo del Mezzogiorno. Ma le Zes potranno restituire i frutti attesi solo se tutti gli attori, istituzionali e privati, lavoreranno in modo coordinato al successo di un esperimento che è di interesse nazionale. Servirà un grande sforzo di progettualità, capacità manageriali e molta fantasia, che come si sa, a noi non manca».

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