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giovedì 5 Giugno 2025
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Carovita, nel Molise i prezzi salgono ma più lentamente

È stata stilata una classifica, con riferimento alle città capoluogo più virtuose, per quanto concerne l’inflazione. Si segnala – in positivo – Campobasso, con un aumento del costo della vita pari al +6,9% ed una spesa aggiuntiva per una famiglia-tipo di 1.263 euro ‘pro-capite’. Fa meglio solo Ancona (col suo +5.6%, pari a 1.113 euro di spesa). I dati sono attinti, tra varie altre fonti, dall’Unione nazionale consumatori (Unc).

Da essi emerge che – quanto alle regioni – il Trentino-Alto Adige, la Lombardia e l’Emilia-Romagna sono gli enti in cui i rincari sono stati più forti, mentre – quanto alle città – è Bolzano la comunità in cui il costo della vita è cresciuto maggiormente (10% = +2.658 euro di spesa capitaria). Segue Trento dove l’aumento dei prezzi è stato del 9,5% (per cui il rincaro si fa uguale a 2.486 euro per una famiglia media). Al terzo posto c’è Ravenna (+8,8% e 2.127 di spesa); quindi Firenze e Bologna (+8,6%, vale a dire una spesa annuale supplementare, per famiglia-tipo, pari, rispettivamente, a 2.006 ed a 2.145 pro-capite annua in più). Segue Milano (+8,1% e +2.199 euro l’anno).

Tirando le somme, con riferimento alle regioni, costa di più vivere in Trentino-Alto Adige, mentre la seconda più cara si rivela la Lombardia dove i prezzi sono cresciuti del 6,6%. Qui si registra un aumento del costo della vita di 1.715 euro. C’è poi l’Emilia-Romagna con un’inflazione annua del +7% ed un rincaro di 1.665 euro. Seguono la Puglia e le Marche: la prima con un +7,2% e +1.166 euro; la seconda con +6% e +1.170 euro.

Un anno fa (settembre del 2021), l’inflazione media in Italia era arrivata al 2,5% annuo; ma, anche allora, il dato presentava notevoli oscillazioni su scala regionale. L’incremento maggiore dei prezzi, però, era stato sempre appannaggio del Trentino (2,9%, con un aggravio per famiglia-media pari a 786 euro su base annua (1.126 euro per una composta da 4 persone). A seguire c’era la Liguria dove la lievitazione dei prezzi era stata del 3%, determinando un’impennata dei costi pari a 673 e 1.110 euro. Sul gradino più basso del podio di questa graduatoria c’era la Valle d’Aosta con un +2,6% ed un rincaro annuo di 661 e 1.092 euro.

Scientificamente viene definito “inflazione” quel fenomeno per cui, col trascorrere del tempo, i prezzi di acquisto dei prodotti e dei servizi tendono a lievitare. Ove, al contrario, si verificasse una riduzione si parlerebbe di “deflazione”. A tale proposito, la Banca centrale europea (Bce) spiega che – all’interno di una cosiddetta economia di mercato – i prezzi dei beni e dei servizi sono soggetti a variazioni in ogni momento. In tale contesto, si ha inflazione quando l’aumento registrato sia di ampia portata, non limitato, quindi, a singole voci di spesa. A livello pratico, il fenomeno in discorso – col passare del tempo – ‘riduce’ il valore della moneta; ed il suo verificarsi implica che, con un euro, sia possibile acquistare meno beni ed ancor meno servizi rispetto al passato.

Quando viene calcolata l’inflazione si prendono in considerazione tutti i beni ed i servizi abitualmente consumati dalle famiglie. Tra questi sono da comprendere i generi di uso quotidiano (come alimentari, giornali, benzina), quelli durevoli (come capi di abbigliamento, computer, lavatrici) i servizi in genere (come il canone da versare per un’abitazione occupata in locazione, le tariffe per la parrucchiera e quelle per le assicurazioni). Tutti i beni ed i servizi consumati dalle famiglie in un anno formano il cosiddetto “paniere”, al cui interno ogni voce ha un costo variabile nel tempo. Il tasso di inflazione sui dodici mesi corrisponde al prezzo del paniere totale in un determinato mese rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.

Claudio de Luca